Intercettazioni telefoniche e ambientali, video registrati durante i colloqui in carcere, dai quali si dedurrebbe l’introduzione di telefonini e droga nel penitenziario di Poggioreale. Contro Pietro Ioia – garante dei detenuti del Comune e della Città metropolitana di Napoli, arrestato stamattina con altri 7 indagati – emergono pesanti indizi, e una decina di contestazioni.
Sono cinque gli episodi contestatigli, in concorso con altri, del reato di Accesso indebito a dispositivi idonei alla comunicazione da parte di soggetti detenuti, e quattro quelli di spaccio di hashish. Ioia è accusato anche di corruzione, imputabile solo a chi esercita pubbliche funzioni. Tali, infatti, i pm considerano il ruolo di garante dei detenuti, svolto a titolo gratuito. Egli è «titolare – si legge nell’ordinanza di misura cautelare – di poteri specifici di iniziativa, propulsione, controllo e richiesta di informazioni alle Autorità». Ma a Ioia si addebita pure l’associazione a delinquere, con l’incarico di «introdurre, dietro compenso, dispositivi di telefonia mobile all’interno della Casa Circondariale (…) avvalendosi del suo ruolo formale di Garante Comunale dei diritti delle persone private o limitate nella libertà personale (…), e della conseguente facoltà di visita alle strutture penitenziarie e di incontro con i detenuti per svolgere un ruolo di assistenza agli stessi».
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Severo il quadro delineato dal gip Valentina Giovanniello del tribunale di Napoli. «Egli è il perno principale dell’attività illecita del sodalizio – si legge nel provvedimento -, non fosse altro che perché la sua qualità di Garante dei detenuti è il mezzo necessario per l’accesso al carcere e, dunque, per la consumazione dei reati fine. La sua stabile partecipazione e la piena condivisione del programma criminoso, con l’affectio del sodale, emerge ripetutamente, dalla realizzazione di una pluralità di reati fine in poco tempo, dalla massima disponibilità mostrata ogni volta che veniva convocato da Guillari Sonia (che anzi egli spesso sollecitava, per bisogno di denaro), dalla volontà di riprendere al più presto le attività illecite anche dopo le perquisizioni a carico di Castello». Secondo il giudice, «Ioia era ed è a piena disposizione del gruppo criminale, ad esso legato a doppio filo soprattutto dal forte movente economico, visti i lauti guadagni derivanti al Garante dalla sua continuativa corruzione». Le somme corrisposte varierebbero dai 500 agli 850 euro, per ogni consegna. Il valore degli stupefacenti, in una circostanza, ammonterebbe a 10mila euro.
La necessità di denaro, per Ioia, sarebbe la molla delle condotte incriminate. Eloquente sarebbe una conversazione captata il 16 dicembre 2021, tra il garante e la figlia (estranea ai fatti). In quel frangente, la giovane gli chiederebbe 500 euro. «Ora – risponde il garante – vedo di entrare altri due cosarielli là dentro, sotto Natale… devo prendere pure il motorino a quello». Le parole si riferirebbero ad uno scooter, da regalare al figlio (estraneo ai fatti). I soldi necessari – secondo gli inquirenti – Ioia li reperirebbe, a stretto giro, tramite il traffico illecito di cellulari. Ossia «i cosarielli». E il successivo 23 dicembre, il garante recapiterebbe, in effetti, i dispositivi ai reclusi. Nel procedimento è indagata, a piede libero, Giuseppina Vittozzi, moglie di Ioia. Per gli inquirenti, anche lei è «partecipe al sodalizio criminale, con il compito di intermediario tra lo Ioia e la Guillari Sonia, nonché con il compito di custodire ed occultare i dispositivi di telefonia mobile poi introdotti materialmente dal marito Ioia Pietro all’interno della Casa Circondariale “G. Salvia” di Napoli Poggioreale». A incastrare Ioia, – secondo la ricostruzione dei Carabinieri del Nucleo Investigativo del Gruppo di Castello di Cisterna – sarebbero gli ascolti e alcune immagini.
IL VIA ALLE INDAGINI E LE INTERCETTAZIONI CON IL TROJAN
Le indagini sono partite da un altro procedimento, relativo all’omicidio di Gianluca Coppola, un giovane ucciso a Casoria un anno fa. In particolare, c’era un cellulare, ritenuto «in un primo momento in uso al detenuto Felli Antonio (condannato in primo grado a 20 anni per l’assassinio, ndr)». Ben presto, però, si scopre che l’utenza mobile «risultava utilizzata invece da una pluralità di detenuti della Casa Circondariale di Napoli Poggioreale». Spuntano «dialoghi tra alcuni detenuti ed i propri familiari, nel corso delle quali – spiega l’ordinanza – venivano fatti ambigui riferimenti a tale “Pierino”, poi identificato in Ioia Pietro (…), e ad oggetti che venivano fatti “entrare” (termine molto ricorrente nei dialoghi) abusivamente all’interno del carcere». A quel punto, sui cellulari del garante, della moglie e di Sonia Guillari sono disposte intercettazioni. Gli investigatori attivano anche i trojan. Cioè «attività tecniche che si sono rivelate molto efficaci, in quanto caratterizzate da un linguaggio assai esplicito».
Ed «altrettanto significativi – osserva il gip – sono i risultati delle intercettazioni audio-video dei colloqui, avvenuti all’interno dell’apposita saletta dell’istituto penitenziario di Poggioreale, tra il “garante” Ioia Pietro ed i detenuti indagati: oltre al tenore delle conversazioni, anch’esse molto chiare, nel corso delle quali si fa palese riferimento all’introduzione clandestina in carcere di telefoni e sostanza stupefacente, sono stati “filmati” i momenti salienti in cui il Garante effettuava “il passaggio” di mano della merce ed il contestuale occultamento (nelle parti intime) da parte dei detenuti». Gli inquirenti, poi, forniscono un’interpretazione del gergo “cifrato”, attribuito agli indagati. «Nelle conversazioni tra loia Pietro e Guillari Sonia – afferma il giudice – i due utilizzano sempre il termine “albergo”, per indicare il carcere». Ioia, invece, «è indicato dagli altri indagati col termine di “avvocato”, in modo da non far comprendere che si parli del Garante dei detenuti». Quanto alla droga, sarebbe «indicata col termine di “documenti – documentazione”».
LE REGISTRAZIONI VIDEO IN CARCERE
Tra gli indizi, come si diceva, diverse video registrazioni. Ad esempio, il colloquio di Ioia con Nicola Donzelli, la mattina dell’11 dicembre scorso, in carcere. Oggetto del discorso sarebbero i cellulari, da consegnare al detenuto. «Chiare sono le parole ed i movimenti di Ioia Pietro – sottolinea l’ordinanza -: “Nicò stanno a far le perquisizioni..(..)..li stanno proprio spogliando..” per poi aggiungere, mentre pone la mano sulla tasca sinistra del proprio giubbino e la stringe facendo notare un rigonfiamento: “li tengo qua li vedi?”: è palese il riferimento ai due telefonini. Proprio a causa delle perquisizioni in atto, Donzelli chiede: “ora come funziona qua ora?” Ioia Pietro lo rassicura: “e vengo un’altra volta…devo chiamare a De Maria o a te sempre?…(..)…in settimana vengo, in settimana, sempre se…Nicò dobbiamo vedere sempre se è pulito..(..)…perché poi, per ogni telefono si prendono quattro anni di carcere…”».
Per il gip è «di estrema importanza lo scambio di battute appena menzionato: innanzitutto si evince che Ioia Pietro già aveva programmato il successivo incontro, proponendo di interpellare l’altro detenuto “De Maria”, ossia De Maria Antonio (effettivamente, l’incontro successivo del “garante” avverrà proprio con De Maria Antonio) (…). Quindi Pietro Ioia suggerisce al detenuto come eludere eventuali controlli ed accertamenti di p.g.: “…quando vi nascondere i telefonini, togliete la scheda, non la lasciare dentro la scheda, non risalgono mai a voi, ok?”». Inoltre, «il prosieguo del colloquio è rilevante per quanto riguarda la introduzione in carcere anche di sostanza stupefacente; infatti Ioia Pietro chiede a Donzelli testualmente: “senti Nic, ma voi ‘o fumo lo tenete ancora? ”, ottenendo risposta affermativa del detenuto “ue abbiamo quanto ne vogliamo”».
All’uscita dall’istituto, «Ioia informa la moglie della mancata consegna e – sostengono le carte – delle relative ragioni (“io li avevo i due telefonini, non li ho potuti passare perché stavano perquisendo, non glieli ho dati……perquisivano a casaccio… (..)…io vedo tutte cose da dentro il corridoio… ”)». La consegna dei telefonini di Ioia ad Antonio De Maria, secondo le indagini, avverrebbe il 16 dicembre 2021. Altri video documenterebbero il passaggio di droga. Come quello dell’8 gennaio di quest’anno. «Alle ore 12:00:32 – annotano gli investigatori dell’Arma – si può notare sempre Ioia Pietro mentre cerca di prelevare dalle parti intime l’involucro che successivamente consegnerà al Donzelli Nicola».
martedì, 18 Ottobre 2022 - 17:45
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