Tanti piccoli e grandi passi falsi stanno minando la serenità del futuro premier Giorgia Meloni, che si presenterà al cospetto del presidente della repubblica per chiedere l’incarico con un bagaglio di intoppi non indifferente. Dall’elezione di Ignazio La Russa al Senato senza i numeri di Forza Italia e con una stampella esterna ‘fantasma’ fino alle dichiarazioni rese ieri da un Berlusconi che sembra ringalluzzito, per Meloni la strada verso la formazione dell’esecutivo è irta di tranelli.
Quello più pesante, perché investe un ruolo chiave nel governo, riguarda il ministero della Giustizia. Qui il nome dovrebbe essere unico e condiviso dalla coalizione, racchiudere il sentire dei vincitori sulla giustizia, dare un segnale di qualsiasi tipo all’opinione pubblica. Ma un segnale univoco.
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E invece proprio sulla poltrona del Guardasigilli si sta consumando un’incredibile e quasi cabarettistica lite tra Berlusconi e Meloni, col primo che, svela ai giornalisti che l’unico nome possibile è quello della sua fedelissima Elisabetta Casellati, asfaltando il nome di Carlo Nordio che per Meloni deve essere invece la punta di diamante del suo esecutivo. Un nome su cui dice che Meloni è d’accordo, smentito poi direttamente da La Russa – che ovviamente parla per conto della sua leader- che blinda invece il nome di Nordio.
In verità Casellati e Nordio hanno diverse cose in comune. Prima di tutto, sono entrambi veneti; tutti e due, poi, erano ‘in corsa’ per la presidenza della Repubblica lo scorso febbraio e hanno superato i 70 anni (Nordio ne ha 75, casellati 76)
Per quanto riguarda il curriculum, Nordio nella sua carriera in magistratura ha seguito grandi indagini: da quelle sulle Brigate Rosse a Tangentopoli fino a quella sul Mose da procuratore aggiunto della Procura di Venezia per far luce sui fatti di corruzione legati ai cantieri del progetto.
In politica ha dato il suo contributo: all’inizio degli anni 2000 consulente della Commissione Parlamentare per il terrorismo e le stragi e presidente della Commissione per la riforma del codice penale.
Pensionatosi nel 2017, dal 2018 fa parte del Cda della Fondazione ‘Luigi Einaudi’ di Roma e per due anni è stato presidente del Premio Campiello, sigillo alla sua grande passione per la letteratura non solo da lettore ma anche da scrittore. In occasione degli ultimi referendum sulla giustizia, è stato tra i promotori delle ragioni del Sì.
Casellati è di origini calabresi ma nata e cresciuta a Rovigo; l’ultimo incarico di grande prestigio è stata la presidenza del Senato, ceduta giorni fa a La Russa; è stata avvocato matrimonialista a Padova e nel 1994 è stata tra i fondatori di Forza Italia. Da qui la sua lunga carriera tra gli scranni del Parlamento; tra tra il 2008 e il 2011, è sottosegretario alla giustizia nel governo Berlusconi, in una fase che è stata attraversata anche dalle polemiche per le inchieste giudiziarie del ‘caso Ruby’. Una vicenda nella quale Casellati ha sempre preso le difese del leader di FI in polemica con la persecuzione giudiziaria, fino alla partecipazione, ricorda l’Ansa. assieme a tutto il Partito delle Libertà, alla manifestazione contro i giudici davanti al Tribunale di Milano.
Il 15 settembre 2014 è stata eletta quale membro laico del Consiglio superiore della magistratura e sempre al Csm è stata presidente della Terza Commissione per l’accesso in magistratura e per la mobilità dall’ottobre 2016.
Dama di Gran Croce di grazia del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio, racconta sempre l’Ansa nel ritratto a lei dedicato, da sempre condanna la violenza femminile, in passato si è dichiarata favorevole alla castrazione chimica per gli stupratori mentre si è opposta fermamente alla ‘legge Cirinnà’, quella che regolamenta le unioni civili.
mercoledì, 19 Ottobre 2022 - 11:48
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