Gratuito patrocinio, penalisti di Napoli in rivolta: «In Tribunale e Corte d’Appello tempi scandalosi, adesso basta»

Tribunale Napoli (Giustizia News24)
Il Tribunale di Napoli
di maga

E’ uno dei capisaldi del giusto processo, è lo strumento che consente a una persona non abbiente di avere un difensore che garantisca i suoi diritti in Tribunale. Eppure, nonostante l’istituto rivesta un ruolo centrale e riconosciuto dalla Costituzione, il gratuito patrocinio è, sotto il profilo economico, svilito e calpestato, con conseguente danno per gli avvocati che ne garantiscono l’efficacia. 

I tempi biblici affinché un avvocato venga pagato, dallo Stato, per la causa patrocinata con gratuito patrocinio sono una scandalosa realtà. Ma a questo si aggiungono altre lentezze che allungano ancor di più l’estenuante attesa per una liquidazione dovuta. A Napoli, ad esempio, accade che sia necessario attendere un anno o più solo per ottenere l’emissione del decreto di liquidazione, periodo a decorrere del quale vanno poi sommati quei tre anni (di media) che intercorrono per ottenere il pagamento. 

Una situazione incresciosa contro la quale la Camera penale di Napoli, presieduta dall’avvocato Marco Campora, torna ad alzare la voce e lo fa alla luce del fatto che le indicazioni pure offerte per migliorare le procedure sono state disattese. Perché il rischio è allontanare gli avvocati dal gratuito patrocinio e prosciugare così l’elenco di difensori disponibili cui un cittadino può aggrapparsi in caso di necessità.

«Tribunale e Corte di Appello di Napoli versano in una incresciosa condizione in relazione alla liquidazione e all’effettivo versamento degli onorari relativi al patrocinio a spese dello Stato. E, nonostante le numerose interlocuzioni, i protocolli e i suggerimenti avanzati per migliorare quello che è un servizio essenziale per una parte non irrilevante della popolazione della nostra Regione – la situazione non risulta significativamente modificata o addirittura risulta peggiorata rispetto agli ultimi anni», denuncia la Camera penale. Nel Tribunale di Napoli, rilevano i penalisti, «l’effettiva corresponsione delle somme avviene a distanza di almeno 3 anni dalla emissione del decreto di liquidazione (e talvolta anche a distanza di tempi ancora più lunghi, visti i ritardi nella emissione dei decreti di liquidazione da parte di taluni Magistrati o nella lavorazione dei fascicoli da parte di talune cancellerie)».

Peggio sta messa la Corte d’Appello dove, incalzano i penalisti, si sono verificate «“sciagurate” modifiche organizzative»: qui «trascorre addirittura almeno un anno o più esclusivamente solo perché venga emesso il decreto di liquidazione e cioè un provvedimento per la cui redazione non occorrono più di cinque minuti».

Non va meglio in Sorveglianza dove «addirittura avviene sovente che anche le istanze di ammissione al beneficio, presentate dagli Avvocati nell’interesse dei loro assistiti, giacciono negli uffici, prive di riscontro, anche per un anno o più, comportando una ancor più grave dilatazione dei termini per poi ambire ad ottenere i pagamenti». 

Situazioni incresciose. «Sono tempi scandalosi non suscettibili di alcuna giustificazione – tuonano i penalisti – e che danno luogo, di fatto ad una continua, costante ed ininterrotta violazione dei diritti minimi in danno delle fasce più deboli della popolazione. Né vale a giustificare tale tempistica la solita ed abusata doglianza in punto di carenza di personale poiché come detto, a fronte di una pianta organica che negli ultimi tempi è stata sensibilmente implementata, i tempi delle liquidazioni sono addirittura aumentati». 

Le problematiche evidenziate non fanno che ripercuotersi sugli avvocati: «Attendono anni per ottenere il compenso per l’attività prestata e talvolta, avviliti dalle trappole burocratiche o dall’ineluttabile trascorrere del tempo, rinunziano progressivamente a richiedere i compensi loro dovuti». Cosa può accadere in caso di interventi seri è presto detto: «Questo stato di cose non può andare avanti ancora a lungo, sia perché di anno in anno la situazione peggiora sia perché le modifiche che hanno interessato tutta la società e dunque anche la categoria degli avvocati rendono ardua (se non impossibile) la prosecuzione della citata attività di supplenza che gli avvocati hanno meritoriamente svolto negli ultimi anni – spiega la Camera penale – Di questo passo, nell’arco di poco tempo inizieranno a mancare avvocati disponibili ad essere iscritti nel cd. elenco del patrocinio a spese dello Stato e, conseguentemente, l’istituto del patrocinio per i non abbienti – già oggi fortemente depotenziato rispetto alle intenzioni del Legislatore del 1990 – finirà per essere completamente svuotato». 

I penalisti non ci stanno e tentano nuovamente di riportare l’attenzione sul tema affinché, stavolta, si intervenga in maniera concreta. Proclamato lo stato di agitazione, dunque. Primo passo di «ulteriore iniziativa di protesta – avvertono i penalisti – in assenza di tempestivi interventi». 

venerdì, 21 Ottobre 2022 - 13:51
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