Nemmeno il tempo di giurare da ministro della giustizia, e Carlo Nordio inizia col botto, evocando la separazione delle carriere, la madre di tutte le battaglie tra politica e magistratura. «È nel nostro programma e ne sono profondamente convinto perché è consustanziale al processo accusatorio che ha introdotto Vassalli 40 anni». Parole molto chiare, sulla linea dell’esecutivo in materia giudiziaria. Dall’avvocatura giunge subito un plauso entusiastico. Cautela, viceversa, dalla magistratura associata. Anche se, tra le toghe, non mancano gli avvertimenti.
Il presidente dell’Anm, Giuseppe Santalucia, spiega che «aspetteremo le linee programmatiche che il ministro illustrerà alle Camere». In attesa del voto di fiducia al governo Meloni, Santalucia augura «buon lavoro al ministro Carlo Nordio», il quale «assume l’alto ufficio in un momento delicato per il Paese, ci sono tante questioni da affrontare, anche sulla scia di quello che ha fatto il precedente governo e delle questioni lasciate in sospeso». Ad esempio «il Pnrr necessita dell’attenzione del ministro», e l’Anm chiederà «un confronto». Rossella Marro, presidente di Unicost – la corrente di centro dell’Associazione nazionale magistrati -, premette che «non sta ai gruppi associativi esprimere il gradimento per questo o quel nome. Tantomeno criticare prima di vedere i fatti. La separazione dei poteri consiste anche in questo». Tuttavia «è evidente, in ogni caso, che il mio gruppo sarà sempre a difesa dell’assetto costituzionale, ma allo stato mi sembra prematura qualsiasi presa di posizione».
Una posizione da cui non si discosta Egle Pilla, presidente di Area democratica per la giustizia. «È necessario attendere – dice – che il ministro inizi ad operare perché possa valutarsi effettivamente la scelta fatta. Ci aspettiamo che, quale ministro della Giustizia, non tradisca le aspettative della magistratura che ha bisogno di risorse umane e materiali per assicurare qualità nelle risposte, e non dimentichi i temi che sono a cuore della magistratura progressista in tema di tutela dei diritti e di indipendenza e di autonomia del magistrato nella prospettiva costituzionale. Ma è sicuramente prematuro parlare di reazioni prima ancora del compimento delle azioni».
Alla prudenza dei magistrati fa da contraltare la soddisfazione degli avvocati. «La Giunta dell’Unione Camere Penali Italiane esprime il più vivo apprezzamento per la nomina del dott. Carlo Nordio quale Ministro della giustizia – afferma una nota-. Abbiamo avuto modo di conoscere in questi anni, in ripetute occasioni di incontro e di confronto, le solide radici liberali delle idee del dott. Nordio sulla giustizia penale, e la loro stretta vicinanza a molte di quelle che costituiscono da sempre il patrimonio culturale e ideale dei penalisti italiani. Dalla separazione delle carriere tra magistratura inquirente e giudicante, alla costante denunzia dell’abuso della custodia cautelare nel nostro Paese, alla radicata e convinta difesa del sistema processuale accusatorio consacrato nell’art. 111 della Costituzione repubblicana».
Sui temi della giustizia penale il «nostro Paese – aggiunge la Giunta dell’Ucpi – deve compiere un grande salto di qualità, sulla strada di un forte recupero dei valori costituzionali e liberali del diritto penale e del giusto processo, i quali hanno subito in questi ultimi 30 anni profonde aggressioni e rovinose erosioni. Tra essi, merita eguale rilievo e considerazione l’irrinunciabile comando costituzionale della finalità rieducativa della pena, del ripudio di trattamenti penitenziari disumani e degradanti, insomma della irrinunziabile e non negoziabile difesa dell’art. 27 della nostra Costituzione. Esprimiamo il nostro convinto auspicio che il Ministro Carlo Nordio vorrà e saprà rendersi protagonista di una profonda ed autentica svolta liberale nella politica giudiziaria del nostro Paese, difendendo quei valori costituzionali da ogni pulsione populista, giustizialista e retoricamente securitaria».
Il segretario generale dell’Associazione Nazionale Forense, Giampaolo Di Marco, si dichiara certo che «il Ministro della Giustizia con la sua grande esperienza e profonda conoscenza della macchina giudiziaria guiderà al meglio il dicastero pur nella consapevolezza del difficile compito che l’attende». Tra le priorità di via Arenula, si individuano «le riforme del processo penale e del processo civile, che alla luce dei due decreti legislativi che attuano la delega sulla riforma del processo», devono «essere oggetto di necessarie correzioni e modifiche». Per Di Marco «occorre fare presto, e intervenire sul civile facendo leva anche sulle risorse del Pnrr (con risorse e più personale), ma non perseguendo l’illusione sterile della velocizzazione dei processi tramite l’approccio disincentivante e punitivo nei confronti del cittadino, che si rivolge al giudice per la tutela dei propri diritti. Altresì nel penale occorre perseguire maggiore efficienza, adottando criteri trasparenti e predeterminati per legge per la redazione dei progetti organizzativi delle Procure. Siamo certi che il Ministro Nordio abbia consapevolezza di questi temi, e vorrà lavorare per un’accelerazione dei processi aumentando gli organici e le risorse».
Ma qual è la road map del guardasigilli? C’è la separazione delle carriere, per «l’attuazione piena del codice Vassalli, un codice – ricorda Nordio – firmato da una medaglia d’argento della Resistenza e in prospettiva la revisione del codice penale firmato da Mussolini, ancora in vigore e di cui nessuno parla». Ma «visto che la prima emergenza è quella economica, a breve bisogna intervenire in quella parte della giustizia che possa aiutare la ripresa economica e cioè velocizzare i tempi». In sostanza, in questo momento è «necessario – spiega il neo ministro – concentrarsi sull’aspetto pratico, sull’implementazione degli organici, sulla velocizzazione dei processi, sul rendere la giustizia più efficace». Quanto alla riforma Cartabia «andava nella direzione assolutamente giusta ma aveva dei limiti, perché le leggi non le fa il ministro ma il Parlamento. I limiti erano costituiti da una maggioranza politica che in parte non consentiva la piena attuazione perché composita e con quelli che si dicono giustizialisti e non garantisti». Oggi «abbiamo delle idee molto diverse, anche perché la velocizzazione della giustizia passa attraverso una forte depenalizzazione e quindi una riduzione dei reati». Una direzione che piace al Partito Radicale. «Gli obiettivi del ministro Carlo Nordio sono i nostri obiettivi» dichiarano, rispettivamente, il segretario e il tesoriere Maurizio Turco e Irene Testa.
sabato, 22 Ottobre 2022 - 17:35
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