Il sostituto procuratore generale di Brescia Enrico Ceravone aveva spinto per una sentenza di condanna, perché riteneva che, nel passare verbali coperti da segreto istruttoria all’allora consigliere del Csm Piercamillo Davigo, il pubblico ministero Paolo Storari avesse compiuto un illecito dal momento che aveva a disposizione tutti «gli strumenti ordinamentali» per denunciare una situazione da lui ritenuta anomala.
Oggi pomeriggio, invece, i giudici della Corte d’Appello di Brescia hanno deciso di confermare l’assoluzione disposta in primo grado per Storari. Il magistrato milanese rispondeva di rivelazione di segreto d’ufficio in concorso con Davigo. Storari era imputato unico perché in primo grado scelse di essere giudicato col rito abbreviato (formula che, in caso di condanna, prevede lo sconto di un terzo della pena), mentre Davigo ha optato per il dibattimento che è attualmente in corso.
I fatti al centro della storia sono ormai noti: Storari era titolare dell’inchiesta Eni, il cui perno centrale era l’avvocato Amara. Quest’ultimo aveva iniziato a riferire dell’esistenza (mai accertata) di una presunta loggia ‘Ungheria’ che a suo dire inglobava anche magistrati, tra i quali Sebastiano Ardita che faceva parte del Csm. Storari lamentava che l’allora procuratore Francesco Greco e il procuratore aggiunto non volessero andare a fondo della vicenda per verificare la veridicità del contenuto delle dichiarazioni di Amara, e quindi decise di rivolgersi a Davigo lamentando omissioni da parte dei suoi superiori. Così passò a Davigo verbali coperti da segreto istruttorio. Di qui l’incriminazione e il processo, conclusosi oggi con la conferma dell’assoluzione di primo grado a dispetto di quanto voleva il pg.
Soddisfazione, all’esito della sentenza, è stata espressa dall’avvocato di Storia, Paolo Della Sala: «Siamo assolutamente soddisfatti di questa assoluzione piena. Ho difeso con fermezza la sentenza di primo grado, non solo perché coraggiosa, ma anche perché poggiava su un impianto giuridico complesso».
Polemico, invece, il commento dell’avvocato di Sebastiano Ardita, parte civile nel processo: «Di fatto, l’imputato reo confesso è stato assolto. Torna alla memoria un famoso processo romano di parecchi decenni fa, tra l’altro sul tentato golpe Borghese – ha osservato l’avvocato Fabio Repici – Si disse che erano stati assolti perfino gli imputati che avevano confessato. Nella nebulosa Brescia di oggi, la storia per certi versi si ripete».
giovedì, 3 Novembre 2022 - 17:15
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