Blitz contro i Casalesi, in manette i tre figli del boss Bidognetti. Gianluca il nuovo capo: ordinò agguato dopo lite tra bimbi

Procura di Napoli (foto Kontrolab)

I familiari del capoclan arrestati nell’operazione contro i Casalesi. Tra i destinatari delle ordinanze di custodia cautelare – emesse dal gip Isabella Iaselli del tribunale di Napoli su richiesta della Dda partenopea – anche il 34enne Gianluca Bidognetti (già detenuto a Terni), e le sorelle Teresa e Katia, arrestate e condannate in passato perché accusate di portare all’esterno gli ordini del padre, il boss Francesco Bidognetti, detto Cicciotto ‘e mezanotte. La madre dei tre Bidognetti è Anna Carrino (non indagata), divenuta collaboratrice di giustizia. Colpiti da misure cautelari anche Vincenzo D’Angelo, marito di Teresa Bidognetti, e il compagno di Katia.

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Secondo le indagini dei Carabinieri del Comando Provinciale di Caserta (Reparto Territoriale di Aversa) – coordinati dal sostituto Maurizio Giordano -, le due sorelle avrebbero continuato a percepire lo “stipendio” del clan, e si sarebbero messe a disposizione del fratello Gianluca, il quale avrebbe preso in mano le redini del clan. Bidognetti jr è accusato di aver impartito direttive per compiere estorsioni ai danni di commercianti, gestire settori come quello del “caro estinto” nelle pompe funebri. Gianluca Bidognetti avrebbe perfino organizzato l’omicidio di un noto affiliato del clan, per ridimensionarne il ruolo.

Il figlio del capoclan avrebbe orchestrato la strategia dal carcere, usando telefoni cellulari illegalmente introdotti nel penitenziario. Per gestire le estorsioni, ad esempio, sarebbe arrivato a ordinare il ferimento, a colpi d’arma da fuoco, di un imprenditore che non voleva pagare. Avrebbe anche condotto attività usurarie, con la cessione di somme di denaro in favore di imprenditori e cittadini, ai quali applicare tassi d’interesse finanche del 240%.

Gianluca Bidognetti avrebbe inoltre avuto la disponibilità di armi per controllare il territorio, gestendo anche il traffico di stupefacenti, prendendo soldi da controllori di piazze di spaccio, così autorizzati a vendere la droga. Gli affari della famiglia Schiavone, invece, sarebbero stati curati da un indagato che avrebbe cercato di trovare somme sul territorio tramite estorsioni ai commercianti, fungendo anche da “arbitro” di controversie tra altri affiliati. I referenti delle due storiche famiglie si sarebbero incontrati spesso per riorganizzare una “cassa comune”, pur mantenendo la loro sostanziale autonomia operativa nei territori di competenza.

L’AGGUATO IDEATO DOPO UNA LITE FRA BAMBINI
Tra le pieghe dell’ordinanza cautelare, emerge anche il presunto progetto di un agguato, ideato da Gianluca Bidognetti, la cui causale sarebbe una lite fra bambini. Nelle carte si parla del litigio tra il figlio piccolo di Katia e un coetaneo, figlio di un soggetto imparentato con un altro esponente storico del clan, Emilio Martinelli, in cui il secondo dice al primo: «Sei una famiglia di falliti, non siete più nessuno … a me a casa mia il più poco tiene quattro ergastoli». Il figlio di Katia viene anche intercettato dagli investigatori dell’Arma mentre interviene improvvisamente in una discussione tra la zia Teresa Bidognetti e il marito Vincenzo D’Angelo, che avrebbe ad oggetto proprio il litigio dei bimbi. «Zia ma eh ….perché quando uscirà zio Gianluca cambieranno tante cose secondo me…» dice il piccolo.

Secondo gli inquirenti Gianluca Bidognetti avrebbe ordinato di uccidere un parente di Martinelli. «Ma quello sporco del Barone (soprannome di Emilio Martinelli) – chiede Bidognetti jr al cognato in un colloquio – che fine ha fatto?». D’ Angelo risponde: «Chi lo vede …per piacere non farmi girare lo stomaco». Stando alle indagini però D’Angelo, convinto dalla moglie Teresa, alla fine non avrebbe messo in atto il raid.

IL “BATTESIMO” DEL RAMPOLLO CON LA PISTOLA ALLA TEMPIA
Nel provvedimento del gip si ricostruisce perfino il “battesimo” del rampollo di Cicciotto ‘e mezanotte. Un passaggio singolare, con il boss stragista Giuseppe Setola, alias ‘o cecato, a puntargli una pistola alla tempia. Nel provvedimento del gip, infatti, si legge che nel 2008, Setola avrebbe voluto dalla sua parte l’allora 20enne Gianluca.

Il killer casalese era nel pieno della sua stagione del terrore – saranno diciotto i morti in pochi mesi, molti gli innocenti – e, con quel gesto, avrebbe inteso mettere il ragazzo di fronte a una scelta: seguirlo o no nella guerra ai pentiti, tra i quali c’era la madre Anna. A evocare quell’episodio sono Teresa Bidognetti e il cugino Giovanni Stabile, intercettati il 28 maggio 2021 mentre sono in casa.

«Ai tempi di Setola – racconta la donna – questi si rivolse a Gianluca e gli disse ‘tu una volta sola devi parlare con me…se sei il figlio della pentita o il figlio di Cicciotto?’ … con la pistola in fronte, Giovanni … a me lo hanno detto le persone che stavano sedute al tavolo là”. Sarebbe quella la volta in cui Gianluca si sarebbe deciso su quale strada intraprendere. E con Setola, nel maggio 2008, si recò dalla zia – sorella di Anna Carrino – per ucciderla come ritorsione. La vittima designata riuscì però a salvarsi per un pelo.

martedì, 22 Novembre 2022 - 22:52
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