I comitati, da anni, denunciano voli a bassa quota, inquinamento ambientale ed acustico degli aerei, il gestore dell’aeroporto ribatte: è tutto a norma. È un po’ Davide contro Golia. Dove Davide è il comitato No Fly Zone, che raccoglie varie sigle, e il gigante è Gesac, deus ex machina dello scalo di Capodichino, coi suoi numeri da capogiro: 11 milioni di passeggeri l’anno, Napoli invasa da turisti.
Perché non si trovi una quadra, appare plastico in commissione Ambiente del consiglio comunale di Napoli. «Siamo in una contrapposizione di interessi, diametralmente confliggenti – ammette l’assessore Paolo Mancuso-: quelli di chiede vivibilità e quelli di chi chiede un recupero di vitalità economica della città. L’aeroporto proprio in quanto cittadino richiama turisti, perché se devo andare a Milano Malpensa ovviamente è un problema. La caratteristica di Capodichino costituisce in sé un’attrattiva». È l’altra faccia del boom dei visitatori in città. «Noi dobbiamo valutare l’impatto reale, a queste condizioni di traffico – spiega Mancuso-. Trovo cittadini di piazza Mercato che non possono guardare la televisione la sera d’estate perché non si vede bene, è l’intera città coinvolta. Ma purtroppo noi elementi concreti su cui fondare una protesta cittadina ne abbiamo pochi, c’è solo quella della consapevolezza del profondo disagio. In questo disagio dobbiamo inserire valori reali, cominceremo a farlo adesso».
Il tasto è dolente. In commissione sono ascoltate le associazioni, in un crescendo di allarmi. E contestano, tra l’altro, i dati di Gesac su rotte aree e frequenze di transito. Tra i dubbi sollevati, l’aggiornamento sulle curve di
Isorischio, un indicatore di sicurezza. «Quello che ci ha colpito negativamente, nelle riunioni fatte – racconta Antonio Di Gennaro, delegato provinciale per la mobilità di Assoutenti -, è stata effettivamente la mancanza di dati numerici certi, come la mancanza di centraline». In un’escalation di proteste, l’assente Gesac finisce nel mirino. «Nonostante reiterate richieste di incontri in Comune – dice il presidente dell’organo consiliare, Carlo Migliaccio – negli ultimi tempi non si riesce a trovare nessun collegamento con il gestore. L’amministratore delegato Barbieri mi disse che non sarebbe venuto in commissione neanche coi Carabinieri. Si è fatta questa società con l’aeroporto di Salerno, senza che nessuno potesse intervenire, in perfetta solitudine. Non vorremmo che Barbieri risponda solo a De Luca e non al consiglio comunale di Napoli, non possiamo essere succubi di nessuno». Un altro consigliere di maggioranza, Rosario Andreozzi, rilancia: «Chiedo al presidente di convocare la prossima commissione presso gli uffici della Gesac. Se Barbieri non vuole venire da noi, andiamo noi da Barbieri. Le cose che abbiamo ascoltato sono di una gravità estrema».
I comitati, infatti, descrivono un quadro preoccupante. Sorvoli dall’alba a notte fonda. La zona più interessata è la periferia nord, dove sorge l’aeroporto. Ma voli continui si registrano tra Vomero, Arenella, Capodimonte, Materdei, Fuorigrotta. Insomma, mezza Napoli fa i conti col fenomeno. E i comitati, da sempre, bocciano la scelta di Salerno-Pontecagnano. È lo scalo Costa d’amalfi, su cui Gesac e Regione Campania puntano, per assorbire parte del traffico di Capodichino, ormai saturo. «Siamo qui per trovare soluzioni, ma – attacca Stefania Cappiello, presidente di No Fly Zone – Pontecagnano non lo è: ha una pista di 1400 metri, la vogliono allungare a 2000-2200, a detta di tutti i tecnici da noi interpellati ha delle oggettive limitazioni. Ci sono le montagne dall’alto, due fiumiciattoli sotto che vorrebbero “spostare” per allungare la pista. Ma comunque è chiaro che lì possono andarci gli aerei di aviazione generale, quelli piccoli, non i commerciali, né i cargo. Forse nel 2043 avrà un potenziale per cinque milioni e mezzo di passeggeri all’anno». Per No Fly Zone è sciagurata la rinuncia all’aeroporto di Grazzanise, ritenuto invece all’altezza. L’hub casertano, nel 2010 era collocato tra i 14 aeroporti strategici in Italia, in vista di uno sviluppo. Ma dal 2012 in poi, risulta accantonato dai governi nazionali. L’apertura del Costa d’Amalfi, invece, è annunciata per il 2024. I comitati invocano risposte dalle istituzioni. Non mancano stoccate al sindaco Manfredi («tace») e al «salernocentrismo» del governatore De Luca.
Intanto, sfornano cifre sull’aumento vertiginoso di Capodichino. «Secondo i dati del gestore, gli atterraggi sul Vomero – incalza Cappiello – sono raddoppiati dal 2015. A luglio, agosto e settembre scorsi, Capodichino ha movimentato oltre 10mila movimenti al mese. Si parlava di saturazione a 5,6 milioni di passeggeri all’anno, ora siamo a 11 milioni. Sempre secondo una pubblicazione di Gesac, l’80% dei passeggeri arriva in aeroporto con l’auto propria: questo vuol dire inquinamento, traffico». E c’è chi non nasconde timori per la salute. «I 200 aerei che volano sulla città di Napoli in atterraggio e decollo immettono uno smog, che – sostiene Giovanni Natale di Cittadinanza Attiva – deriva dalla combustione dei motori, quantificabile in tonnellate. Questo aspetto sfugge ad ogni verifica, perché abbiamo un controllo fatto unicamente sul sedime aeroportuale, che riguarda la settima municipalità. Non c’è una centralina che verifica questo particolato sul resto dell’area cittadina. Poi c’è l’aspetto del rumore: basta aprire la finestra la domenica mattina, quando non esiste rumore di fondo, e dalle sei e mezzo si sente questo rombo che sovrasta tutta la città». Ma assordante è anche il silenzio sui possibili rimedi.
giovedì, 24 Novembre 2022 - 08:25
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