Sull’identità del cadavere ritrovato il 18 novembre a Novellara, nel Reggiano, non vi sono dubbi: appartiene alla 18enne Saman Abbas, uccisa un anno e mezzo fa perché s’era rifiutata di accettare il matrimonio combinato. Ma sulle cause della morte occorreranno nuovi esami istologici.
L’esame autoptico durato oltre 7 ore al Labanof, l’istituto di medicina legale dell’Università di Milano, ha lasciato ancora aperti degli interrogativi.
Le particolari verifiche, che saranno effettuate nei prossimi giorni, dovrebbero confermare quello che l’autopsia sul corpo di Saman Abbas sembra suggerire, ossia che la giovane sarebbe stata uccisa per strangolamento e, quindi, morta per asfissia.
Nello specifico gli esami dovranno accertare se la 18enne è stata strangolata con una corda o a mani nude.
Il corpo di Saman è stato ritrovato a poca distanza da dove viveva la famiglia della giovane. Come ha riferito l’avvocato Barbara Iannuccelli, legale dell’associazione Penelope che si è costituita parte civile, aveva addosso i jeans sfilacciati al ginocchio e gli stessi vestiti visti nel video ripreso dalle telecamere di sorveglianza poco prima della sua scomparsa. Aveva ancora una cavigliera, come quella dei video che lei stessa aveva pubblicato sui social, un braccialetto colorato, un paio di orecchini e una folta chioma di capelli.
La risposta alla domande sulle cause della morte di Saman aggiungerà un importante tassello al processo sulla morte della giovane che comincerà a Reggio Emilia il 10 febbraio. Sul banco degli imputati ci sono 5 persone: lo zio Danish Hasnain, i cugini Ikram Ijaz e Nomanhulaq Nomanhulaq (tutti e tre in carcere), il padre Shabbar Abbas (arrestato un mese fa in Pakistan, dove si è in attesa dell’udienza che decida sull’estradizione) e la madre Nazia Shaheen (ancora latitante in patria). Devono tutti rispondere di omicidio premeditato in concorso, sequestro di persona e soppressione di cadavere.
sabato, 10 Dicembre 2022 - 21:21
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