Nuova svolta nell’inchiesta Qatargate, sul presunto giro di corruzione all’Europarlamento. L’ex eurodeputato Pier Antonio Panzeri si è pentito e ha firmato un accordo con la procura federale belga. E accuse a Tarabella e Cozzolino arrivano dal suo ex collaboratore Francesco Giorgi.
In base all’intesa, secondo i media belgi, Panzeri dovrebbe subire una condanna più lieve, fino a 5 anni di carcere, di cui un anno effettivo, da scontare in prigione o tramite l’uso del braccialetto elettronico. Gli sarebbe comminata anche una multa da 80.000euro, e gli verrebbe sequestrato un milione di euro, compresi i 600.000 trovati nella sua abitazione. In cambio, si impegna a «rendere dichiarazioni sostanziali, rivelatrici, veritiere e – spiega una nota della Procura – complete» alla giustizia «in merito al coinvolgimento proprio e di terzi in relazione a reati» legati al Qatargate. Per l’ex eurodeputato, fondatore della ong Fight Impunity, «il dolore sociale subito – spiega il suo legale Laurent Kennes alle testate belghe L’Echo e Rtbf – è importante» e «voleva solo che finisse». L’obiettivo è «uscire dal tunnel», nel quale sono anche la moglie e la figlia – in attesa di conoscere il verdetto finale dei giudici italiani sulla loro estradizione in Belgio – «e pensare al futuro».
Intanto, Panzeri avrebbe confessato, a verbale, di aver consegnato denaro all’eurodeputato belga Marc Tarabella. «Secondo queste informazioni ottenute nell’ambito della procedura di revoca dell’immunità parlamentare di cui è oggetto Marc Tarabella – scrive l’Echo -, Panzeri ha spiegato agli inquirenti, durante una delle sue primissime udienze, il 10 dicembre, di aver dato più di 120.000 euro in contanti all’eurodeputato socialista, in più tranche, per il suo aiuto nelle questioni legate al Qatar». Ma non ci sono solo chiamate in correità, nelle carte del neo pentito. «Uno dei motivi per cui il signor Panzeri ha voluto parlare – precisa il suo avvocato a Rtbf Tv – è perché sa di aver tradito la fiducia di certe persone e Maria Arena è una di queste». Secondo il legale, l’eurodeputata socialista belga ed ex presidente della Sottocommissione Diritti Umani, «non ha assolutamente niente a che fare con lo scandalo».
Tarabella e Cozzolino, viceversa, compaiono anche nelle dichiarazioni di Giorgi, arrestato nell’ambito dell’indagine, fino a oggi assistente dell’europarlamentare napoletano del Pd. «Alla vostra domanda – dichiara nell’interrogatorio del 13 dicembre-, i deputati corrotti sono Tarabella e indirettamente Cozzolino. Cozzolino era coinvolto con il Marocco, aveva dei contatti con Atmoun grazie a Panzeri. Panzeri era il presidente della commissione Maghreb, poi ha passato il testimone a Cozzolino. Prendeva delle cravatte o degli abiti. Panzeri ne prendeva anche dopo questo passaggio di testimone. Non conosco gli importi esatti ma sono inferiori a quelli del Qatar, si parla di qualche decina di migliaia di euro (..)».
Stralci delle dichiarazioni di Giorgi sono allegati alla richiesta di revoca dell’immunità per i due eurodeputati del Pse. «Il Marocco – sostiene il collaboratore di Cozzolino – era un Paese molto importante per il sig. Panzeri. Vi ha ricevuto la Legione d’onore, aveva molti amici in Marocco. C’era un accordo con l’ambasciatore marocchino in servizio in Polonia. Si chiamava Atmoun Abderrahim. Ha un po’ lo stesso ruolo del ministro del Qatar. Le discussioni vertevano sul controllo dei dibattiti in Parlamento, in particolare gli attacchi dell’Algeria e le questioni geopolitiche tese. Il sig. Atmoun veniva a Bruxelles, oppure ci spostavamo da lui a Parigi, nel suo appartamento». Riguardo Cozzolino, Panzeri non parla di alcun versamento di denaro, ma invita gli inquirenti a verificare il suo ruolo in quanto responsabile della commissione dell’Europarlamento sul Maghreb.
Dal 23 gennaio la commissione Juri dell’Europarlamento si riunirà per decidere sulla revoca dell’immunità per Tarabella e Cozzolino, che saranno anche sentiti. Entrambi negano ogni addebito. Tuttavia, la presidente del gruppo di Socialisti e democratici, Iratxe Garcia-Perez, chiede ai due di «lasciare in modo volontario il gruppo», che altrimenti sarà chiamato a intervenire una volta revocata l’immunità. Una richiesta considerata «ingiusta» da Tarabella, deciso a rifiutare il passo indietro.
martedì, 17 Gennaio 2023 - 20:56
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