Caso Uss, azione disciplinare per 3 giudici: scontro totale Anm-Nordio. Avvocati: «Noi solidali coi magistrati»


Fuga dall’Italia di Artem Uss, è rissa tra magistratura e ministro Nordio (nella foto). Via Arenula ha avviato un procedimento disciplinare contro i giudici della Corte d’Appello di Milano, incolpandoli di «grave e inescusabile negligenza» per aver concesso il 25 novembre 2022 gli arresti domiciliari con braccialetto elettronico al 40enne imprenditore russo, vicino a Vladimir Putin, poi evaso. Nordio addebita ai tre giudici di aver deciso i domiciliari senza prendere in considerazione circostanze che, indicate nel parere della Procura generale di Milano, contraria ai domiciliari, avrebbero potuto portare a disporre il carcere. In sostanza l’accusa del ministro è di non aver valutato elementi dai quali sarebbe emerso l’elevato e concreto pericolo di fuga.

Nell’ordinanza che concedeva i domiciliari i giudici concludevano che il pericolo di fuga continuava a essere concreto, ma anche che potesse essere contenuto aggiungendo agli arresti domiciliari il braccialetto elettronico. Una decisione in cui Nordio ravvisa una responsabilità disciplinare. I giudici nei confronti dei quali è stata promossa l’azione sono Monica Fagnoni, Micaela Curami e Stefano Caramellino. Per Uss – per il quale gli Stati Uniti chiedevano l’estradizione – Sia il Ministero, sia il Dipartimento della Giustizia Usa avevano sollecitato il mantenimento della misura del carcere.

L’ANM: «INVASIONE DI CAMPO DAL MINISTRO»
La vicenda ha innescato la reazione dell’Anm. «Sono sconcertato, si tratta – dichiara alla Stampa il presidente Giuseppe Santalucia – di un’invasione di campo inaccettabile e senza precedenti, che apre uno scontro tra poteri costituzionali, mina lo stato di diritto ed evoca quanto accade in Paesi come Polonia e Israele». Per il sindacato delle toghe è «incomprensibile, inaccettabile ma soprattutto un fuor d’opera. La regola generale è che i provvedimenti giudiziari si contestano nell’ambito del processo, impugnandoli. Invece il potere disciplinare sanziona non gli atti ma i comportamenti illeciti dei magistrati». Secondo Santalucia, il ministro «non indica violazioni macroscopiche ma solo circostanze che potevano essere valutate diversamente da come ha fatto la Corte d’Appello milanese». In pratica, Nordio avrebbe agito come «il giudice della discrezionalità dei giudici. Questo non è consentito. Si tratta di una confusione dei ruoli».

Il presidente Anm rileva inoltre che «nel provvedimento i giudici danno la loro analitica valutazione dei fatti, compreso il pericolo di fuga. Ritengono adeguata la misura più prossima al carcere, gli arresti domiciliari con braccialetto elettronico. Nessuno impugna. Nessuno segnala fatti nuovi, segnali di allarme, violazioni delle prescrizioni. Dopo 4 mesi il detenuto rompe il dispositivo e fugge. Davvero qualcuno pensa di sanzionare quei giudici? E per ogni assoluzione processiamo il pubblico ministero? Così diventa impossibile fare il giudice». Il fatto che il guardasigilli sia un ex magistrato, poi, «rende la cosa ancor più incredibile. Le valutazioni cautelari sono prognosi, non atti di fede. Il Parlamento ci dice di usare il carcere come extrema ratio. Oppure il ministro vuole che mettiamo tutti in galera cosi non si rischia la fuga?».

Quanto allo scontro tra magistratura e ministero, «è stato già aperto dal ministro, con una simile incolpazione disciplinare, in cui non cerca, o forse non riesce, a mascherare un attacco ai giudici ipotizzando sia pure lontanamente una violazione macroscopica che la giustifichi». Ora la Procura generale della Cassazione ed eventualmente il Csm «valuteranno la fondatezza dell’iniziativa del ministro – aggiunge Santalucia -. Se egli si adeguerà, questo sarà archiviato come uno scivolone, un pesante incidente istituzionale. Se insisterà diventerà il segno di un’inversione di rotta pericolosa e inaccettabile».

L’IRA DELLE TOGHE

In un’infuocata assemblea convocata dall’Anm di Milano, hanno presenziato circa 170 i magistrati, fra quelli in aula magna del Palazzo di Giustizia e altri collegati da remoto. Una celebre ex toga come Armando Spataro accusa: sindacare la discrezionalità di una decisione sarebbe «un caso unico, mai capitato nemmeno con i ministri Castelli o Alfano». Rincara il leader delle toghe progressiste di Area, Eugenio Albamonte: «È un esercizio dell’azione disciplinare a furor di popolo, anzi di governo, che crea un precedente molto grave in termini di invadenza del potere esecutivo sull’autonomia e indipendenza della giurisdizione». Sul sito di Area, il giudice del tribunale di Bari ed ex componente del Csm Giovanni Zaccaro, scrive: «È caccia ai giudici milanesi, come all’orso JJ4».

Una nota di Magistratura democratica parla di «una inedita, non consentita e pericolosa interferenza» nel lavoro dei giudici, ed è «gravissima» l’iniziativa del ministro Nordio. Unicost, la corrente di centro dell’Anm, in un comunicato esprime «forte preoccupazione» per «l’iniziativa disciplinare del ministro della Giustizia contro i giudici della Corte d’Appello di Milano, gravemente lesiva del principio costituzionale di autonomia ed indipendenza» che «non può lasciare indifferenti tutti i magistrati, compresi quelli che ricoprono ruoli di collaborazione all’interno del Ministero, che auspichiamo assumano posizioni di netta contrarietà rispetto alla stessa, con tutte le determinazioni conseguenti». Secondo Unicost «l’atto di incolpazione, che ritiene il provvedimento frutto una ‘grave ed inescusabile negligenza’, ricalca nella sostanza il contenuto di un atto giudiziario di impugnazione e rappresenta un’inedita forma di ingerenza nell’attività di interpretazione di norme di diritto, nonché di valutazione del fatto e delle prove che non possono, per legge, dare luogo a responsabilità disciplinare».

AVVOCATI DI MILANO: «DA NOI VICINANZA AI MAGISTRATI»
per una volta, con la magistratura si schierano anche gli avvocati. Il presidente dell’Ordine forense di Milano, Antonino La Lumia, «ribadisce che ogni provvedimento giurisdizionale, se non condiviso, è impugnabile dai soggetti legittimati con gli ordinari rimedi previsti dal codice di rito; non può, quindi, divenire oggetto di valutazione disciplinare il merito della motivazione resa dai magistrati, nel rispetto dell’autonomo esercizio della funzione giurisdizionale, atteso che la magistratura è un ordine indipendente da ogni altro potere». L’Ordine degli avvocati di Milano esprime «vicinanza alla magistratura milanese e piena condivisione della proclamata difesa dell’autonomia e dell’indipendenza dei Giudici, quali valori costituzionali ineludibili».

NORDIO: «NESSUNA INTERFERENZA CON L’AZIONE DISCIPLINARE»
La risposta di Nordio alle toghe arriva in una informativa nell’Aula della Camera sul caso Uss. «Il ministero non ha competenza» né oneri di «controllo su provvedimenti giurisdizionali adottati da una corte» afferma il ministro. Ed è «singolare» che da taluni «si affermi» che proprio il Ministero della giustizia «sarebbe dovuto intervenire» per limitare la decisione della Corte di Appello di Milano. «Non è mai accaduto – sostiene Nordio – che un ministro si sia intromesso nelle decisioni della magistratura». Ed «stravagante» che il ministero avrebbe potuto impugnare la decisione della magistratura. Insomma, secondo il guardasigilli «nessuno può permettersi di imputare al ministro interferenza quando esercita le sue prerogative per verificare la conformità del comportamento dai magistrati ai doveri di diligenza».

giovedì, 20 Aprile 2023 - 17:46
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