Scudetti in ostensione e cori da stadio a messa, l’Arcidiocesi di Napoli ora stoppa i parroci-tifosi: «Più sobrietà»

La sede della Curia di Napoli
di Gianmaria Roberti

In un crescendo di euforia, ci sono stati cori da stadio al posto di canti liturgici, durante le messe, e l’ostensione di scudetti sulle facciate delle chiese, come fossero reliquie. Nell’anno del Signore contrassegnato dal Napoli campione, la febbre del tifo ha contagiato più di un parroco. E l’Arcidiocesi napoletana è corsa ai ripari, raccomandando «sobrietà e moderazione» al clero. Un modo di frenare l’incipiente commistione tra sacro e profano, sempre più diffusa.

In una lettera inviata ieri a parroci e sacerdoti, l’Ufficio liturgico diocesano rievoca «il cima di festa che ha avvolto la Città di Napoli (e non solo) nell’ultimo mese, all’indomani della vincita del campionato di calcio ottenuta della squadra cittadina». Il successo «ha coinvolto tutto il nostro popolo con variegate espressioni di gioia – sottolinea la nota – accompagnate dai segni esterni che addobbano ogni angolo di strada». Spesso, «però, la festa – avverte l’Arcidiocesi – si è voluta esprimere anche all’interno delle nostre chiese, in molti casi durante la liturgia, che ha una sua natura propria ed un suo linguaggio simbolico che non può e non deve essere alterato in alcun modo». L’Ufficio liturgico ammonisce: «Molti gesti e atteggiamenti, eseguiti durante le celebrazioni delle ultime domeniche (spesso anche in concomitanza della celebrazione dei sacramenti), e che sono visibili in rete, suscitano dapprima ilarità e anche una comprensibile “partecipazione”, ma immediatamente dopo lasciano il passo a una riflessione sulla loro opportunità e liceità, se non addirittura, in alcuni casi, un senso di sgomento e disorientamento».

Secondo la Chiesa di Napoli «ogni luogo deve conservare il suo codice verbale e simbolico: come non può essere eseguito un canto liturgico dagli spalti dello stadio, o esporre un’immagine sacra al centro del terreno di gioco, o far indossare una stola ai calciatori, così risulta altamente inopportuno intonare con da stadio durante o al termine della messa, o esporre scudetti e altri simboli calcistici nell’area presbiterale, o portare sciarpe e bandiere durante la processione offertoriale, etc». Insomma è uno stop ai parroci tifosi, quello proveniente dall’arcivescovo Mimmo Battaglia. «La distinzione che deve esserci tra la celebrazione liturgica e la festa sportiva – spiega l’Arcidiocesi – non vuole mortificare la felicità incontenibile per il risultato raggiunto, ma anzi educare alla gioia vera, che viene solo dall’incontro con Cristo, nostra unica speranza».

Ecco perché «alla luce anche delle numerose segnalazioni che sono giunte all’Arcivescovo e su suo diretto mandato, questo Ufficio raccomanda fraternamente e calorosamente a tutti i sacerdoti di essere prudenti, moderati, sobri durante le celebrazioni liturgiche». L’indicazione è di evitare «assolutamente di snaturarle introducendo segni, canti, simboli che non esprimano direttamente il mistero pasquale di Cristo che celebriamo». D’altro canto, conclude la lettera, «non mancheranno momenti e luoghi diversi da quelli ricordati per unirci alla gioia della nostra gente». Ma fuori dai luoghi di culto.

sabato, 3 Giugno 2023 - 13:56
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