In Tribunale a Napoli tensione durante lettura di sentenza per omicidio: familiari delle persone offese (la vittima era nipote di un boss) hanno iniziato a inveire per pene considerate da loro basse, il presidente di Corte d’Assise ha dovuto interrompere lettura di sentenza. Fuori dall’aula gli avvocati aggrediti verbalmente. Carlo Taormina si è preso anche uno schiaffo.
E Taormina denuncia: «Animi esasperati da pubblica accusa e parte civile»
Nell’aula 318 del Tribunale di Napoli è successo di tutto. Le premesse, del resto, non erano buone. Processo per omicidio, imputati e vittime legati a contesti di malavita organizzata e divisi da tensioni affaristiche che, dalla strada, si sono proiettate anche a processo. Così lunedì 26 giugno, quando il presidente della Corte d’Assise d’Appello di Napoli ha iniziato a leggere il dispositivo di sentenza per l’omicidio del 17enne Nicholas Di Martino (nipote del boss di Gragnano Nicola Carfora detto ‘o fuoco), il clima si è infiammato. Maurizio Apicella si è visto confermare la condanna a 18 anni di reclusione; Ciro Di Lauro ha ottenuto uno sconto di pena, sul precedente verdetto, rimediando 9 anni e 4 mesi. Secondo quanto ricostruito, Apicella – figlio di Rossano Apicella, uno degli uomini di fiducia dei boss Di Martino – sferrò la coltellata che, la notte del 25 maggio 2020 a Gragnano (in provincia di Napoli), costò la vita a Di Martino, mentre Di Lauro schiaffeggiò e diede qualche calcio alla vittima. Nel raid rimase ferito a coltellate pure un cugino di Nicholas Di Martino. La procura ha sempre sospettato che la lite fosse collegata alla gestione dello spaccio di droga, ma non sono mai stati trovati elementi certi a sostegno di questa tesi né i due imputati hanno spiegato cosa è accaduto. Anzi, Apicella e Di Lauro si sono sempre detti costretti a difendersi da un’aggressione.
Con i numeri della nuova sentenza pronunciata nell’aula 318, i familiari di Nicholas Di Martino non ci hanno visto più e hanno iniziato a inveire ripetutamente contro la Corte, tanto che il presidente è stato costretto a interrompere la lettura della sentenza e a richiedere l’intervento delle forze dell’ordine. Quando la situazione è sembrata tornare alla normalità, il presidente ha ultimato la lettura. Il peggio è accaduto fuori dall’Aula, non appena tutte le parti interessate al processo hanno lasciato la 318. Alcuni degli avvocati impegnati nel processo come difensori dei due imputati sono stati avvicinati dai familiari delle vittime e aggrediti verbalmente. Secondo quanto denunciato dalla Camera penale di Torre Annunziata, l’avvocato Carlo Taormina difensore di Maurizio Apicella (insieme al collega Giuliano Sorrentino) è stato anche «colpito al volto con alcuni schiaffi». Follia.
La Camera penale di Torre Annunziata, presieduta dall’avvocato Renato D’Antuono, ha annunciato lo stato di agitazione, «preannunciando ogni iniziativa volta a ribadire l’intangibilità del diritto di difesa, in ogni sua declinazione; nonché a tutelare l’onorabilità e la stessa incolumità degli Avvocati, presidio irrinunciabile del processo e, prima ancora, di ogni stato di diritto e di ogni società che ambisca a definirsi civile». Inoltre la Camera penale ha chiesto «che il Presidente del Tribunale di Napoli, il Presidente della Corte di Appello, il Procuratore Generale, i Responsabili della sicurezza del Palazzo di Giustizia e tutte le Istituzioni competenti possano avviare un’indagine per accertare eventuali responsabilità, ma, soprattutto, perché possano profondere ogni sforzo, per evitare che casi simili si ripetano, eventualmente rafforzando il sistema di vigilanza e sicurezza nei casi, quali quello di specie, dove gli eventi descritti non erano certamente imprevedibili». «Ancora una volta, senza alcun rispetto e senso critico, si propaganda un’idea barbarica del processo, in virtù della quale è possibile aggredire chicchessia, perché non si condivide una decisione – lamentano gli avvocati du Torre Annunziata – Ancora una volta i protagonisti del processo, Avvocati e Giudici, divengono bersaglio per il solo fatto di aver svolto il proprio lavoro, peraltro con abnegazione, dignità e grande senso di responsabilità».
mercoledì, 28 Giugno 2023 - 11:42
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