Un Vincenzo De Luca scatenato contro il Pd e la sua segretaria. «Io ho preso solo in Campania quasi il triplo dei voti che ha preso in tutta Italia la Schlein». Un attacco senza precedenti del governatore campano, rispondendo ai giornalisti, a margine della presentazione a palazzo Santa Lucia del progetto espositivo “Hostia. Pier Paolo Pasolini”. Lo spunto è, ancora una volta, il risultato delle primarie dem. Sullo sfondo si staglia il braccio di ferro per il terzo mandato alla Regione.
«La vita democratica – dice De Luca – è fatta anche di episodi molto effervescenti, a volte molto poco meditati. Questo argomento quindi vale fino a un certo punto. Ci sono stati i voti? Bene, prima dei voti ci sono stati altri voti di partito che hanno detto un’altra cosa». Il riferimento è al sistema delle primarie: la consultazione dei circoli Pd, al primo turno, dove il candidato più votato era Bonaccini, sostenuto da De Luca. Quindi il secondo turno, con il voto aperto anche ai non iscritti, determinanti per il trionfo di Schlein. Ma anche con le primarie aperte, nella regione di De Luca c’è stato un plebiscito per Bonaccini. Ed ecco l’accusa: la Campania pagherebbe il risultato con il commissariamento deciso dalla nuova segreteria. «In Campania – ricorda il governatore – ci sono stati i voti, 70% ha detto di no al look della Schlein. Siccome il 70% ha detto di no, viene sequestrato il partito con argomenti penosi. La prossima settimana saranno illustrati perfino i verbali nelle commissioni per dire a che punto di delinquenza politica siamo arrivati. In Campania c’è stato un voto democratico che ha espresso una maggioranza».
Sulla denuncia di presunte infiltrazioni nel Pd a Caserta: «È una vergogna, innanzitutto per il mondo dell’informazione che non è abituato a fare le verifiche di merito in Italia sui fatti e le persone. Bisognava chiedere, a Caserta chi sono i delinquenti? Bonavitacola era in commissione e avrà chiesto in commissione fate i nomi e i cognomi, denunciateli, vi sfido». A De Luca non va giù la decisione di commissariare il partito campano, nella regione dove la mozione Bonaccini aveva stravinto. Nell’invettiva finisce di tutto: la polemica sull’armocromista di Schlein, ma anche l’inchiesta sul deluchismo del quotidiano Il Domani. «Qualcuno dovrà spiegare come e perché si sia verificato il sequestro del Pd in Campania – attacca De Luca -. In Campania alle primarie il 70% ha detto di no al look della Schlein, e siccome ha detto di no, viene sequestrato il partito con argomenti penosi. Io non avevo il tempo per fare le primarie, sono l’unico che non ha fatto neanche un’iniziativa pubblica per le primarie e mi sono trovato oggetto di un’aggressione mediatica, volgare, promossa anche dalla Schlein, a puntate sui giornali. Io non ho fatto un’iniziativa per le primarie, ma incredibilmente mi trovo oggetto di un’aggressione mediatica da parte di un giornale, credo di proprietà di uno che fa il miliardario in Svizzera e il rivoluzionario in Italia. Che allegria, che ricchezza cromatica».
Ma il vero nodo sembra la ricandidatura di De Luca, su cui il Nazareno ha calato la mannaia. Nel nome di una crociata contro “i cacicchi”. «Questo problema del terzo mandato – afferma il governatore – viene sollevato da gente che ha tre, quattro, cinque, sette mandati. L’onorevole Schlein ha 3 mandati, se li è già concessi: Parlamento europeo, Consiglio regionale dell’Emilia Romagna, Parlamento italiano. Direbbe qualcuno che è una cacicca ante litteram».
Alla leader riserva altro fiele, parlando della linea politica: «Ha rotto con i cattolici, con il mondo delle imprese e non dice nulla sul mondo del lavoro, soprattutto dei giovani». Insomma, «una linea più che suicida, inesistente». Questa «dovrebbe essere una proposta di governo di quella attuale? Questo è il nulla, sono un po’ di cortei in giro per l’Italia, ma non è una proposta di Governo». E per quanto «riguarda i risultati elettorali un disastro dopo l’altro. Per quanto riguarda i sondaggi, nonostante siano stati gonfiati per alcuni mesi, sono quello che sono. Tenete conto che è entrato nel Pd una componente, Articolo 1, un’esperienza politica di grande genialità che è finita come non poteva non finire: un misto di infantilismo politico e di altre cose che non vi dico».
Il Pd «è nato – sostiene De Luca – come un’alternativa democratica di governo come soggetto politico in grado di tenere insieme le grandi culture democratiche del nostro paese, quella storica, il progressismo, cattolicesimo, il mondo laico, ma creando un fronte sociale maggioritario non agitando le bandierine per strada ai cortei perché così non si governa un grande paese. Mi pare che quella ipotesi sia completamente assente, credo che a settembre faremo delle iniziative per riprendere i contenuti di un Partito democratico serio».
Bocciata anche l’iniziativa contro l’autonomia differenziata, organizzata dal Partito Democratico a Napoli per metà luglio. «Per quanto riguarda l’autonomia è bene che dopo alcuni anni di totale latitanza e assenza del Pd si siano svegliati, ma – spiega – anche in questo caso le chiacchiere non servono a nulla. Una piccola mattinata propagandistica per dire ‘ci siamo’ non serve a nulla. In questo momento stanno cancellando le politiche di coesione, è un anno che non vengono distribuiti i Fondi Sviluppo e Coesione: 5,6 miliardi per la Campania, 22 miliardi nel nostro Paese e non si muove una foglia. Ma quale convegno sull’autonomia differenziata? Calderoli la sua proposta di legge l’ha già presentata 6 mesi fa e tutti dormivano».
Viceversa, «chi sta combattendo contro l’autonomia è De Luca e la Campania e abbiamo cercato di spingere tutte le forze politiche avendo un obiettivo però chiaro: l’alternativa all’autonomia differenziata non è il centralismo neoborbonico che sta prevalendo oggi». Altre bordate arrivano contro il partito nazionale. «C’è una palude a Roma – accusa De Luca – gli uomini liberi non sono ben graditi. Io ho un vantaggio rispetto a tutti quanti: non sono debitore di nulla a nessuno. E ho semplicemente il mio lavoro dietro di me, la mia militanza, i risultati amministrativi e, se consentito, il consenso dei cittadini. A Roma abbiamo il 90% di miracolati, di cooptati che non sarebbero in grado di conquistare neanche il voto delle madri». La democrazia, tuttavia, «è fatta di consenso».
Il nuovo corso, invece, celerebbe i responsabili delle sconfitte dem. «Io sono l’unico che credo abbia parlato chiaro da anni sull’assenza di una linea politica, di un programma credibile, di una proposta per il Sud. L’unico che ha avuto una posizione critica nei confronti della linea politica viene aggredito, tutti quelli che hanno la responsabilità del disastro elettorale fanno i rinnovatori. Ma il tempo delle finzioni e delle cialtronate è finito». Questo potrebbe essere solo l’aperitivo. De Luca annuncia che «a settembre faremo qualche iniziativa, faremo delle iniziative per riprendere i contenuti di un Partito democratico serio».
lunedì, 3 Luglio 2023 - 15:22
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