Riforma prescrizione, muro delle toghe alla Camera. Ceccarelli: «Viola norme Ue». Riello: «Pnrr a rischio»

di Giorgio Pari

Riforma della prescrizione, ossessione della politica: muro dei magistrati auditi in Commissione Giustizia della Camera. Per Luigi Salvato, pg della Cassazione, bisogna valutare gli esiti della riforma Cartabia prima di procedere alla «ennesima modifica», da non considerarsi una priorità. E che, peraltro, per come è stata formulata «potrebbe minare i risultati positivi che sono stati conseguiti» sulla riduzione dei tempi dei processi. «Ci dovremmo chiedere se le questioni impellenti da affrontare non siano altre – sostiene Salvato -, cioè porre rimedio all’ipertrofia del diritto cognitivo attraverso una sostanziale depenalizzazione e rafforzare adeguatamente le risorse in termine di uomini e mezzi, che è la modalità necessaria per portare a conclusione quel processo virtuoso avviato anche grazie al Pnrr e bilanciare ragionevolmente la pretesa punitiva e i diritti dei cittadini attraverso processi giusti e anche rapidi».

Il pg della Cassazione è netto: «Reintrodurre la prescrizione nei giudizi di impugnazione non è coerente con l’obiettivo di ridurre la durata dei giudizi». Viceversa, la riforma Cartabia ha realizzato un «ragionevole bilanciamento», perché «è vero che la prescrizione cessa con la sentenza di primo grado ma le esigenze di tutela dell’imputato a base della prescrizione sono adeguatamente presidiate dall’improcedibilità».

Demolisce la riforma pure Danilo Ceccarelli, viceprocuratore capo della procura europea: «La prescrizione deve essere strumento eccezionale, visto che è un grandissimo spreco di risorse, una sconfitta per lo Stato». Ma non basta, per il magistrato Ue, già ora i termini di prescrizione sono così brevi da renderci «del tutto isolati in Europa», le proposte di modifica sono «contrarie al diritto dell’Unione europea», oltre a denotare una «totale mancanza di sistematicità». Ceccarelli accusa: così si va a «toccare un impianto già traballante con il solo obiettivo di avere la prescrizione consumata nel maggior numero di processi possibile». Il vicecapo della procura europea cita l’esempio dell’indebita percezione di fondi pubblici, sanzionata in Italia con pene di 3-4 anni al massimo. Per questo reato, quindi, è prevista una prescrizione breve. Ma si configurerebbe «una chiara violazione del diritto dell’Unione europea nel momento in cui non assicuriamo efficienza ai processi».

Secca bocciatura anche da Maurizio De Lucia, procuratore capo di Palermo: «Dal 2017 ci sono stati tre interventi legislativi e non abbiamo ancora sperimentato in maniera approfondita l’attuale legislazione». Il capo dei pm palermitani punta il dito, anzitutto, contro la proposta di legge presentata da Enrico Costa di Azione e Ciro Maschio di Fratelli d’Italia. Infatti, prevedere sia la prescrizione sostanziale sia l’improcedibilità introdotta dalla riforma Cartabia creerebbe «una serie di complicazioni nel giudizio di impugnazione» e costituirebbe un «incentivo oggettivo» per l’imputato a impugnare, con l’obiettivo di far maturare la prescrizione. Per De Lucia, il progetto «mina l’equilibrio tra l’esigenza di celere definizione dei procedimenti e quella di garantire la funzione naturale del processo penale, cioè l’accertamento dei fatti».

In Commissione alza le barricate Luigi Riello, procuratore generale di Napoli. «Reintrodurre la prescrizione nei giudizi di impugnazione abolendo l’improcedibilità – avverte – darebbe un messaggio contrario rispetto agli obiettivi del Pnrr». Vale a dire, ridurre la durata media dei processi penali del 25%. Tornare adesso a «meccanismi sospensivi della prescrizione – spiega Riello – allungherebbe i tempi medi del processo penale, proprio mentre lo sforzo del sistema giudiziario è massimamente volti a ridurli, con risultati assolutamente apprezzabili».

Antonio Gialanella, avvocato generale presso la Corte d’appello partenopea, ricorda come a Napoli si sia passati da 5 anni e mezzo a due anni e 4 mesi. «Un fatto importante che – evidenzia Gialanella – il Parlamento deve valutare prima di mettere mano alla prescrizione». Quanto alle proposte di reintroduzione della prescrizione sostanziale, l’avvocato generale ammonisce che «un sistema ibrido incentiva le impugnazioni, la vera riforma garantista non è quella che reintroduce la prescrizione: è invece quella che realizza la ragionevole durata del processo e non si esaurisce nella disciplina processuale ma ha bisogno di investimenti».

mercoledì, 5 Luglio 2023 - 08:04
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