Deve andare in carcere perché pericoloso, ma anche perché non sarebbe possibile spedirlo ai domiciliari, siccome senza fissa dimora. Sono le motivazioni con cui il gip Ambra Cerabona, del tribunale di Napoli, ha emesso una misura di custodia cautelare per Simone Isaia, accusato di aver appiccato l’incendio alla Venere degli Stracci.
L’opera di Michelangelo Pistoletto è stata distrutta dalle fiamme il 12 luglio, in piazza Municipio a Napoli. Isaia si è riconosciuto nel soggetto immortalato dalle telecamere alle 5.17 del mattino, nei pressi della Venere. Ha però negato di averle dato fuoco. Il gip, che ha convalidato il fermo, ha contestato al 32enne tre aspetti, dopo aver visionato i filmati della videosorveglianza in zona.
«Mentre si dirigeva verso il Molo Beverello, al minuto 5,18 – si legge nell’ordinanza – appare cambiare direzione per avvicinarsi alla statua ( tant’è che viene prima ritratto dalle telecamere in obliquo, quasi spalle alla telecamera, e poi viene ripreso di lato); risulta che egli ha sostato dietro la statua poiché, per attraversarla, ha impiegato 15 secondi dal minuto 5,18,12 al minuto 5,18,27; dopo essersi allontanato dalla statua si voltava indietro». L’indagato, dal canto sui, «ha ribadito di non essersi fermato e di aver costeggiato la statua solo per dirigersi verso il Molo Pisacane». Isaia ha poi «dichiarato di essersi voltato per guardare i ragazzi che stavano attraversando la Piazza e che prima aveva incrociato».
Il giovane è stato ritrovato in possesso «di numerosi accendini, alcuni fiammiferi, ma non di sigarette». Ha sostenuto «di fumare due o tre sigarette al giorno (tendenzialmente che recupera per strada) ma, quando riesce a comprarle oppure è agitato può fumarne anche un pacchetto, di qui la esigenza di avere più accendini ( sempre ritrovati per terra)». Articolato il passaggio del provvedimento sulle esigenze cautelari.
Il gip, tanto per cominciare, ritiene «che sussista un concreto ed attuale pericolo di recidivanza». Secondo il giudice alcuni fatti «costituiscono pregnanti elementi univocamente conducenti ad affermare la sussistenza di un concreto pericolo di commissione di altri gravi delitti della medesima specie di quelli per cui si procede». Vale a dire «le modalità e le circostanze delle condotte illecite ascritte al prevenuto (appiccamento di un incendio in una zona centrale e quindi altamente frequentata della città) nonché la personalità di costui».
Isaia – cui si contestano i reati di incendio e di distruzione di beni culturali – avrebbe «fornito sicura ed indubbia dimostrazione, mediante le caratteristiche peculiari delia azione antigiuridica in contestazione nel presente procedimento penale – scrive il giudice -, di essere dotato di una rilevante propensione alla infrazione della legalità e di una totale indifferenza nei confronti della pubblica incolumità». Ecco perché l’esigenza cautelare «può essere salvaguardata solo attraverso la custodia
intramuraria in quanto solo una forma di eterocontrollo è idonea al contenimento della pericolosità dell’indagato». Non solo. Alla misura più severa, il carcere, contribuisce pure lo status dell’indagato: è un senzatetto.
Gli arresti domiciliari, infatti, «non appaiono nemmeno praticabili in concreto, in assenza di un domicilio». D’altronde, «misure meno afflittive non sono parimenti efficaci in quanto non comportano un adeguato e continuativo controllo della persona sottoposta alle prescrizioni». La restrizione casalinga richiede «una valutazione positiva – aggiunge l’ordinanza – circa il fatto che la stessa rispetti gli obblighi imposti, giudizio prognostico che, per le considerazione in precedenza esposte, non è allo stato possibile assumere». Così, per il momento, l’indagato si trova in cella.
martedì, 18 Luglio 2023 - 08:29
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