Rdc sospeso, presidio a Napoli: «In 21.500 lasciati allo sbando». L’Inps: «I 350 euro erogabili dal 1 settembre». Dal primo agosto a Napoli stop al Reddito di cittadinanza per 21.500 famiglie, e stamane è scattato un presidio sotto la sede dell’Inps in via De Gasperi. «Per loro evasione e vitalizi, per noi schiavitù» recitava uno striscione, alla protesta indetta da Unione sindacale di base e Potere al Popolo. Una delegazione ha incontrato il direttore dell’Inps di Napoli, Roberto Bafundi.
«Abbiamo spiegato – dice il portavoce nazionale di Potere al popolo, Giuliano Granato – è fondamentale sapere quando queste persone potranno percepire i 350 euro previsti dal governo come supporto formazione e lavoro. Se questi soldi arriveranno il 1 settembre, a metà mese o addirittura a ottobre, cambia tutto per chi ha vissuto finora di reddito di cittadinanza. Ci ha detto che in questo momento non ci sa dare una risposta, perché dal ministero del Lavoro e delle Politiche sociali non è arrivata alcuna istruzione in merito. Ci ha anche detto che a breve ci saranno comunicazioni ufficiali in merito, ma noi ribadiamo che c’è un grosso problema, perché il decreto prevede l’iscrizione a tre agenzie per il lavoro e l’attivazione per un corso di formazione, poi quando il corso partirà si percepiranno i 350 euro. Dal momento dell’iscrizione al momento dell’attivazione del corso di formazione, possono passare settimane».
La richiesta dei manifestanti è che l’erogazione parta dal momento dell’iscrizione al corso di formazione, non da quello dell’attivazione del corso. Sulla stessa linea anche Francesca Borgese, componente dell’esecutivo regionale dell’Usb: «Indecoroso che l’Inps abbia abbandonato queste persone alla disperazione con un sms. Non si può cancellare la dignità delle persone con un messaggino. È necessario fare chiarezza subito sulle nuove misure che saranno adottate».
Tra gli ex beneficiari aleggia un profondo malessere. «Questa politica ci sta rovinando» sbotta Luciano. Ha 58 anni e ripete: «Non trovo nulla, se trovo qualcosa è sempre sottopagato». Ha 30 anni di contributi, «prenderei 700 euro di pensione, me li dessero e me ne andrei». Ma intanto gli manca un bel pezzo di strada, per l’agognata pensione, e «il lavoro c’è, si trova ovunque ma solo a nero. Due euro all’ora a lavare i piatti». Vincenzo Cosentino, padre di tre figli, accusa: «Il governo toglie il reddito con la vita che è diventata così cara. Come fanno le persone ad andare avanti?». A lui, tagliato il RdC, resterebbero i 350 euro di supporto alla formazione. «Ma non so – afferma – fino a ottobre, quando dovrebbe partire, cosa farò. Devo andare alla Caritas, ma lì il pacco te lo danno solo una volta a settimana».
L’INPS: «SUPPORTO A FORMAZIONE DAL 1 SETTEMBRE»
Nel pomeriggio la direzione centrale dell’Inps ha diffuso una nota, intitolata “Disposizioni transitorie tra il Reddito di Cittadinanza l’Assegno di Inclusione e Servizio di Formazione Lavoro”. «Nello spirito di servizio, di vicinanza e trasparenza – si legge -, Inps fornisce primi elementi sulle modalità di accesso al percorso di inclusione sociale e di attivazione al lavoro in attesa dell’adozione dei decreti attuativi delle nuove misure per il contrasto alla povertà, alla fragilità e all’esclusione sociale e lavorativa (ADI e SFL). A tal riguardo, le disposizioni transitorie prevedono che, per alcuni nuclei familiari non attivabili al lavoro (e comunque non oltre il 31 ottobre) possa pervenire una comunicazione di presa in carico da parte dei servizi sociali. Per questi nuclei presi in carico dai servizi sociali la fruizione del reddito di cittadinanza potrà proseguire, senza il limite delle sette mensilità e, comunque, non oltre il 31 dicembre 2023».
L’Inps ha già ricevuto da parte del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, nei primi giorni di luglio, 88.000 comunicazioni a riguardo. «Pertanto – spiega la nota – l’ipotesi della presa in carico non riguarda i nuclei familiari i cui componenti sono stati avviati ai Centri per l’Impiego e per i quali non è risultato necessario il rinvio ai servizi sociali. Per questi, e per coloro che non risulteranno presi in carico dai servizi sociali, dal primo settembre 2023 sarà possibile accedere alla nuova misura del Supporto per la Formazione e per il Lavoro (SFL). L’obiettivo di questa misura è l’inserimento al lavoro, garantendo al contempo un supporto economico pari a 350 euro mensili, per un massimo di dodici mensilità. Per accedere alla misura, oltre a presentare una domanda, è necessario seguire uno specifico iter, che sarà illustrato in una video guida messa a disposizione dall’Istituto»
Quanti sono stati già avviati ai centri per l’impiego e «risultano già inseriti nei programmi nazionali per la Garanzia occupabilità lavoratori (GOL) o in progetti utili alla collettività oppure in altre iniziative di attivazione – precisa l’istituto -, potranno proseguire nel loro percorso. Ai fini del riconoscimento del beneficio Supporto per formazione e il lavoro, infatti, potranno essere convalidate iniziative di avviamento al lavoro già attivate».
Dal 1° gennaio 2024, i nuclei al cui interno sono presenti persone disabili, minorenni, o con almeno sessant’anni d’età, ovvero componenti in condizione di svantaggio e inseriti in programmi di cura e assistenza dei servizi socio-sanitari territoriali certificati dalla pubblica amministrazione, saranno potenzialmente destinatari dell’Assegno di inclusione (ADI), nuova misura di contrasto alla povertà, alla fragilità e all’esclusione sociale. «Per l’efficace attuazione delle due misure (ADI e SFL) Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, Regioni, Servizi sociali dei Comuni, Centri per l’impiego e Inps – assicura la nota – stanno collaborando per garantire a ciascuno, in relazione ai propri bisogni, il beneficio economico e il supporto necessario nei percorsi di inclusione sociale e lavorativa».
lunedì, 31 Luglio 2023 - 21:30
© RIPRODUZIONE RISERVATA