Smart card anti-Covid, la procura contabile indaga De Luca e gli chiede i soldi: «Danno per la Regione: procedura da annullare»

Vincenzo De Luca
di maga

La prima voce critica fu quella del Garante per la protezione dei dati personali: la ‘smart card’ adottata dalla Regione Campania durante l’emergenza Covid «viola la privacy». Poi arrivarono le proteste dei grillini e la denuncia dell’avvocato No-vax Roberto Ionta. E, alla fine, la procura della Corte dei Conti ha tirato le somme: per l’adozione del sistema di certificazione di avvenuta vaccinazione, guarigione o negatività – promosso dalla Regione come condizione necessaria per la fruizione di innumerevoli servizi come quelli turistici, alberghieri, di wedding, trasporti e spettacoli – il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca e 5 funzionari sono ‘indagati’, Italo Giulivo (coordinatore dell’Unità di Crisi regionale per l’emergenza epidemiologica da Covid-19); l’avvocato Antonio Postiglione (membro e vice dell’Unità di crisi, nonché direttore generale della Direzione generale della Salute del coordinamento del sistema sanitario regionale) e gli altri componenti dell’Unità di crisi l’ingegnere Massimo Bisogno, Ugo Trama e l’ingegnere Roberta Santaniello.

I magistrati contabili li accusano di essersi resi responsabili di una spesa inutile per le finanze di Palazzo Santa Lucia. «Nei confronti di tutti gli odierni invitati la piena consapevolezza e coscienza non solo della condotta posta in essere, ma anche della causazione de danno, quanto meno in termini di dolo eventuale, ovvero di rappresentazione dell’inutilità nonché generica illegittimità della spesa e di accettazione consapevole del consequenziale rischio di indebito esborso», scrivono i magistrati contabili.
Nello specifico i sostituti procuratori generali Davide Vitale e Mauro Senatore contestano al presidente della Regione Campania e ad altri cinque componenti l’unità di crisi della Regione un danno erariale da oltre 3,7 milioni di euro. Al governatore viene contestato il 25% del danno complessivo, pari a oltre 928mila euro.

A dare la stura all’attività della procura della Corte dei Conti è stato l’avvocato Roberto Conte, che segnalò l’illegittimità delle card vaccinali per via di una «palese violazione della normativa sulla privacy». Poi sono arrivate le denunce della stampa sull’uso doppio della ‘smart card’ e dei green pass, articoli acquisti dai magistrati contabili. Dunque è arrivata una verifica certosina dei fatti da un punto di vista cronologico. L’Unità di Crisi regionali – si legge nell’atto di contestazione – comunica a Soresa la decisione di adottare la smart card con nota del 5 febbraio 2021. Due mesi dopo, il 22 aprile 2021, in Italia viene introdotto il green-pass. Solo il 3 maggio, quando a livello nazionale si è già dato il via libera al green-pass, la centrale di committente regionale Soresa stipula un accordo per la fornitura e la distruzione delle cards con un fornitore privato, la Ermes spa.

Nell’articolato atto d’accusa di 51 pagine, i magistrati battono su due punti: la Regione non avrebbe potuto disporre l’adozione di quelle smart card perché – come già chiarito nei mesi caldi della pandemia – decisioni di carattere sanitario durante l’emergenza sanitaria nazionale competevano esclusivamente al Governo; la Regione avrebbe potuto agire solo su delega del Governo nazionale. Scrivono a tal proposito i magistrati contabili: «Il legislatore nazionale aveva già predisposto un sistema (fin dal marzo 2020), sostanzialmente gerarchico e piramidale, dal centro alla periferia, per la gestione della pandemia, riproposto poi per il successivo avvio delle vaccinazioni. In altri termini, fin dall’inizio della pandemia, gli atti delle autonomie territoriali dovevano adottarsi in esecuzione o comunque in linea con le prescrizioni e deleghe del soggetto centrale e, ovviamente, nello spazio di autonomia ad esse riconosciuto». Dunque gli indagati hanno adottato «provvedimenti affetti da incompetenza amministrativa ex art. 117 e 118 Cost., vertendo la scelta assunta su una materia rientrante nella competenza assoluta del legislatore nazionale e, per il principio di parallelismo, degli organi amministrativi centrali, per quanto attinente alla loro esecuzione».

Secondo punto: la Regione aveva tutto il tempo di fare marcia indietro mentre invece a green pass adottato continuò comunque a spingere per la realizzazione e la distribuzione di cards che sono rimaste per larga parte nei depositi. «Dopo aver adottato la scelta – strategica e comunque ancora potenziale – di dotarsi di uno strumento come la card regionale, in presenza di sopravvenienze normative, amministrative e, non da ultimi, interventi della Corte costituzionale (sent. 37 del 2021 pubblicata in data 17.3.21), si sarebbe imposto di rivedere tali scelte e di non proseguire ciecamente verso il baratro di una spesa divenuta altresì inutile quanto gravosa, stipulando uno specifico contratto di fornitura e portandolo alla sua totale e completa esecuzione», si legge nella contestazione. Invece – annotano i magistrati – «tale accordo viene, come nulla fosse, portato alla sua periodica esecuzione, settimana per settimana, in un interscambio continuo di ordinativi, di flussi informativi, di attestazioni di corretta esecuzione, di fatture e pagamenti che si sarebbero potuti in ogni momento interrompere (senza alcun aggravio di spese a carico del committente), evitando di portare ad esecuzione completa termini e condizioni di un accordo quadro, emergente come nitidamente ed incontrovertibilmente inutile, già in un momento antecedente la sua prima declinazione attuativa».

Alla notizia delle conclusioni della magistratura contabile sale in cattedra il Movimento 5Stelle. «Lo avevamo denunciato con atti e interrogazioni e avevamo visto bene – osserva il consigliere regionale del Movimento 5 stelle Gennaro Saiello – Fu una spesa inutile per le finanze regionali che avevamo sollevato anche in Aula, nel corso di un question time. Dichiarammo che i passaporti vaccinali di De Luca erano doppioni di quelli nazionali e l’assessore Marchiello rispose, sintetizzando, con un secco ‘no’, rinviando a una spiegazione più esaustiva dopo 20 giorni, chiarimenti che non sono mai arrivati. Oggi constatiamo che le nostre osservazioni erano corrette. Auspichiamo un’indagine approfondita su questa vicenda al fine di assicurare che i fondi pubblici siano utilizzati in modo corretto e che l’interesse pubblico sia preservato».

venerdì, 4 Agosto 2023 - 16:23
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