Abrogare la norma della riforma Cartabia del processo civile (art. 46) che ha previsto l’introduzione di limiti agli atti giudiziari degli avvocati e insieme provvedere con tempestività alla revisione delle criticità del decreto con cui il ministro della Giustizia ha dato attuazione a quella disposizione. E’ la richiesta avanzata al premier Giorgia Meloni, al ministro della Giustizia Nordio e a tutte le forze politiche dall’Organismo unitario dell’avvocatura.
L’Ocf «respinge con forza ogni tentativo di addossare agli avvocati italiani una presunta responsabilità nella lentezza dei processi causalmente connessa alla lunghezza degli atti difensivi». E anzi ritiene che gli avvocati «si siano sempre fatti parte diligente per il corretto e funzionale svolgimento del processo, supplendo anche alle mansioni che la legge attribuisce ad altri soggetti».
«Individuare nella dimensione degli atti difensivi, la causa della lentezza della giustizia civile italiana, equivale a ignorare il reale stato della stessa, le sue carenze strutturali e di organico, finanche, in non rari casi, delle proprie sedi» afferma ancora l’Ocf, che ritiene in particolare “inaccettabile” il fatto che sia il giudice a dover stabilire se il difensore in questioni di particolare complessità possa superare i limiti. La ragione è che va rimessa all’avvocato «nella propria esclusiva funzione e responsabilità di difensore della parte nel processo, la libertà di decidere la migliore strategia processuale senza alcun condizionamento esterno».
giovedì, 10 Agosto 2023 - 21:21
© RIPRODUZIONE RISERVATA