Salario minimo, Meloni prende altro tempo: 2 mesi di confronto e Cnel in campo, opposizioni critiche

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Sul salario minimo il premier Giorgia Meloni prende altro tempo e, per arginare il mare di possibili critiche su una mancata decisione agostana, avverte: «Il contrato al lavoro povero ci interessa ma la materia è ampia e va affrontata nella sua complessità e individuato le coperture». Le opposizioni però non si lasciano incantare e vanno subito all’attacco. Per Giuseppe Conte, leader del Movimento 5Stelle, «il Governo butta la palla in tribuna», mentre per il segretario del Pd Ella Schlein «il Governo non ha le idee chiare». Solo Carlo Calenda prova a vedere il bicchiere mezzo pieno: «Nessuno ha sbattuto la porta, è già un primo passo».

Tant’è, il vertice di ieri, durato due ore, con tutti i leader delle opposizioni (Pd, M5s, Azione, Verdi, Sinistra e +Europa; ad eccezione di Matteo Renzi), che hanno sottoscritto la proposta di legge sul salario minimo, non ha partorito nulla di concreto. In buona sostanza si è preso tempo: 60 giorni, fino alla legge di Bilancio, per predisporre una proposta sui salari bassi e il lavoro povero. Meloni ha anche proposto di coinvolgere il Cnel, guidato da Renato Brunetta, per portare avanti un approfondimento sul tema e cercare «soluzioni efficaci» e soprattutto il più condivise possibile. L’incontro si è tenuto nella sala Verde di Palazzo Chigi, è il secondo di Meloni con la minoranza dopo quello di maggio sulle riforme. Assente al tavolo Renzi, che ha tirato fuori Italia Viva dalla discussione.

Durante l’incontro Meloni ha chiesto delucidazioni ai leader delle opposizioni su molti punti della loro proposta, ribadendo le perplessità sul fissare per legge una retribuzione minima, per la prima volta da quando il suo governo si è insediato si concede a taccuini e telecamere davanti palazzo Chigi e assicura: «Garantire salari adeguati e il potere di acquisto delle famiglie è una nostra priorità», assicura.

Tuttavia Meloni non nasconde perplessità sulla misura del salario minimo per legge: «Rischia di peggiorare le condizioni dei lavoratori, ma siamo aperti al confronto. Abbiamo proposto un lavoro da completare entro 60 giorni per favorire salari adeguati». La presidente del Consiglio spiega che l’obiettivo è «arrivare a una proposta in tempo per la legge di Bilancio ma non vorrei che fosse della maggioranza o delle opposizioni. Non sarebbe un buon metodo di dialogo, un buon metodo di dialogo è provare a lavorare insieme». E non è un modo per prendere tempo, scandisce, perché «se pensiamo di dare una risposta semplice a un tema complesso rischiamo di creare più danni di quelli che vogliamo risolvere».

Sul tavolo resta la proposta di legge che ha messo d’accordo i leader dell’opposizione: essa prevede che a ciascun lavoratore sia riconosciuto un trattamento economico complessivo non inferiore a quello previsto dai contratti collettivi, stipulati dalle organizzazioni datoriali e sindacali, salvo restando i trattamenti di miglior favore. Ad ulteriore garanzia si fissa una soglia minima inderogabile di 9 euro l’ora per le retribuzioni da aggiornare periodicamente.

Il Cnel, da parte sua, ha già presentato una memoria alla commissione Lavoro della Camera avanzando otto proposte.

  1. La necessità di un profondo e significativo coinvolgimento e confronto con le parti sociali
  1. Non limitarsi all’alternativa salario minimo per legge sì o no, ma affrontare, a monte, i problemi che ostacolano la crescita dei salari dei lavoratori, tra cui i ritardi nei rinnovi contrattuali aggravati dalla crescita del costo della vita e dall’elevato cuneo fiscale, dall’impatto della precarietà, del part-time involontario e del “lavoro povero”.
  2. Affrontare il nodo della bassa produttività.
  3. Intervenire sul dumping contrattuale che rischia di impattare negativamente sulla qualità della contrattazione collettiva.
  4. Contro i contratti pirata, far riferimento al trattamento economico come determinato dal Ccnl di riferimento.
  5. Intervenire sui bassi salari dal lato della riforma fiscale.
  6. Favorire un pieno sviluppo a tutti i livelli della contrattazione, al fine di rispondere in maniera strutturale, con soluzioni di medio e lungo periodo, alle criticità presentate.
  7. Indicare il Cnel come sede del National Productivity Board per l’Italia, previsto da una raccomandazione della Ue. Inoltre viene proposto di rilanciare la connessione tra salari e andamento di impresa. Tra le forme di decontribuzione per le imprese si ipotizza di favorire le forme di partecipazione dei lavoratori, con una più forte legislazione fiscale di sostegno, a partire dalle soluzioni di profit sharing.

sabato, 12 Agosto 2023 - 10:48
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