L’Agenzia delle Entrate ha avviato controlli sui dati del quadro RS della dichiarazione dei redditi 2022. Ai titolari di partita Iva che hanno applicato il regime forfettario e che hanno fornito dati incompleti, l’Ente ha spedito lettere con sanzioni che potranno essere pagate in modo ridotto mediante il ravvedimento operoso. Una situazione che ha mandato su tutte le furie i commercialisti.
«L’avvio dei controlli sui dati del quadro RS (dichiarazione dei redditi 2022) per i titolari di partita IVA con regime forfettario, messo in pratica dall’Agenzia delle Entrate, lascia stupefatti. Viene infatti chiesto, in caso di omissioni, di mettersi in regola presentando una dichiarazione integrativa e versando le sanzioni ridotte. Peccato che chi applica il regime forfettario non determini la base imponibile con il sistema “tradizionale” (differenza tra ricavi e costi), ma attraverso un coefficiente applicato al fatturato, indipendentemente dai costi che sono, quindi, ininfluenti». E’ quanto denuncia Matteo De Lise, presidente dell’Unione Nazionale Giovani Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili.
Secondo De Lise, «inviando queste lettere, l’AdE afferma che i contribuenti che hanno barrato il campo “assenza di dati da dichiarare” abbiano compiuto un’omissione rilevante. Ci domandiamo: cosa c’è di strano se un contribuente che non deduce costi dall’attività e, pertanto, che non ha interesse a sostenere costi, non abbia effettivamente nessun dato da dichiarare? Lo scenario che si prefigura è che quasi tutti i forfettari raggiunti da queste lettere chiameranno il loro commercialista, ricontrolleranno la documentazione e molto probabilmente pagheranno la sanzione prevista indicando, con molta probabilità, un dato insignificante».
De Lise rimarca come «l’unica funzione del quadro RS per i forfettari è quella di fornire un dato statistico, una mera informazione riguardo costi dell’attività (fiscalmente irrilevanti). A che scopo inviare l’invito alla compliance a tutti i contribuenti forfettari che hanno flaggato la casella «Assenza di dati da dichiarare»? Un invio massivo di inviti alla compliance che senso ha? Senza considerare che gli uffici dell’Agenzia, con un organico sottodimensionato, come evidenziato dal direttore Ruffini, saranno sommersi da richieste di chiarimento».
Per il presidente dei giovani commercialisti, «non è corretto neppure che l’Agenzia delle Entrate chieda notizia di dati già in suo possesso, come peraltro prevede sia la norma istitutiva del regime forfettario che lo Statuto del Contribuente. Lo stesso Ente sul proprio sito, a proposito delle semplificazioni per i forfettari si esprime come segue: i contribuenti che applicano il regime forfettario sono esonerati dagli obblighi di registrazione e tenuta delle scritture contabili, fermo restando l’obbligo di tenere e conservare i registri previsti da disposizioni diverse da quelle tributarie. L’inutilità fiscale del dato è conclamata, quasi ridondante sottolinearla, a noi preme evidenziare come questi provvedimenti siano inutili se l’obiettivo è quello di accertare un ipotetico maggior ricavo non dichiarato dal forfettario e addirittura illegittimi se inviati a pioggia a tutti quei contribuenti forfettari che (anche a ragione) non hanno indicato costi in quel quadro».
Tra l’altro, conclude De Lise, «un punto cardine della riforma fiscale sarà la semplificazione degli adempimenti e l’evoluzione del sistema tributario nazionale, che comporteranno anche una revisione dei dati dei modelli dichiarativi, se non proprio una rivisitazione delle disposizioni normative dove il rischio di evasione (o utilizzo abusivo di regimi speciali) sia bassissimo».
giovedì, 21 Settembre 2023 - 17:07
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