Inchiesta coop Karibu, arrestate moglie e suocera del deputato Soumahoro. Il gip: «Collaudato sistema di frode»


Svolta giudiziaria nell’inchiesta sulla gestione dei fondi delle cooperative dei familiari del parlamentare Aboubakar Soumahoro (non indagato): scattano gli arresti domiciliari per la moglie, Liliane Murekatete e la suocera, Marie Therede Mukamatsindo. Secondo le indagini della Guardia di Finanza di Latina, un fiume di denaro pubblico sarebbe stato dirottato all’estero e non utilizzato per le strutture destinate all’assistenza di migranti e dei minori non accompagnati.

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Oltre 28 milioni di euro, infatti, sarebbero arrivati dalle casse statali in cinque anni, dal 2017 al 2022. Ma solo una minima parte di quei fondi sarebbe stato impiegato per migliorare le aree di accoglienza dove, invece, sarebbe mancato tutto. Gli alloggi sarebbero stati fatiscenti con riscaldamento assente e condizioni igieniche precarie. Tanto che gli ospiti sarebbero stati costretti a vivere, secondo gli inquirenti, «in condizioni offensive dei diritti e della dignità degli uomini e delle donne».

Nell’ambito dell’inchiesta, la Procura di Latina ha ottenuto dal gip anche la misura dell’obbligo di dimora per un figlio di Mukamatsindo. I provvedimenti cautelari riguardano membri del consiglio di amministrazione della cooperativa sociale integrata Karibu. Nei loro confronti le accuse sono, a vario titolo, di frode nelle pubbliche forniture, bancarotta fraudolenta patrimoniale (per distrazione) e autoriciclaggio. L’operazione eseguita all’alba di oggi rappresenta lo sviluppo dell’indagine avviata nei mei scorsi e che ha già portato a processo sei persone, tra cui Murekatete e Mukamatsindo, per reati fiscali.

Le fiamme gialle, inoltre, hanno proceduto al sequestro di circa due milioni di euro (1.942.684,18). Gli indagati avrebbero tentato di disfarsi della documentazione al centro dell’indagine: i finanzieri avrebbero, infatti, accertato che parte degli atti contabili era finita nella raccolta differenziata.

IL GIP: «STRUTTURA DELINQUENZIALE DI TIPO FAMILIARE»

A quanto si legge nell’ordinanza di misura cautelare, una parte dei fondi sarebbe stata trasferita in Ruanda, Belgio e Portogallo e reimpiegata in attività imprenditoriali, estranee alle «finalità di assistenza e gestione in Italia dei migranti e richiedenti asilo». Si tratta di circa mezzo milione di euro, utilizzato per l’acquisto di gioielli, capi firmati soggiorni in alberghi, ristoranti e centri estetici. Inoltre, uno degli indagati «avendo la disponibilità delle credenziali di accesso al conto corrente principale della Karibu e della coop Jambo, ha potuto disporre, a suo piacimento, delle risorse pubbliche erogate per la gestione dei migranti». In sostanza, avrebbe trasferito «ingenti risorse di denaro pubblico a favore di se stesso oltreché verso l’estero ed in particolare in Ruanda dove lo stesso ha avviato prima l’apertura di un Supermercato e, successivamente, di un ristorante sotto l’insegna “Gusto Italiano”».

Agli indagati si contesta di aver creato una struttura «delinquenziale organizzata a livello familiare che negli anni (almeno dal 2017 in poi) non ha fatto nient’altro rispetto all’attività criminale oggetto delle imputazioni». Dalle esame della corrispondenza mail con i collaboratori, emergerebbe che a gestire tutto sarebbe stata Murekatete, la quale «autorizza pagamenti, organizza incontri istituzionali finalizzati trovare nuovi sbocchi lavorativi per la cooperativa». Per il gip le «condotte risultano volontarie e consapevolmente mirate ad un risparmio di spesa (e successiva distrazione) dei fondi pubblici percepiti. Il dato oggettivo e contabile, non superabile, è che buona parte del denaro ricevuto non è stato adoperato per le finalità preposte». Nell’ordinanza di oltre 150 pagine il gip ricostruisce quello che definisce «un collaudato sistema fraudolento fondato sull’emissione e l’utilizzo di fatture per operazioni soggettivamente e oggettivamente inesistenti e altri costi inesistenti, adoperati dalla Karibu nelle dichiarazioni dal 2015 al 2019».

SOUMAHORO: «IO ESTRANEO, CONFIDO NELLA GIUSTIZIA»

Laconica il commento ai provvedimenti di Soumahoro, eletto con le liste dell’Alleanza Verdi Sinistra, oggi confluito nel gruppo misto della Camera. «Prendo atto della misura applicata a mia moglie Liliane – afferma il deputato -, null’altro ho da aggiungere o commentare, se non che continuo a confidare nella giustizia. Ribadisco, come è agli atti, la mia totale estraneità a tutto e chiedo nuovamente di rispettare la privacy di mio figlio».

lunedì, 30 Ottobre 2023 - 22:57
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