Le telecamere inquadrano un uomo «vestito con giubbotto nero, cappello in lana scuro e mascherina chirurgica bianca nell’occasione abbassato sotto il naso». Secondo i carabinieri del comando provinciale, ha appena commesso l’omicidio di Francesco Manna, a lungo inseguito in auto, il 2 marzo di un anno fa. E per gli investigatori dell’Arma, l’uomo ripreso è Francesco Rea, detto ‘o pagliesco. Per gli inquirenti della Dda di Napoli, l’omicidio è un regolamento interno al clan Veneruso-Rea di Casalnuovo. Rea avrebbe eliminato Manna per i contrasti sull’egemonia nella cosca.
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Oggi l’esecuzione di tre misure cautelari dell’arresto in carcere. Oltre a Rea, già in cella per altra causa, sono state notificate ai presunti fiancheggiatori Luigi Romano e Giorgio Bilangia. «L’agguato scattò in un distributore di carburante a Volla, ma – sostiene in conferenza stampa il colonello dei carabinieri Pantaleo Grimaldi – a Rea gli sfuggì la pistola. Questo diede a Manna la possibilità di scappare. Fu però inseguito e raggiunto nel quartiere Ponticelli, dove venne trucidato». Tuttavia «grazie alle immagini dei sistemi di video sorveglianza e ai rilievi antropometrici e somatici dei Ris è stato possibile individuare come possibile autore Rea».
L’esame dello stube ha rilevato la presenza di polvere da sparo sugli indumenti che l’indagato sarebbe stato sul punto di bruciare, tra cui i guanti, che avrebbe coperto anche con una busta di plastica per impedire che gli spari lasciassero tracce. «Anche questa volta – ha sottolineato il procuratore capo Nicola Gratteri – la tecnologia si è rilevata importante, come importante e rilevante è stato l’esame dello stube che ha riscontrato la presenza di bario antimonio e piombo su indumenti. Lo studio delle immagini delle telecamere, ma anche l’altezza della persona, la sua camminata, e altri elementi hanno consentito una comparazione con persone con stessa altezza ed età, fino a una sovrapposizione, quasi come avviene con una comparazione tra impronte digitali».
mercoledì, 27 Marzo 2024 - 22:48
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