Strage Suviana, 100 vigili del fuoco al lavoro per cercare i 4 dispersi | Le storie

Le operazioni di ricerca dopo l'esplosione nella centrale di Suviana
di Laura Nazzari

Le ricerche dei quattro dispersi della centrale di Suviana sono andate avanti tutta la notte. Lavorano cento vigili del fuoco. Non è cosa semplice. La centrale, che scende fino a 40 metri sotto il livello del bacino artificiale di Bargi, nell’Appennino bolognese, è allagata e prima di avanzare c’è stato bisogno di stabilizzare l’afflusso d’acqua nei piani invasi dall’acqua: per farlo, nella giornata di ieri, è stata messa in sicurezza una condotta che rischiava, in caso di rottura di una valvola, di far travolgere i soccorritori dall’acqua. Sono stati prelevati gli oli presenti nella vasca al centro delle operazioni e poi sono entrate in campo le pompe idrovore, per eliminare l’acqua che dalla notte scorsa entrava nella centrale. Per aiutare i pompieri, Enel ha anche abbassato il livello del bacino di Suviana di almeno un metro, anche se non è escluso che poi abbia proseguito. L’intervento ha determinato lo stop delle operazioni di ricerca che sono riprese alle otto di ieri sera e sono andate tutta la notte ai livelli meno 8, meno 9 e meno 10.

I DISPERSI

Si cerca Vincenzo Garzillo, 68 anni, di Napoli, che – dopo essere andato in pensione un anno fa – era diventato consulente di una società di ingegneria, la Lab Engineering di Chieti, che si occupa di metanodotti, impianti di perforazione e produzione di olio e gas, e di tecnologie innovative. Garzillo aveva un profilo professionale alto: era esperto nella riattivazione dei macchinari di centrali idroelettriche e aveva lavorato per Enel nella Centrale di Presenzano, nel Casertano, occupandosi della riattivazione dei macchinari delle centrali idroelettriche. Proprio alla luce di queste sue competenze, Garzillo era stato mandato a Suviana dalla Lab Engineering per supervisionare alle operazioni di riattivazione delle macchine. Si cercano, anche, Paolo Casiraghi, 59 anni, di Milano, che lavorava per la Abb di Sesto San Giovanni; e Alessandro D’Andrea, 37 anni, di Pontedera, tecnico specializzato con numerose esperienze anche all’estero, dipendente di Voith di Cinisello Balsamo (Milano). Ricerche in campo anche per trovare di 57 anni, nato a Padova e residente a Mestre e dipendente Enel Green Power. Ingegnere elettronico, Adriano Scandellari è stato insignito del titolo di Stella al Merito del Lavoro e Maestro del Lavoro dal Presidente della Repubblica Italiana nell’aprile 2023.

Le speranze di trovare vivi i dispersi sono labili. «Non stiamo lavorando con molte speranze di trovare vivi i dispersi, lo scenario che abbiamo davanti non ci dà questa idea», aveva detto già ieri mattina Luca Cari, dirigente comunicazione dei vigili del fuoco. Quanto accaduto nella centrale è stato, purtroppo, devastante. Ricostruire la dinamica è prematuro, ma un quadro di cosa è successo è stato delineato attraverso i racconti dei superstiti e lo stato dei luoghi al momento dei soccorsi. Pierfrancesco Firenze, superstite della strage di Suviana, ha così raccontato alla moglie quanto successo: «Ho visto la fiammata e poi il fumo, ho sentito lo scoppio. Io tutto bene ma purtroppo è successo questo». Firenze si è salvato perché al momento dell’esplosione era fuori con altri due suoi colleghi. L’incidente è partito da una turbina esplosa, che ha causato un incendio e il crollo di un solaio. «L’esplosione ha creato un’apertura, c’è un allagamento, entra acqua di raffreddamento dal trasformatore. È una situazione difficile, il fumo si è diradato e il calore si è abbassato, quindi in questo momento riusciamo a lavorare meglio ma è una situazione molto difficile», ha riferito ieri Luca Cari, dirigente comunicazione dei Vigili del fuoco. I quattro operai dispersi si trovavano al piano – 8.


LE VITTIME DEL DISASTRO DI SUVIANA

Le tre vittime, invece, al primo livello. La vittima più giovane si chiamava Vincenzo Franchina, 36 anni, ed era originaria di Sinagra, un piccolo comune del Messinese che si è stretto nel dolore attorno a una famiglia molto riservata. Vincenzo era padre da appena tre mesi e con sua moglie, una infermiera del Gaslini, viveva a Genova. Da poco avevano celebrato il primo anniversario di nozze. Lo conosceva bene il sindaco di Sinagra, Antonino Musca, che ha sposato Vincenzo ed Enza a gennaio scorso. «Una persona educata, schiva, di poche parole, gentilissimo e soprattutto un grande lavoratore», dice il sindaco. La famiglia, e tutto il paese sono distrutti. «Vincenzo frequentava da ragazzo la scuola dove insegnavo all’epoca, ogni tanto gli davo anche un passaggio a casa. Una persona di rara gentilezza come tutta la sua famiglia».

Era invece nonno Mario Pisani, 73 anni, il più anziano dei tre. Originario del Tarantino, di San Marzano di San Giuseppe. Era un ex dipendente Enel e ora, probabilmente, era impegnato come consulente con la sua esperienza di esperto di impiantistica. Lascia la moglie, tre figli e cinque nipoti, da qualche anno risiedeva in un Comune del nord. «Aveva gestito una ditta che realizzava impianti in strutture di una certa rilevanza come inceneritori, svolgendo lavori anche per enti pubblici», dice di lui il sindaco Francesco Leo. Era «inserito nel tessuto sociale del paese ed era molto attivo anche nel settore dello sport». A San Marzano abita ancora la figlia Valentina, madre di tre ragazzi. «Non riesce ancora a capacitarsi di quanto accaduto».

Pavel Petronel Tanase aveva 45 anni, era originario della Romania e dal 2000 risiedeva a Settimo Torinese. Sposato e con due gemelli che frequentano la scuola media. Lavorava per una ditta esterna negli impianti della centrale di Bargi, dove ieri era previsto un collaudo. La sindaca Elena Piastra si è messa a disposizione della moglie «per valutare ogni cosa di cui potrà avere bisogno».

Tutti erano tecnici di una ditta esterna alla Enel Green Power proprietaria dell’impianto e venivano da fuori regione. Trasfertisti, così come gli altri quattro lavoratori dispersi – tra i quali un maestro del lavoro insignito dal Quirinale – per le cui ricerche i vigili del fuoco sono impegnati in operazioni molto complesse nei piani interrati dell’impianto, a meno 30-40 metri sotto il livello dell’acqua.

LA CENTRALE DI SUVIANA, CENNI DI STORIA

Situato al confine fra Toscana ed Emilia-Romagna, il lago di Suviana dove si è verificata l’esplosione, è un bacino artificiale costruito negli anni Venti per lo sfruttamento dell’energia elettrica, diventato poi anche un luogo di attrazione turistica che, vista la relativa vicinanza alle aree metropolitane di Bologna e Firenze, richiama spesso chi vuole sfuggire per una giornata alla calura estiva. Sul lago si affacciano due centrali idroelettriche: Suviana e Bargi. È quest’ultima quella coinvolta nell’esplosione e incendio. Viene alimentata anche dalle acque del bacino del Brasimone attraverso condotte. Quello di Bargi è un impianto di generazione/pompaggio composto da due gruppi di produzione da 165 MW ciascuno per una potenza installata di 330 MW. È il più grande a livello di potenza installata nella regione emiliano-romagnola e ha una funzione rilevante di regolazione, esercizio e gestione della rete elettrica nazionale. La centrale è per tre quarti sommersa. Il lago è nato dalla costruzione della diga, ultimata nel 1932, ed è alimentato dal torrente Limentra. Si trova sull’Appennino Bolognese, fra i Comuni di Camugnano e Castel di Casio. Si tratta di un impianto fortemente legato alla storia recente dell’Appennino, tanto che la sua costruzione venne inizialmente realizzata per alimentare la linea ferroviaria Bologna-Firenze di recente costruzione. La centrale di Bargi risale agli anni ’70. La zona nei dintorni dei due laghi forma un parco regionale ed è considerata esempio di come ambiente ed energia pulita rinnovabile possano convivere. Il bacino di Suviana-Brasimone conta anche altri impianti idroelettrici, minori rispetto a Bargi: Suviana da 27 MW, Le Piane da 10 MW, Santa Maria da 6 MW, Le Pioppe da 0,3 MW e Pavana da 0,11 MW per una potenza complessiva di circa 373 MW.

giovedì, 11 Aprile 2024 - 10:23
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