Un Consiglio «compatto, con una maggioranza ampia» e «aperta a una eventuale opposizione». Un Consiglio «forte all’esterno» che ha come «unico obiettivo quello di fare gli interessi della categoria», «affrontare le problematiche della professione» e provare a risolvere le criticità divenute oggetto di inchieste da parte della magistratura penale e contabile.
All’indomani delle dimissioni di Titti Troianello da presidente del Consiglio dell’ordine degli avvocati di Napoli, provocate dalla mozione di sfiducia firmata da 19 consiglieri su 25, il neo presidente Carmine Foreste – il più giovane della storia del parlamentino napoletano (ha 37 anni) – traccia, in una conferenza stampa, gli obiettivi della sua consiliatura. Prima però rivolge un pensiero alla guerra scoppiata in seno al Coa e che lo ha visto protagonista nella rivolta contro Troianiello: «Per me è stata una scelta di grande sofferenza. Con Titti Troianiello abbiamo condiviso un percorso elettorale insieme, inseguendo un ideale comune di un nuovo Consiglio. Ma nel corso di un anno non ho visto concretizzarsi quell’ideale ed è diventato inevitabile arrivare a questa situazione per provare a realizzarlo in prima persona», spiega il penalista Foreste. Che precisa: «E’ bene chiarire, però, che questo progetto non era solo una velleità, lo hanno sposato 19 consiglieri su 25». E quel progetto ha voluto Foreste presidente: solo in due hanno votato contro la sua ‘promozione’, un consigliere si è astenuto. Tutti gli altri hanno remato compatti in una sola direzione, inclusi quelli che – alle elezioni del Coa – appartenevano alla lista “Per l’avvocatura”, avversaria di “Liberi e coesi” di cui Foreste era leader e Troianiello esponente. Quella spaccatura, adesso, pare superata: i due schieramenti si sono compattati. «Siamo adesso un unico corpo, la logica per così dire dei ‘partiti’ diversi e contrapposti non può avere senso quando l’obiettivo è quello di tutelare la stessa categoria di appartenenza».
Sul tavolo, dice Foreste, ci sono molte sfide. «Bisogna intensificare l’interlocuzione con i capi degli uffici giudiziari, che ho già incontrato per un saluto in queste poche ore dall’insediamento – spiega Foreste -. Bisogna lavorare sulle problematiche legate all’attuazione della normativa Cartabia, sui problemi di carattere strutturale come ad esempio le enormi criticità dell’ufficio del giudice di pace. Bisogna affrontare il problema di organico in generale». Per Foreste è, inoltre, necessario «avviare un dialogo con le forze di governo, quindi anche con il ministero in maniera più incisiva» per «affrontare le varie tematiche che riguardano il settore giustizia in generale». L’idea – aggiunge Foreste – è quella di «impegnare il Consiglio a elaborare proposte su questioni che attengono alla giustizia» e «portare le proposte all’esterno, creando un dialogo diretto» con le istituzioni preposte. Ancora: «C’è la necessità di riacquistare degli spazi che nel tempo sono stati lasciati ad altre professioni – incalza Foreste -. Bisogna intensificare la formazione in settori in cui l’avvocatura ha fatto un passo indietro oppure non ha ancora investito, come ad esempio il settore delle esecuzioni o quelli che riguardano l’intelligenza artificiale e discipline innovative come quelle del metaverso».
C’è poi lo scenario delle indagini in corso che toccano sia la questione del buco milionario nel Coa che le recenti verifiche sulle busta paga dei dipendenti. «Rispetteremo le indagini in corso e da parte nostra ci sarà la massima collaborazione – dice Foreste -, ma il Coa non resterà fermo su queste vicende. Ci sarà una riorganizzazione dell’Ente: c’è la necessità di adeguare le piante organiche, il sistema delle retribuzioni. Tutto questo sarà fatto con la nomina di nuovi consulenti che andranno a verificare l’effettiva necessità di intervenire sulle buste paga, sull’organizzazione dell’ufficio in senso ampio. La nomina di nuovi consulenti va in un’ottica di giusto ricambio: la rotazione degli incarichi dei consulenti ci consente di avere dei punti di vista diversi sulle problematiche che si vanno a toccare».
Le questioni sono delicate, Foreste lo sa ma non intende partire scoraggiato: «Non deve prevalere la preoccupazione, ma la convinzione e la forza di affrontare queste problematiche. Le idee chiare su come affrontarle ci sono». Va, però, ricomposta la squadra con la quale remare verso queste sfide. «Ci sarà una rassegnazione delle deleghe – avverte Foreste – ma non come pregiudizio rispetto a chi non ha appoggiato questa maggioranza. C’è la necessità di avere ufficio di presidenza che condivida le scelte del presidente e della maggioranza di questo consiglio. Sarebbe illogico avere persone che non guardano nella stessa direzione».
Tra le prime iniziative ‘pubbliche’ che vedrà impegnato il Coa, ci sarà la manifestazione del 19 aprile a Roma contro le politiche prevendenziali e assistenziali di Cassa Forense. La protesta è partita dal basso, da singoli avvocati ed ha raccolto adesioni attraverso il tam tam dei social. Il ‘nuovo’ Coa di Napoli parteciperà: «Saremo presenti per essere vicini ai colleghi che manifestano», dice Foreste. Che però invita ad approcciarsi alla questione in maniera «razionale e non per partito preso» essendo essa assai complessa. «Ci sono determinate fasce che soffrono, e bisogna intervenire con misure più equilibrate per fare fronte alle spese. Ma non possiamo pretendere di rinunciare a una previdenza e sicuramente il passaggio all’Inps sarebbe più gravoso per gli avvocati stessi. Attualmente Cassa forense determina un versamento contributivo comunque sostenibile rispetto a una eventuale percentuale molto più ampia dell’Inps – dice Foreste -. Siamo comunque in attesa di una riforma che dovrebbe entrare in vigore l’anno prossimo».
mercoledì, 17 Aprile 2024 - 22:11
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