De Luca boomerang: sfotte Don Patriciello perché elogia Meloni, poi ci mette una brutta pezza. Il prete va in tv e lo affonda

di lana

Nessuno lo ha difeso. Nemmeno ci hanno provato. Anzi. All’interno del suo partito, poi, il fastidio che i “nuovi” vertici manifestano da un pezzo verso di lui è pure aumentato, tanto che è ormai la linea da seguire è quella dell’indifferenza. Venerdì scorso, nella consueta diretta Facebook, Vincenzo De Luca ha compiuto un brutto scivolone: nella finestra di contestazione al Governo Meloni, ha infilato pure Don Maurizio Patriciello, rendendolo oggetto di uno sfottò. «Al convegno con Meloni – ha detto De Luca – c’era anche ad ascoltare il progetto costituzionale di un prete del nostro territorio, conosciuto come il Pippo Baudo dell’area Nord di Napoli, con relativa frangetta».

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Un attacco vero e proprio, frutto evidentemente del disappunto di De Luca verso i pubblici apprezzamenti che don Patriciello ha rivolto e rivolge al Governo per l’attenzione mostrata verso Caivano e per i progetti di riqualificazione e di impatto sociale che dallo scorso settembre, quando è esplosa l’inchiesta delle due bimbe stuprate dal. branco, l’Esecutivo sta portando a compimento. De Luca non ha gradito lo schieramento del prete, ma da destra a sinistra non hanno gradito il suo sfottò. Don Patriciello ha risposto, tra i primi, con un messaggio postato sui social: «Caro Presidente, caro fratello Vincenzo De Luca, la sua ironia nei confronti di un povero prete dell’area nord di Napoli, la stessa della quale lei ebbe a dire: “A Caivano lo Stato non c’è. Stop” mi ha tanto addolorato. Se era questo che voleva, c’è riuscito. Non mi permetto – non ne sarei capace e non credo di averne il diritto – di risponderle per le rime. A che servirebbe? Le ferite vanno lenite non procurate. Penso, però, in piena coscienza, di non meritare le offese del tutto gratuite del presidente della mia regione. Che dirle? Alle offese e alle minacce – larvate o meno – ci sono abituato da tempo. Non a caso, da due anni vivo sotto scorta. Un conto, però, è quando arrivano dai camorristi, ben altra cosa, invece, quando a pugnalarti a tradimento è una persona come lei. Fa niente. Offro al Signore anche questa mortificazione. Sono un prete, non dimentico mai che “se il chicco di grano caduto in terra non muore, la spiga non nasce”. La saluto, Presidente. Penso che da domani bulli e camorristi inizieranno a prendermi in giro gridandomi alle spalle: “Sta passando Pippo Baudo”. Dio benedica lei, la sua famiglia, la regione che amiamo».

A queste parole il governatore ha pure replicato, rincarando la dose: «Suggerirei a don Patriciello, amichevolmente, di avere un po’ più di ironia, soprattutto quando ci si presenta non sul piano dei rapporti istituzionali relativi alla tutela del nostro territorio, ma sul piano improprio della politica politicante». Salvo, però, nel pomeriggio di ieri, provare a spostare l’obiettivo, dopo avere preso atto che l’indignazione per le sue parole non è provenuta solo sull’ambiente politico ma il termometro dei social – che in parte misure consenso e gradimento – ha iniziato a toccare temperature da rosso rabbia. «La mia polemica era nei confronti della Meloni, non di altri. La Meloni che ha utilizzato la presentazione di un progetto istituzionale per fare una sceneggiata di politica politicante. Quella si chiama demagogia, cialtroneria, e la mia polemica è nei confronti di questo clima, che è quello che obbliga magari dirigenti di aziende dello Stato a mettersi la maglietta sul petto per dare prova di sottomissione e di subalternità al governo. Queste sono cose vergognose che vanno combattute in maniera esplicita». Tant’è: anche dal Pd c’è chi gli ha puntato il dito contro. «Abbiamo sempre detto, io ho sempre detto, che il nostro linguaggio non prevede alcun tipo di vituperio o dileggio, non ci appartiene – ha sottolineato Elly Schlein -. Noi invece ringraziamo il forte contributo al contrasto alle mafie che tutti i nostri amministratori e amministratrici, militanti stanno dando tutti i giorni». Il senatore Francesco Boccia, invece, ha praticamente dribblato la domanda quando, a margine di un evento a Napoli alla stazione Marittima, gli è stato chiesto un commento sull’accaduto: «Non penso che ci stia tanto da discutere su questioni locali. Sulla lotta alla mafia e camorra abbiamo fatto una battaglia di vita, non abbiamo bisogno di dimostrare nulla a nessuno».

Se dal quartier generale del Pd, la parola d’ordine è sembrata quella di ignorare De Luca, come fosse un corpo estraneo al partito, dal centrodestra è stata una valanga di contestazioni. S’è tolta qualche sassolino dalla scarpa anche Mara Carfagna, presidente di Azione, che con De Luca non ha mai avuto feeling eppure si ritrova – come partito – nella sua maggioranza di governo in Regione: «Tutta la mia vicinanza a don Maurizio Patriciello, un campione della legalità e della resistenza alla camorra che merita solo sostegno e riconoscenza per l’impegno quotidiano che mette nella lotta ai clan. Ho lavorato con lui a Caivano per i progetti del Cis Terra dei Fuochi e conosco la passione e l’intelligenza che mette ogni giorno nella sua missione a fianco dei più deboli». A giudizio dell’esponente di Azione «quelle del presidente De Luca non sono solo parole gratuite, squallide e offensive, rappresentano anche una pericolosa delegittimazione per un sacerdote costretto a vivere sotto scorta a causa delle minacce ricevute. De Luca è un rappresentante delle Istituzioni, ma troppo spesso se ne dimentica. Stavolta però – ha concluso Carfagna – è più grave che mai». Dal canto suo Don Patriciello è riuscito a oscurare De Luca, i media gli hanno giustamente dato spazio e risalto e lui, ieri sera, intervenendo in diretta a “Stasera Italia” su Retequattro non ha solo replicato nuovamente a De Luca ma da una tv nazionale ha sottolineato nuovamente quanto il Governo sta facendo per Caivano: «Io sono parroco da più di trent’anni al Parco Verde che è stato definito una delle più grandi piazze di spaccio d’Europa e intorno alla mia parrocchia sono avvenuti in questi anni più di 20 omicidi, uno proprio davanti alla porta della parrocchia. Mi hanno messo una bomba davanti al cancello per cui io vivo sotto scorta – ha detto -. L’amministrazione di Caivano è sciolta per mafia per la seconda volta consecutiva. L’assessore, che è in carcere, ha confessato che si sono seduti intorno a un tavolo, lui con altri politici di Caivano, con gli imprenditori e con il boss della Camorra di Caivano. Più di questo che altro dobbiamo dire? C’è stato un abbandono totale dello Stato e questo lo ha detto anche De Luca. A Caivano lo Stato non c’è, stop. Ma io che cosa debbo fare per questa povera gente? Ho chiesto aiuto a Renzi, quando era Renzi Presidente del Consiglio. Ho chiesto aiuto a Conte quando era Conte Presidente del Consiglio».

E poi «ho chiesto aiuto alla Meloni da quando la Meloni è Presidente del Consiglio. Le ho inviato un messaggio il 25 agosto e non avrei mai pensato, mai immaginato che a distanza di una settimana Giorgia Meloni venisse qua in parrocchia con metà del suo Governo e prendesse degli impegni e li sta mantenendo tutti. Questa è la verità. Se a qualcuno questa verità non piace se ne facesse una ragione. La colpa non è mia. Io non posso dire che la mia mano è nera». «Stiamo veramente giocando con la verità. Io sono un prete. Non costringeranno mai a dire quello che vogliono loro, a farmi dire cosa che io non ho mai detto – ha aggiunto -. Però, quello che stiamo vedendo non è che lo dico io. Se lei manda le sue telecamere qua le accompagno io a vedere quello che sta succedendo a Caivano. E De Luca queste cose le sa meglio di me, molto meglio di me».

martedì, 14 Maggio 2024 - 10:25
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