Benché detenuto in carcere dal 2010, avrebbe continuato a impartire direttive agli affiliati per continuare a riscuotere i proventi delle attività estorsive utili allo sviluppo dell’organizzazione. Oscar Pecorelli, detto ‘o malomm, sarebbe riuscito a conservare il suo ruolo apicale all’interno del clan Lo Russo, arrivando persino a gestire occultamente tre società e una ditta individuale esercenti le attività di commercio all’ingrosso di pellame, bar, lavanderia e autotrasporto, nonché un circolo ricreativo, e veicolando dal carcere direttive tese al reimpiego di capitali illeciti sia nelle imprese di cui era socio occulto, sia in beni mobili e immobili intestati fittiziamente a terzi, nonché in orologi di lusso acquistati anche all’estero (Dubai) con pagamenti in criptovaluta. È quanto emerge da un pezzo di inchiesta sul clan Lo Russo coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia.
La circostanza è contenuta in un decreto di sequestro preventivo d’urgenza che ha interessato 20 persone indagate per estorsione, usura, riciclaggio, trasferimento fraudolento di valori ed emissione e utilizzo di false fatture, aggravati dal metodo mafioso e dalla finalità agevolativa del clan Lo Russo. Il provvedimento è stato eseguito dal Gico del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Napoli, che ha condotto le indagini, e dal Nucleo investigativo centrale di Roma della Polizia Penitenziaria, in collaborazione con lo Scico e con la Compagnia Capodichino della Guardia di Finanza.
Dalle indagini sarebbe anche emerso che Pecorelli, condannato all’ergastolo, grazie ad una notevole disponibilità di denaro contante, avrebbe concesso prestiti a tassi usurari a imprenditori in difficoltà pretendendone la restituzione con metodo mafioso. Su queste basi, sono stati sottoposti a sequestro otto immobili, 12 lotti di terreno, 5 complessi aziendali, due autovetture, un ciclomotore e 90 rapporti finanziari per un valore stimato di circa 8 milioni di euro.
mercoledì, 26 Giugno 2024 - 11:26
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