Camorra, ordini dal carcere nonostante il 41bis: 4 arresti nel clan Contini

Il ras Patrizio Bosti

Sarebbero riusciti a bucare le fitte maglie dei controlli del carcere duro, facendo arrivare all’esterno le linee guida del clan e riuscendo finanche a pressare persone vicine al clan affinché interrompessero la collaborazione con la giustizia. Patrizio Bosti, al secolo braccio destro del boss Eduardo Contini ‘o romano, e il figlio Ettore Bosti sono stati raggiunti questa mattina da una nuova ordinanza di custodia cautelare in carcere. Sono detenuti entrambi da un pezzo, e ad entrambi la Direzione distrettuale antimafia di Napoli contesta l’avere mantenuto un ruolo apicale all’interno.

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Nello specifico, si legge in una nota stampa, padre e figlio (il primo ristretto a Parma, il secondo a Cuneo), avrebbero «affidato incarichi direttivi a soggetti di propria fiducia», deciso «una totale inversione delle linee strategiche del clan (fino a quel momento impostate su una sostanziale pax mafiosa con il contrapposto cartello dei Mazzarella)» e promosso «reati fine tipici sia dell’ala criminale che di quella imprenditoriale». Non solo: avrebbero impartito «disposizioni volte ad indurre soggetti intranei e/o contigui a non collaborare con la giustizia, ovvero ad interrompere il percorso collaborativo»; avrebbero mantenuto «rapporti con le altre consorterie criminali affiliate alla Alleanza di Secondigliano» e, infine, avrebbero dato «indicazioni in ordine alla distribuzione delle “mesate”». Oltre a Patrizio ed Ettore Bosti sono stati raggiunti da misura cautelare anche Flora Posti (figlia di Patrizio) e il genero Luca Esposito. I quattro sono accusati a vario titolo di associazione mafiosa, minaccia, induzione a non rendere dichiarazioni o a rendere dichiarazioni mendaci all’autorità giudiziaria, riciclaggio e autoriciclaggio, aggravati dalla matrice camorristica (aggravante non contestata a uno degli indagati).

Flora Bosti, in particolare, viene ritenuta la “longa manus” del padre: gestiva, è l’accusa della procura, la casa del clan grazie alla quale “manteneva” gli affiliati, le loro famiglie. Non solo: sarebbe stata lei ad occuparsi di investire i proventi illeciti e a tenere i rapporti con gli affiliati per conto del padre. Il reato di riciclaggio viene contestato anche al genero di Bosti, Luca Esposito, il quale, metteva a segno le sue truffe vendendo gli orologi di lusso “taroccati” a persone facoltose in tutto il mondo, per poi riciclarne i proventi in società intestate a prestanome. Le indagini hanno anche stabilito che due indagati avrebbero riciclato in società intestate a soggetti prestanome, operanti nei settori della gestione di rifiuti ferrosi, della telefonia e della locazione di immobili, i proventi di truffe perpetrate mediante la rivendita di orologi di lusso a cittadini extracomunitari. Contestualmente alle misure cautelari personali, sono state eseguite perquisizioni delegate nei confronti di altre nove persone, in quanto possibili detentori di denaro contante o altri beni per conto degli indagati. È stato inoltre eseguito il sequestro preventivo di due immobili intestati a prestanome e di somme di denaro pari a euro 353.709,95, quale profitto del reato di riciclaggio. Le indagini hanno visti impegnati la Squadra Mobile di Napoli, il Nucleo investigativo dei Carabinieri di Napoli, il nucleo di Polizia economico-finanziaria di Napoli e lo Scico della Guardia di Finanza.

lunedì, 1 Luglio 2024 - 11:22
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