Napoli, a Barra locale incendiato e strage evitata. Il giovane titolare: «Delusi ma non molliamo». Forte: «Esasperati» | Video

di maga

In via Repubbliche Marinare a Napoli, civico 190, c’è un locale chiuso da poco più di una settimana. Chiuso perché qualcuno ha appiccato il fuoco alla saracinesca esterna con l’obiettivo, per fortuna non centrato, di dare fuoco all’intera attività. Emanuele Busiello, giovane imprenditore, lavora dalla sera del rogo per rimettere in moto il locale, Komm Koce. Ha aperto poco più di un mese fa, portando una ventata di novità e di speranza (imprenditoriale) in un quartiere, quello di Barra, sempre più spopolato di attività e sempre più difficile da vivere per via della pressante presenza della criminalità (organizzata e non). Investimenti, sacrifici, desiderio di mettersi in gioco e poi la telefonata nel cuore della notte con la quale ti si avvisa che sta andando tutto in fiamme.

«Quando ci hanno chiamati, all’inizio abbiamo pensato a un evento accidentale, abbiamo pensato che qualcuno del personale potesse aver commesso una dimenticanza che avesse innescato l’incendio. Poi – racconta Emanuele -, una volta arrivati sul posto, ci siamo resi conto che le fiamme partivano dall’esterno e abbiamo capito che l’evento era doloso». Le immagini catturate dalle telecamere presenti in zona mostrano una persona sola in azione, una persona giunta in sella a uno scooter e “armato” di una tanica di benzina. Avrebbe potuto fare una strage, il “piromane”. «Quella notte si è rischiato molto. All’interno abbiamo il forno alimentato a gas, se le fiamme si fossero propagate anche all’interno sarebbe saltato tutto in aria. E a quel punto non ci avremmo rimesso solo noi, ma delle persone sarebbero potute morire», spiega Emanuele.

Il locale Komm Koce insiste al piano terra di una palazzina dove abitano sei famiglie. Il peggio, per fortuna, è stato scongiurato. Ma ora Emanuele e i suoi soci pensano a ripartire. I danni sono stati importanti. Loro, però, non intendono mollare. Nonostante lo scoramento e la rabbia. «Questo è il quartiere dove siamo nati, dove viviamo. Siamo delusi, siamo rammaricati ma non intendiamo andarcene – dice Emanuele -. Chi ci circonda ci ha sempre dato forza, quando abbiamo aperto abbiamo avuto molto sostegno. E intendiamo ripagare questo affetto continuando a coltivare qui il nostro sogno». Quello di Emanuele è un messaggio di speranza e di incoraggiamento ai tanti di giovani di questo quartiere difficile. «Bisogna crederci, dobbiamo crederci», rimarca Emanuele.

In casi come questi la rete di solidarietà può fare la differenza. Lo sottolinea l’imprenditore Gianni Forte, il titolare del “Moa Caffè” che pochi mesi fa è stato oggetto di una brutta rapina e poi teatro di una importante marcia della legalità cui parteciparono istituzioni, esponenti delle forze dell’ordine. «Questo locale è nato dopo tanti sacrifici. Vedersi incendiare il locale da un balordo che arriva e da fuoco al locale, fa male. Bisogna fare rete, bisogna restare uniti perché uniti si può vincere», dice Forte, la cui attività insiste proprio a pochi metri da Komm Koce. E si può vincere, dice Forte, contro i soprusi. «La criminalità su questo territorio cresce a dismisura. Chiediamo più presenza sul territorio, più forze dell’ordine – aggiunge Forte, lanciando un appello -. Non possiamo essere abbandonati». A dimostrazione del fatto che Barra è un quartiere in difficoltà c’è il fatto che la stessa notte in cui si è verificato il raid ai danni di Komm Koce, ignoti hanno appiccato il fuoco anche al Caf di fronte alla Guardia di Finanza. «Siamo esasperati – conclude Forte -. Io dico a loro, ai giovani, di non mollare. Ma serve una risposta. Io credo che lo Stato tarda a rispondere, ma la legge non dimentica. La giustizia prima o poi arriverà».

martedì, 9 Luglio 2024 - 11:54
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