Carceri, due rivolte in 24 ore: protesta a Vercelli, ieri a Trieste. Il vescovo Trevisi: «Situazione dei detenuti impressionante»


Ennesima giornata di passione nel mondo delle carceri e di protesta verso il Governo. Dopo la rivolta di ieri sera nel penitenziario di Trieste, oggi pomeriggio è esplosa la rabbia dei detenuti reclusi a Vercelli. A far scattare la protesta nel carcere di Vercelli è stato l’allagamento di parte dell’istituto a seguito dell’ondata di maltempo che ha colpito la città. Al momento, secondo quanto comunicato da Aldo Di Giacomo (segretario generale del sindacato di polizia Spp), sarebbero due i piani presi dai detenuti. Sono presenti polizia, vigili del fuoco e ambulanze.

Appena ieri sera si è registra la rivolta nel carcere di Trieste. La rivolta è cominciata intorno alle 19: i detenuti, che contestavano le difficili condizioni nel penitenziario a causa del caldo e del sovraffollamento, hanno lanciato oggetti sulla strada e dato alle fiamme coperte. Sul posto sono accorse le forze dell’ordine e diverse ambulanze. La rivolta è terminata intorno alle 23, la polizia ha dovuto fare irruzione. Dopo questi fatti hanno alzato la voce non solo le opposizioni di Governo. Il vescovo di Trieste, monsignor Enrico Trevisi, ha preso posizione rispetto alla rivolta di ieri nel carcere di Trieste, fermando in una lettera il suo disappunto: «La situazione dei carcerati in Italia è impressionante. Molto si è scritto. Ora occorre agire. Occorre invertire la tendenza di aumentare i reati a cui corrispondono pene detentive per inventare altre modalità di pene, che meglio corrispondono a quanto previsto anche dalla nostra Costituzione, dai Trattati Internazionali e dalle nostre Leggi». Anche per il vescovo la protesta di ieri affonda le radici in alcuni “macro-problemi che si intrecciano”: «sovraffollamento cronico, inadeguatezza strutturale di molte carceri, mancanza di personale a tutti i livelli».

«Le persone sono in carcere perché non hanno rispettato la legge – segnala il vescovo – ed ecco che è un controsenso se poi lo Stato non rispetta le Leggi che regolamentano il carcere e i carcerati», sottolineando la gravità del sovraffollamento. Il vescovo si sofferma anche sul fatto che i «detenuti sono persone assai vulnerabili», richiamando alla mente «il dramma dei suicidi nelle carceri italiane (e in genere in tutte le carceri)». Infine, i detenuti sono «persone che hanno sbagliato, e i reati commessi vanno perseguiti», ma «parliamo di persone, la cui dignità umana permane». Non bisogna allora dimenticare «le possibilità della ‘giustizia riparativa’, opportunità importante introdotta dalla ‘riforma Cartabia’».

Insomma, bisogna «umanizzare le carceri perché non siano scuole in cui si impara a delinquere ancora di più ma luoghi in cui le persone sono accompagnate a rigenerarsi a vita nuova».
Punta i piedi anche il Garante regionale dei diritti della persona di Trieste, Paolo Pittaro: «I nostri allarmi sono stati lanciati invano. Chiediamo modifiche al decreto appena varato dal Governo, per ridurre in tempi rapidi il sovraffollamento carcerario». «Subito dopo le 19 (con la polizia penitenziaria ridotta al minimo) – racconta il Garante in riferimento alla rivolta avvenuta nel penitenziario di Trieste – è iniziata la forte protesta dei detenuti per il massiccio sovraffollamento (260 persone su una capienza di 150), il gran caldo, i materassi a terra e la presenza di cimici. Circa 130 detenuti hanno occupato l’infermeria, facendo man bassa sui farmaci, hanno incendiato coperte e lenzuola, allagato il settore, svuotato gli estintori e devastato i locali». «Nessuno scontro fisico e feriti fra i detenuti e le forze dell’ordine – ha precisato Pittaro – mentre sei ristretti sono stati soccorsi dalle ambulanze per malore, intossicazione da fumo o per precauzione in quanto cardiopatici. La struttura ha subito danni importanti e necessita ora di un attento bilancio sulla sua operatività».

venerdì, 12 Luglio 2024 - 19:33
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