A casa non vogliono tornare, anche se gli alloggi sono stati dichiarati agibili e i problemi di fornitura d’acqua sono stati risolti. Nella Vele celeste ci sono famiglie che potrebbero rientrare nelle loro case perché c’è il via libera dei tecnici che hanno effettuato le dovute verifiche a seguito del crollo del ballatoio, ma nessuno degli sfollati intende rimettere in quella Vela. Un po’ per paura e diffidenza («Chi ci dice che è veramente sicura? Che non ci saranno altri crolli»), un po’ perché tra gli abitanti della Vela si è capito che questa tragedia è l’occasione di una lotta per abitazioni confortevoli, in tempi brevi, che non va sprecata, è l’occasione per pretendere un’attenzione che lo Stato non ha mai avuto. E così tra quanti sono accampati all’Università, il ritornello che suona più frequentemente al perché chi può non torna a casa è: «O tutti o nessuno».
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Sì, perché è già chiaro che un gruppo di persone non potrà più rientrare in casa: nella prima fase delle verifiche 31 alloggi sono stati dichiarati inagibili e al momento non sono state ancora individuate soluzioni alternative definitive. Si teme che, passata l’emergenza e rientrati tutti nelle case (quelli che possono ovviamente), i più sfortunati vengano poi dimenticati e isolati in sistemazioni di fortuna destinate a diventare definitive. E, allora, «o tutti o nessuno».
Chi può ha trovato riparo presso amici e parenti, almeno si è assicurato un letto, un bagno e un pasto caldo assicurato. Chi non ha come fare è all’Università di Scampia, divenuta il centro della resistenza. Una resistenza che ieri sera ha visto gli abitanti della Vela celeste sfilare in corteo, dietro uno striscione eloquente: «Il nostro sangue, le nostre vite. Resistete». Il punto di partenza della fiaccolata è stato proprio l’Università, l’ultima tappa è stato lo spiazzo antistante la Vela celeste, dove tre persone sono morte e 12 (tra le quali sette bambini) rimaste ferite a causa del crollo di un ballatoio al terzo piano. Qui il corteo s’è fermato, s’è raccolto in un minuto di silenzio e ha fatto poi partire un lungo applauso. Nel mezzo del corteo, al quale hanno preso parte anche il vicesindaco di Napoli Laura Lieto e l’assessore Vincenzo Santagada, preghiere per vittime, i cui nomi sono stati ripetuti più volte ad alta voce, e feriti ma anche critiche molto forti per il mancato intervento di risanamento delle Vele.
«È una rabbia che porteremo per sempre dentro. C’è bisogno di una risposta vera da dare a chi da tanti anni aspetta», ha detto Omero Benfenati del Comitato Vele di Scampia. E proprio Benfanati spiega il senso di quella parola “resistete” strettamente collegata all’occupazione dell’Università: «Stiamo chiedendo di rimanere qua in attesa che arrivino risposte concrete da dare a chi aspetta da quattro giorni. Stiamo chiedendo una alternativa nell’interesse delle famiglie che vivono una situazione di emarginazione sociale». E la risposta, per gli sfollati, non può essere il trasferimento in palestre o scuole: «Serve una risposta – conclude Benfenati – che porti dignità a chi da troppi anni sta aspettando».
venerdì, 26 Luglio 2024 - 11:14
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