«Camorra in Comune a Torre A.», inchiesta archiviata: accuse cadute per ex sindaco. Caso chiuso per generale De Pascale

procura di napoli
Procura di Napoli (foto kontrolab)
di Manuela Galletta

Quella inchiesta provocò un vero e proprio terremoto politico. E lo provocò in un territorio dove la criminalità organizzata fa sentire forte la sua pressione da decenni. Era il febbraio 2022 quando la Squadra mobile di Napoli squassò la vita politica oplontina. Vincenzo Ascione, allora sindaco di centrosinistra a Torre Annunziata e la sua squadra, furono disarcionati anzitempo da un’accusa di concorso esterno al clan Gionta: Consiglio comunale sciolto per infiltrazione della camorra dopo la relazione della Commissione d’accesso (inviata in seguito all’apertura dell’inchiesta della procura) e tutti a casa, con addosso il sospetto di essere collusi coi delinquenti. Una mazzata. Una mazzata per Ascione, che all’ultimo rinnovo del Consiglio comunale si è dovuto fermare ai box proprio per via dell’indagine della Dda, ma anche per il mondo politico di centrosinistra, che in qualche modo si è trovato a dover prendere le distanze dal “passato” candidando solo persone non provenienti dall’esperienza amministrativa finita sotto i riflettori della procura di Napoli. Tanto rumore. Tanto rumore per (quasi) nulla.

Sì perché l’inchiesta che ha terremotato il Palazzo comunale e condizionato le ultime elezioni amministrative è stata archiviata. A chiedere la chiusura del fascicolo sono stati proprio i pubblici ministeri Valentina Sincero e Francesca De Renzis, che avevano istruito il caso, e il giudice per le indagini preliminari Luca Rossetti del Tribunale di Napoli ha impresso il suo sigillo. In estrema sintesi, hanno scritto i due pm nella richiesta di archiviazione, «per le ipotesi di corruzione, non sono emersi gli elementi oggettivi e soggettivi necessari per la configurate del reato» e sono «risultati insufficienti» anche «gli elementi per altre ipotesi di reato», tra le quali quella del concorso esterno in associazione di stampo mafioso. Il reato di corruzione cui si fa riferimento coinvolge la figura di Salvatore Onda, nipote del boss Umberto Onda, quest’ultimo elemento apicale del clan Gionta e già detenuto in regime di 41bis. Salvatore Onda, dipendente di una partecipata, era stato intercettato più volte al telefono con l’allora sindaco Vincenzo Ascione. Conversazioni nelle quali si parlava anche di fatti politici rilevanti, come la conversazione del 16 gennaio 2022 nel corso della quale uno dei due interlocutori fa riferimento «a una riunione pure per capire la composizione delle liste per la Città Metropolitana».

Tant’è, la procura nella fase iniziale delle indagini assume che Salvatore Onda sarebbe stato «l’interlocutore di Ascione per verificare l’esistenza di fondi Pnnr per il Comune» e che avrebbe avuto «un ruolo chiave nella vita politica di Torre Annunziata, costituendo l’elemento di raccordo e collegamento tra amministratori pubblici del comune di Torre Annunziata, consiglieri regionali ed imprenditori che gestiscono i vari servizi concessi in appalto dal Comune». In un’altra conversazione Ascione chiese pure a Onda di intercedere per ottenere contatti politici in Regione allo scopo di trovare un nuovo “sponsor” dopo la rottura con il consigliere regionale Mario Casillo (Pd). Non solo: per la procura Onda fu anche in grado di esercitare «un’influenza costante, con altrettanto costante opera di condizionamento» sulle scelte gestionali e sulle nomine degli assessori. Un quadro di sospetti che però non ha condotto gli inquirenti in un’aula di Tribunale. Dalle «indagini fatte di intercettazioni, acquisizioni documentali, sommarie informazioni ed analisi dei dati estrapolati dai cellulari non sono emersi elementi per formulare a carico degli indagati una ragionevole previsione di condanna, essendo stati accertati, nei loro confronti, solo episodi di malcostume nella gestione amministrativa del Comune di Torre Annunziata», scrivono i magistrati.

Più nel dettaglio, i magistrati asseriscono essere «palese» «solo un clima diffuso di soggezione nei confronti di Salvatore Onda, che interveniva arbitrariamente nelle scelte del comune». Tradotto: l’inchiesta si sgonfia, si svuota di significato penale e diventa un problema politico. L’archiviazione dal reato di corruzione ha riguardato l’ex sindaco Vincenzo Ascione, l’allora vicesindaco Luigi Ammendola, l’ex presidente del Consiglio comunale Rocco Manzo, gli ex assessori Luisa Refuto e Gioacchino Langella, l’ex capo ufficio tecnico Nunzio Ariano. Proprio Ariano e l’ex vicesindaco Ammendola sono però sotto processo, dinanzi ai giudici del Tribunale di Torre Annunziata, per un’altra contestazione di corruzione: sono accusati di avere intascato soldi per sbloccare lavori pubblici. Archiviazione anche per l’ex consigliere regionale della Campania, Carmine De Pascale, approdato in Regione nel 2015 con il gruppo “De Luca presidente” dopo una lunga e prestigiosa carriera militare raggiungendo il grado di generale di corpo d’armata dell’Esercito italiano.

A De Pascale (difeso dall’avvocato Andrea Ladogana) era contestato il reato di traffico di influenze in riferimento alla sua attività di consigliere regionale per fatti relativi al 2020. «Avevo riposto fiducia nella magistratura, con serenità. Ero sicuro del mio operato, sempre ispirato alla correttezza, all’onestà, al rispetto di tutti ed alla profonda dedizione al lavoro per il bene dei cittadini e del territorio della Campania. Così come è stato nei passati quarantadue anni di onorato servizio nell’Esercito, in Italia e nelle missioni internazionali», è stato il commendo del generale De Pascale. Originario di Mercato San Severino, nel Salernitano, nella sua lunga carriera nell’Esercito Italiano, De Pascale ha ricoperto importanti incarichi di comando sia all’estero che in Italia. È stato tra l’altro comandante della Brigata bersaglieri ‘Garibaldi’ di Caserta e impiegato a Nassirya, quale Comandante dell’italian Joint Task Force Iraq durante l’operazione Antica Babilonia. Successivamente consigliere Militare e Addetto per la Difesa presso la Rappresentanza Permanente d’Italia in seno all’Unione Europea, a Bruxelles. E poi nel 2014 Comandante del 2° Comando delle Forze di Difesa (Forze Operative del centro-sud Italia) di San Giorgio a Cremano (Na). «Anche durante la mia attività di consigliere regionale – ha detto De Pascale – mi sono sempre speso solo al servizio dell’istituzione e delle fasce più deboli». In Consiglio regionale è stato promotore di diverse iniziative legislative tra cui quella per l’istituzione del ‘Premio Nassirya’ (che è un riconoscimento per gli operatori delle forze dell’ordine che si distinguono nella lotta alla criminalità sul territorio regionale). E ancora: è stato promotore delle leggi regionali sulla tutela e il benessere degli animali di affezione e dell’istituzione di un fondo regionale a favore delle vittime innocenti della criminalità.

Archiviazione, infine, per Bonaventura Ammendola, indagato per false informazioni al pubblico ministero, e per i commercialisti Marco Varvato e Francesco Conte, ai quali era contestato il reato di concorso eterno in associazione mafiosa. I due commercialisti gestivano un Caf nel quale, nell’ottobre 2019, fu trovato un ordigno inesploso. Poi qualche giorno dopo colpi di pistola furono esplosi contro la serranda dello stesso studio. Da questi due episodio prese il via l’inchiesta che nel 2022 ha terremotato Palazzo Criscuolo, cambiando il corso della politica locale.

giovedì, 8 Agosto 2024 - 18:55
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