Hacker buca sistema informatico del ministero Giustizia, prelevati migliaia di file: arrestato. Indagini su mandanti

di GaMa

«Abbiamo visto che ha tentato di entrare nelle mail di alcuni magistrati e allora per certe indagini siamo tornati al cartaceo, ci siamo portati a mano i documenti». Nella procura della Repubblica di Napoli c’è stato un momento in cui magistrati e investigatori sono tornati indietro nel tempo, recuperando carta e penna e abbandonando i più veloci strumenti digitali anche per trasmettere una mail. Quel momento si è consumato quando la magistratura ha scoperto l’esistenza di un hacker che ha bucato il sistema informatico del ministero della Giustizia, rubando migliaia e migliaia di file, inclusi atti giudiziari, coperti da segreto. «Un mago dell’informatica, uno che ci ha fatto girare la testa per più di un anno», ha osservato il procuratore di Napoli Nicola Gratteri. Un “mago” che ha cercato di attaccare anche il sistema informatico della Guardia di finanza e che ha cercato di spiare pure le mail di alcuni magistrati.

Quell’hacker è stato arrestato ieri sera a Roma, mentre era letteralmente con le mani sulla tastiera del pc intento a estrapolare illecitamente altri file sensibili. «Questa indagine è stato anche un lavoro di nervi – ha spiegato Gratteri in conferenza stampa -. C’era la paura che l’hacker potesse bloccare tutto il sistema giustizia, ma era indispensabile trattenersi. Era necessario intervenire quando l’hacker era con le dita sulla tastiera per entrare nel suo server». In tal modo, ha aggiunto Gratteri, «stanotte abbiamo potuto acquisire migliaia e migliaia di atti». Fondamentale in questa attività è stato il ruolo di raccordo svolto dalla Direzione nazionale antimafia. «Il risultato di questa notte è stato possibile perché c’è stato un grande coordinamento da parte della procura nazionale antimafia che ha messo attorno a un tavolo il ministero della Giustizia, un’associazione di università che studiano i sistemi informatici, l’agenzia per la cybersicurezza nazionale – ha spiegato Gratteri -. Se non ci fosse stato questo coordinamento oggi non saremmo qui, perché ci saremmo mossi in ordine sparso e ovviamente avremmo fatto sicuramente degli errori quantomeno di intervento. Invece il coordinamento è stato importante perché ogni riunione è servita a rinviare l’intervento, abbiamo educato tutti a non intervenire».

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Ventiquattro anni, originario di Gela (in provincia di Caltanissetta, il giovane è stato trasferito in carcere – in esecuzione di una ordinanza di custodia cautelare emessa dal giudice per le indagini preliminari della sedicesima sezione del Tribunale di Napoli – e deve rispondere di accesso abusivo aggravato all struttura dello Stato e diffusione di malware in concorso con ignoti. La Polizia postale e delle Comunicazioni, che ha condotto le indagini, ha sequestrato da alcuni server, dislocati anche all’estero, diversi terabyte di dati già decriptati. Su questo materiale ha inizio adesso il secondo step delle indagini della procura. Bisognerà capire se l’hacker abbia “venduto” gli atti rubati, se abbia agito su commissione o se la sua sia stata una “sfida” ai raffinati sistemi informatici del ministero con una “collezione”, senza fini di lucro, di atti giudiziari. «L’indagine di Napoli ha una straordinaria complessità che va ancora tutta esplorata», ha avvertito il procuratore Giovanni Melillo. Di sicuro non vi è alcun legame con la brutta storia di dossieraggio che ruota attorno al finanziere Pasquale Striano e al magistrato (ora in pensione) Antonio Laudati: «Quei due filoni – ha sottolineato Melillo – sono assolutamente separati».

mercoledì, 2 Ottobre 2024 - 15:33
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