Ventiquattro anni di reclusione non sono serviti a comprendere gli errori del passato e a decidere di imboccare una via alternativa e diametralmente opposta a quella che gli è costata la liberà. Alberto Mezzero, 62 anni e storico affiliato al clan dei Casalesi, si sarebbe attivato per rimettere in piedi il suo gruppo non appena è giunto il suo fine pena e ha rimesso piedi a casa: è questo uno degli aspetti più delicati dell’inchiesta su una frangia del clan dei Casalesi che stamattina è sfociata nell’esecuzione di 14 ordinanze di custodia cautelare, di cui nove in carcere e cinque agli arresti domiciliari.
I reati contestati a vario titolo sono di associazione per delinquere di tipo mafioso, estorsione, incendio, detenzione di armi e ricettazione. L’indagine è stata avviata nel settembre del 2022 e si è conclusa alla fine del mese di giugno 2023: al centro è finita l’operatività di alcuni affiliati al clan dei Casalesi attualmente attivi nei territori di Grazzanise, Santa Maria La Fossa, Vitulazio, Capua, San Tammaro, Santa Maria Capua Vetere, Casal di Principe e comuni limitrofi. Mezzero è una delle figure centrali dell’indagine coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia e condotta dai carabinieri del Nucleo investigativo del Comando provinciale di Caserta. L’uomo era tornato in libertà nel 2022; era legato alla fazione Schiavone del clan dei Casalesi e stava riorganizzando i gruppi malavitosi della federazione mafiosa casalese una volta capeggiati dai capiclan Francesco Schiavone, soprannominato “Sandokan”, e Michele Zagaria, detto “capa storta”.
«Avvalendosi di persone di fiducia, tra cui anche dei parenti, Mazzero ha posto in essere estorsioni in danno di imprenditori, una tentata estorsione in danno di una giovane coppia per risolvere una controversia abitativa connessa con la resistenza opposta dai due nel liberare l’appartamento in cui erano in affitto, realizzata mediante minaccia e violenza ed in particolare culminata nell’incendio dell’autovettura di proprietà dei predetti», è quanto viene annotato in un comunicato stampa.
Tra gli indagati figura anche Carmine Zagaria, 56 anni, fratello dell’ex primula rossa Michele Zagaria, boss dell’omonima fazione della federazione mafiosa casalese. A Carmine Zagaria viene contestato di essere il mandante di una estorsione da 40mila euro avanzata nell’ambito di una compravendita di un capannone in località Torello della frazione Sant’Andrea del Pizzone a Francolise (Caserta) risalente al 28 marzo 2022. La procura aveva chiesto l’arresto di Gararia, ma il giudice per le indagini preliminari Nicoletta Campanaro, pur sottolineando i gravi indizi di colpevolezza, ha rigettato la richiesta cautelare. Secondo quanto emerso dalle indagini dei carabinieri, la richiesta prevedeva che dovessero essere corrisposti 30mila euro dal compratore e 10mila dal venditore. La vicenda ha però visto la convergenza su questa richiesta anche del capozona di Francolise il quale, invece, era intenzionato anche lui a imporre un “pizzo” da 40mila euro ma da suddividere in due tranche da 20mila per ciascuna delle due vittime, una delle quali venne anche minacciata e aggredita.
lunedì, 14 Ottobre 2024 - 10:25
© RIPRODUZIONE RISERVATA