La parabola è compiuta. Il Grand hotel la Sonrisa a Sant’Antonio Abate (in provincia di napoli), anche noto come “castello delle cerimonie”, è stato acquisito dal Comune di Sant’Antonio Abate. Il passaggio segue la confisca dell’immobile e dell’intera area di oltre 40 mila metri quadrati, che adesso entrano a far parte del patrimonio comunale.
La Sonrisa è finita nel mirino delle autorità giudiziarie perché si è riscontrato che sul terreno dove sorge il “castello” sarebbe avvenuta una lottizzazione abusiva e sarebbero stati perpetrati abusi fin dal 1979. La sentenza di primo grado che certificava gli abusi è arrivata nel 2016, poi è stata parzialmente riformata dalla Corte di Appello di Napoli. E proprio la decisione di secondo grado è divenuta definitiva con la sentenza della Corte di Cassazione: a febbraio gli ermellini hanno dichiarato prescritti i reati ma la confisca è divenuta definitiva.
«Adesso, con gli uffici comunali sono stati stilati tutti gli atti d’indirizzo per avviare l’acquisizione del bene, in vista del successivo cronoprogramma per liberare immobili e terreni – ha spiegato la sindaca Ilaria Abagnale -. Nei prossimi giorni è stata programmata una riunione gestionale che delineerà in maniera oculata il cronoprogramma delle attività, che saranno valutate di concerto con gli uffici comunali. Il cronoprogramma sarà successivamente sottoposto al vaglio delle Prefettura e della Procura Generale di Napoli. Nel frattempo, attraverso una nota indirizzata al Prefetto, alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Torre Annunziata e alla Procura Generale di Napoli, sono state già trasmesse le copie delle delibere adottate».
Sino a quando l’iter burocratico non sarà terminato, la Sonrisa continuerà le sue attività: il “castello” sta regolarmente ospitando cerimonie ed è tuttora gestito dai Polese, i precedenti proprietari, i quali però adesso si trovano nella condizione di occupanti sine titulo e stanno versando un affitto al Comune. «Nel frattempo, i precedenti titolari del bene, attuali occupanti sine titulo, stanno versando regolarmente un canone di circa 29mila euro mensili per l’occupazione, calcolato in base alle tabelle delle quotazioni stabilite dall’Osservatorio del Mercato Immobiliare dell’Agenzia delle Entrate», ha spiegato la sindaca. Su cosa accadrà in futuro (ossia se il “castello” chiuderà definitivamente i battenti passando, anche nella gestione, nelle mani del Comune), è presto dirlo: «Il futuro della struttura sarà condiviso, deciso e comunicato solo nei prossimi mesi. Ogni azione – ha sottolineato la sindaca di Sant’Antonio Abate – sarà intrapresa in sinergia con la prefettura e la procura generale, con la massima trasparenza e nel rispetto della legalità».
Il Comune di Sant’Antonio Abate si sta avvalendo delle consulenze di due esperti legali esterni all’Ente: per gli aspetti amministrativi è stato nominato l’avvocato Lorenzo Lentini, per quelli di natura penale l’avvocato Marco Campora. Ad oggi, le motivazioni della sentenza emessa dalla Corte di Cassazione lo scorso 15 febbraio con la quale si conferma quella emessa dalla Corte d’Appello nel 2022 non risultano ancora pubblicate, né la sentenza è stata notificata al Comune di Sant’Antonio Abate.
«Un ritardo – ha sottolineato Ilaria Abagnale – che ha rallentato le fasi successive relative all’acquisizione. Di concerto con i consulenti nominati, il Comune ha deciso di avviare ugualmente l’iter, tenuto conto che si tratta di una sentenza comunque divenuta irrevocabile. Nell’attesa, la macchina amministrativa non è stata inerme: ha avviato tutte le pratiche necessarie ed ha anche richiesto una valutazione del bene all’Agenzia del Territorio di Napoli che, però, con una nota ha precisato che potrà effettuare un sopralluogo solo a partire da dicembre 2024».
martedì, 15 Ottobre 2024 - 11:04
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