Meningite curata come vasculite, Maria perde alcune dita delle mani e non può passeggiare: Asl Caserta condannata

aula tribunale
di Laura Nazzari

Ha rischiato di morire, Maria Iavarone. Ha rischiato di morire perché al pronto soccorso dell’ospedale Moscati di Aversa, in provincia di Caserta, dove – l’11 febbraio 2018 – è arrivata in condizioni preoccupanti, il personale medico non ha fatto la giusta diagnosi e di conseguenza non le ha somministrato le terapie adeguate. Per fortuna Maria è viva: dopo 8 giorni in terapia intensiva (presso un altro ospedale), s’è ripresa e oggi – sei anni più tardi – racconta a voce alta la sua storia, una storia che le ha segnato la vita.

Ventotto anni compiuti da un paio di mesi, Maria deve convivere con menomazioni fisiche che le rendono complicate semplici attività e deve fare i conti le inevitabili ripercussioni sul suo futuro, psicologico e lavorativo. «Mi hanno amputato il mignolo della mano sinistra e il medio della mano destra, non ho più molti tessuti delle gambe», racconta Maria. A causa di queste menomazioni, Maria deve rinunciare a fare passeggiate perché «dopo pochi metri mi stanco» e fa fatica a tenere in mano una bottiglietta d’acqua. Danni importanti, cristallizzati nell’invalidità al 75% per cento che le è stata riconosciuta. Danni che, recita una sentenza, che sono frutto della «condotta colposa dei sanitari» dell’ospedale Moscati dove Maria Iavarone arrivò in condizioni preoccupanti.

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Ecco perché l’Asl di Caserta – cui fa capo l’ospedale Moscati – è stata condannata a risarcire Maria per danni fisici, morali, estetici e biologici per un importo di 80mila euro. La sentenza (divenuta definitiva nei giorni scorsi) è stata emessa dalla seconda sezione civile del Tribunale di Napoli Nord (presidente Dora Alessia Limongelli), che ha accolto il ricorso presentato dall’avvocato Luciano Palermo, dello studio Olmo, nell’interesse di Maria. «Eravamo certi di questa sentenza – commenta l’avvocato Palermo -. Il nostro team si avvale di medici di profilo universitario per studiare i casi da affrontare e la perizia dei nostri medici sul caso di Maria Iavarone è stata accolta in pieno dal tribunale di Napoli Nord».

Tutto ha inizio l’11 febbraio 2018, quando Maria, residente in uno dei comuni dell’hinterland a nord di Napoli, lamenta febbre quasi a 40 e presenta lividi sui gomiti delle braccia. Viene portata all’ospedale Moscati di Aversa, rimane in pronto soccorso per cinque ore. «Gli infermieri mi dicevano di non strillare e di aspettare», ricorda Maria. Nel frattempo, dopo le prime indagini di laboratorio, il suo caso viene trattato come vasculite sistemica e a Maria viene somministrata una base di cortisone. A distanza di diverse ore però la situazione non migliora: la febbre persiste e il terzo dito della mano destra inizia a cambiare colore, divenendo bluastro a testimoniare la mancanza di ossigenazione nel sangue. Solo dopo cinque ore di attesa – annota in un comunicato stampa dell’avvocato Palermo – vengono eseguite le analisi del sangue e i medici si rendono conto che è in atto una severa infezione. «Consigliarono a mio padre di trasportarmi in infettivologia all’ospedale di Caserta – prosegue Maria -, ma lui mi portò al Cardarelli di Napoli dove capirono subito che avevo la meningite e mi trasferirono al Cotugno».

Qui Maria viene trattata subito con terapia antibiotica, in attesa del risultato dagli esami che evidenziarono una meningite in atto. Maria trascorre otto giorni in terapia intensiva, tra la vita e la morte. Si riprende grazie alla giusta terapia, ma il suo corpo presenta dei segni permanenti. «Mi hanno amputato il mignolo della mano sinistra e il medio della mano destra, non ho più molti tessuti delle gambe», spiega la giovane. «Se fosse stata tenuta la condotta diligente, prudente e perita, con tempestiva diagnosi della sepsi prima e somministrazione della terapia antibiotica e di supporto – è scritto nelle motivazioni della condanna dell’Asl -, non si sarebbero verificati i postumi lamentati» dalla paziente. E invece oggi Maria deve fare i conti con una invalidità al 75%. «La mia vita è cambiata per sempre – dice Maria -, e io non sono e non sarò più la stessa».

mercoledì, 16 Ottobre 2024 - 14:45
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