Carceri, a Napoli una cella in piazza contro il sovraffollamento: visitatori escono prima del minuto di prova, politici assenti

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L'iniziativa "Detenuto per un minuto" in piazza dei Martiri a Napoli
di Manuela Galletta

«Bisogna vedere, bisogna starci, per rendersene conto». Disse così Pietro Calamandrei alla Camera il 27 ottobre 1948, in un intervento sulle carceri. Le sue parole sono state scolpite sul “muro” esterno di una cella “virtuale” che è tornata nel salotto buono della città di Napoli, in piazza dei Martiri, per richiamare l’attenzione dei cittadini su un tema percepito dalla collettività come lontano e politicamente scomodo.

Nonostante la pioggia, “Il Carcere possibile onlus” guidata dall’avvocato Mara Esposito Gonella ha riproposto l’iniziativa lanciata nel 2009 dall’allora presidente Riccardo Polidoro: “Detenuto per un minuto”. E per un minuto persone comuni hanno potuto varcare la soglia di una cella virtuale ricostruita con gli arredi minimali: un water lurido, un lavabo e una brandina. Poi una grata come finestra e sulla porta di ingresso della cella anche un piccolo sportellino apribile dall’esterno per consentire agli agenti della Penitenziaria di controllare la vita in quell’angusto locale. Infine, sulle pareti le scritte a pennarello, a rievocare i pensieri che spesso i detenuti affidano ai muri che ingabbiano le loro giornate. Sembra tutto vero, come l’ansia che monta quando si sta chiusi lì dentro per un minuto appena. Un’ansia che pare poca cosa se si considera che chi è entrato nella cella virtuale lo ha fatto consapevole di doverne uscire immediatamente, mentre nella vita reale il detenuto non gode del privilegio del soggiorno di 60 secondi. Un’iniziativa di grande impatto: «Abbiamo fortemente voluto replicare l’iniziativa che, nel 2009, fu del presidente Polidoro perché oggi, esattamente come allora, l’emergenza carceri è una dolente realtà trascurata dalla politica e poco conosciuta dalla cittadinanza – ha commentato l’avvocato Mara Esposito Gonella -. Dunque una cella in piazza per richiamare l’attenzione, per sensibilizzare su una realtà che chiede urgente l’intervento governativo per limitare i danni dei continui suicidi che sono ormai una emorragia umana».

L’iniziativa, che ha visto la partecipazione di diversi avvocati, magistrati e dei Garanti regionale e comunale dei detenuti (Samuele Ciambriello e don Tonino Palmese), ha richiamato l’attenzione di quei pochi (a causa del maltempo) passanti e turisti che stavano passeggiando per la città sfidando la pioggia. «C’è chi ha chiesto informazioni e chi ha voluto entrare nella cella virtuale. Alcuni di quelli entrati hanno desiderato uscire il prima possibile», ha spiegato l’avvocato Elena Cimmino, vicepresidente de “Il Carcere possibile”, evidenziando così quanto la seppur limitata sperimentazione della condizione di restrizione e solitudine possa diventare insopportabile. «In molti hanno ascoltato con incredulità che quello spazio angusto è spesso, troppo spesso, occupato da due anche tre persone. Forse si sono resi conto che il carcere non è un albergo come spesso si sente dire da persone senza cognizioni», ha aggiunto Cimmino. Sì, perché nella cella virtuale gli insoliti visitatori hanno potuto scorgere una sola brandina, immaginando che quello spazio, nella realtà, sia “abitato” da un’unica persona, ma la vita quotidiana dei penitenziari racconta di carceri sovraffollate, racconta di una cella, appena vivibile da una persona, che viene occupata anche da tre persone contemporaneamente. Il che significa tre brandine, spazi ristretti che si comprimono ulteriormente e persone stipate in un loculo fino a 20 ore, stipate lì dove mangiano, espletano i propri bisogni. Ogni giorni, tutti i giorni.

Ma se tra la gente c’è chi ha manifestato curiosità, voglia di capire, di soffermarsi su un tema che la collettività troppo spesso guarda con indifferenza ritenendolo non di interesse personale, sul fronte della politica si è registrato un totale disinteresse. «L’installazione di una cella nel salotto di una città blindata dove si è svolto un vertice politico importante ovviamente non ha suscitato alcun interesse nei politici locali», ha lamentato con amarezza l’avvocato Elena Cimmino. È un nervo scoperto.

L’aspetto positivo è il riuscire a sensibilizzare le persone come accaduto stamattina, anche se la pioggia battente non ha aiutato. «Ci basta questo, l’obiettivo, la mission del “Carcere possibile” e dell’iniziativa odierna in particolare – ha concluso l’avvocato Cimmino -, è proprio quello di parlare di carcere e di suscitare interesse per il carcere nelle persone comuni, quelle che pensano che il carcere non le riguarderà mai».

sabato, 19 Ottobre 2024 - 18:09
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