Infanzia, Campania ultima in report Cesvi su cura e maltrattamenti: ancora scarsi i servizi per far fronte a criticità

di maga

La Campania non è una regione a misura di bambino. Non è una regione nella quale i bambini godono di servizi sufficienti, non è una regione che offre adeguate possibilità di lavoro, e non è neppure una regione in grado di assicura una vita sicura. Il quadro delle drammatiche difficoltà di vita per i piccoli in Campania è tratteggiato dall’insieme del rapporto “Indice regionale sul maltrattamento e la cura all’infanzia in Italia” che la Fondazione Cesvi realizza ogni due anni e che tiene conto di sei diverse capacità: capacità di cura di sé e degli altri, di vivere una vita sana, di vivere una vita sicura, di acquisire conoscenza e sapere, di lavorare, di accedere a risorse e servizi. Ebbene, rispetto a questi sei fattori, la Campania si classifica quasi sempre ultima. «I dati ci informano che in alcuni regioni i fattori di rischio sono particolarmente elevati: si tratta di un contesto ambientale-sociale altamente sfidante e tante volte i servizi che con grande fatica rispondono a questi fattori di rischio, devono fare uno sforzo superiore alle loro capacità per ridurre l’impatto dei fattori di rischio. E la Campania, per i fattori di rischio che condiziona la vita dei bambini, di natura sociale, educativa ed economica è quella messa peggio all’interno della nostra classifica», ha osservato Stefano Piziali, direttore generale di Cesvi.

In particolare, la Campania registra il risultato peggiore in ben cinque dei sei parametri presi in considerazione, confermandosi così una regione a «elevata criticità»: la capacità di cura di sé e degli altri, di vivere una vita sana, di vivere una vita sicura, di lavorare e di accedere a risorse. Mentre per la capacità di acquisire conoscenza e sapere resta alla 18esimaa posizione, come nel rapporto precedente. Male anche altre regioni del Sud. Se la Campania resta all’ultimo posto della classifica stilata nel rapporto, in posizione invariata rispetto alla precedente rilevazione, al penultimo posto troviamo la Sicilia e la Puglia. Ma vi è di più, dalla sintesi del rapporto emerge anche ci sono diversi territori dove «i fattori di rischio sono elevati», «ma non vi corrisponde una reazione del sistema dei servizi, al di sotto della media nazionale»: si tratta di Campania, Sicilia, Calabria, Puglia, Molise, Basilicata, Abruzzo, Lazio, Piemonte. Bene, invece, il Trentino-Alto Adige che è la regione che mostra i minori fattori di rischio rispetto al maltrattamento all’infanzia per quanto riguarda la capacità di cura, seguito dalla Lombardia, il Piemonte, il Friuli Venezia Giulia e il Veneto.

I risultati del rapporto sono stati presentati ieri a Napoli nel corso di un incontro organizzato in collaborazione con la Cooperativa sociale Il Grillo Parlante, partner storico per Cesvi a Napoli. Sono intervenuti: Antonio Troiano, Presidente Municipalità 7, Napoli; Stefano Piziali, Direttore Generale CESVI, Valeria Anatrella, Presidente Cooperativa Sociale Il Grillo Parlante, Giovanna Badalassi, Ricercatrice CESVI, Maura Striano, Assessora all’Istruzione e alle Famiglie, Comune di Napoli, Alessia Schisano, Familiarista e curatore speciale dei minori, Paola Guglielmi, Psicologa e psicoterapeuta Cooperativa Sociale Il Grillo Parlante, Stefania Sannino, Assessore Politiche Sociali/Minori Municipalità 7, Napoli e Maria Miraglia, Dottoranda di ricerca Università degli Studi di Napoli “Federico II”. A moderare l’incontro Stefano Piccirillo, conduttore radiofonico e autore.

Restando in Campania, la rilevazione di Cesvi rispetto ai fattori di rischio connessi alla dimensione “capacità di cura di sé e degli altri” – tra le più importanti quando si parla maltrattamento – la regione continua a riscontrare un valore abbondantemente superiore alla media nazionale. Si erano registrati progressi nel 2018 e nel 2019, ma si è osservato un chiaro peggioramento legato alla pandemia. Pee contro, i dati relativi ai servizi per adulti e in particolare sul sostegno alla genitorialità (che non rilevano il numero assoluto di servizi erogati, ma il rapporto tra il numero di utenti e servizi rispetto ai minori e agli adulti in età genitoriale residenti sul territorio) in diminuzione a livello nazionale, indicano per la Campania un miglioramento che si posiziona così al 14esimo posto colmando l’importante divario tra il livello nazionale e quello del Sud Italia.

Nel considerare, inoltre, il dato relativo ai servizi per la prima infanzia, è necessario tenere conto della relazione diretta con la condizione occupazionale femminile. La posizione della Campania al 20esimo posto è dunque spiegabile sia con il fatto che tutte le Regioni sono in crescita su questo dato, ma soprattutto con il basso tasso di occupazione femminile in Campania, o almeno con la scarsa occupazione femminile regolare e ben retribuita, che permetterebbe alle famiglie di sostenere il costo di tali servizi. Nel trend temporale tra il 2013 e il 2022, la Campania è passata da una copertura di posti autorizzati per ogni 100 bambini tra 0 e 2 anni dal 6,2% al 13,2%, raddoppiando dunque il dato, mentre a livello nazionale si è passati dal 22,2% al 30%. Questo incremento premia l’impegno del territorio e ricorda che l’occupazione femminile è il fattore che spinge ad investire maggiormente in questi servizi. 

Un altro indicatore analizzato riguarda la capacità di condurre una vita sana che prende in considerazione indicatori quali la salute mentale, obesità infantile e i servizi per bambini. Quest’ultimo, tenendo conto dei pediatri di libera scelta, considera il dato in relazione al numero dei pediatri per ogni 10.000 under 15 e i consultori per ogni 100.000 minori e adulti tra 18 e 64 anni. Mentre in generale nel Paese il numero di pediatri è in diminuzione, la Campania ottiene l’undicesimo posto (per numero di pediatri di libera scelta), un dato che la avvicina alla media nazionale ed è superiore a quello del Sud per il 2021.

I dati sono negativi, ma dal rapporto emerge anche qualche luce. La Campania è contemporaneamente la Regione dove l’intervento dell’amministrazione territoriale per migliorare i fattori di rischio risulta significativo: la copertura dei posti autorizzati negli asili nido ad esempio è passata dal 6,2 al 13,2% tra il 2013 e il 2022. E poi c’è l’attività del terzo settore per i più piccoli. «La Campania, seppure considerata una Regione ad elevata criticità, mostra importanti segnali di un forte e crescente impegno nel contrastare il fenomeno del maltrattamento in Italia», ha sottolineato Piziali. «Abbiamo rilevato con la pandemia un aumento dei fattori di rischio. In contemporanea, tuttavia, si sono evidenziati alcuni miglioramenti nei servizi offerti, che rendono la Regione con un potenziale molto alto sul tema del contrasto al fenomeno. In questo quadro – ha aggiunto -, la collaborazione con le istituzioni e con la rete territoriale è fondamentale nel trovare insieme strategie efficaci per rispondere alle esigenze dei minori e delle loro famiglie». Piziali, nel corso del suo intervento, ha anche sottolineato la necessità di investire in sistemi di intervento integrati tra pubblico, privato e Terzo Settore con programmi e risorse dedicate, creando reti interistituzionali per la prevenzione e la protezione, promuovendo la formazione di professionisti e la ricerca di un linguaggio condiviso nei tavoli di coordinamento territoriale, formando il corpo docenti per migliorare l’intercettazione precoce dei casi a rischio e promuovere meccanismi di intercettazione, segnalazione oltre a una cultura della non violenza.

Valeria Anatrella, presidente cooperativa sociale Il Grillo Parlante onlus Napoli, ha suggerito di «agire sulla fascia dei ragazzi 0-18 anni, e soprattutto di coinvolgere le famiglie» e soffermarsi sull’importanza del linguaggio che «se sbagliato, può creare danni».

L’assessora all’Istruzione e alle Famiglie Maura Striano ha sottolineato che «il Comune di Napoli sta investendo grandi risorse, grazie al Pnrr, per avere strutture e servizi all’avanguardia e, soprattutto, per poter accogliere un numero maggiore di bambini, venendo incontro alla crescente domanda che c’è da parte delle famiglie». «Un ecosistema a misura dei bambini si crea a partire dal contesto familiare, ecco perché bisogna lavorare per garantire alle famiglie condizioni di vita e lavorative migliori. Il sostegno alla genitorialità è fattore fondamentale – ha aggiunto l’assessore -. Occorre potenziare tutti quei servizi che consentono di avere una migliore conciliazione tra i tempi di vita e i tempi di lavoro. Penso, ad esempio, al contributo che possono dare asili nido e scuole d’infanzia».

L’incontro di Napoli è stato anche l’occasione per condivide riflessioni importanti sul focus di questa edizione dell’Indice, dal titolo Le parole sono importanti, ovvero il ruolo del linguaggio nel maltrattamento e nella cura all’infanzia. 
«Il Grillo Parlante lavora sulla Municipalità 7 da circa 20 anni e interviene nella cura all’infanzia con un’attenzione particolare al sistema di protezione per i bambini, le bambine e le rispettive famiglie che vivono i quartieri. La comunicazione verbale è tra gli strumenti privilegiati nella relazione di cura e riteniamo che in questo momento storico sia particolarmente importante approfondire il tema assieme alle équipe multidisciplinari che si occupano di infanzia, per rafforzare le competenze e intensificare le sinergie tra i diversi attori del territorio», ha detto Valeria Anatrella, presidente Cooperativa sociale Il Grillo Parlante onlus.
Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, l’abuso psicologico, di cui la violenza verbale fa parte, è la forma più diffusa di maltrattamento infantile tra i 55 milioni di bambine e bambini che in Europa subiscono abusi, con prevalenza del 36,1%. Quello che emerge dal rapporto è che uno degli strumenti per la prevenzione del fenomeno è investire sull’educazione alla cura e al linguaggio positivo di bambini, genitori e comunità educante, partendo proprio dalla formazione dei professionisti e dalla ricerca di un linguaggio condiviso su maltrattamento e cura nei tavoli di coordinamento territoriale.

In questo scenario, emerge l’importanza dell’utilizzo di un linguaggio positivo e orientato alla cura come presupposto fondamentale per il cambiamento: una piena consapevolezza del suo valore nel rinforzare i fattori protettivi, superare traumi importanti, contribuire al recupero psicofisico e allo sviluppo armonioso di personalità ferite negli anni più delicati della crescita. 

giovedì, 31 Ottobre 2024 - 11:54
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