Nel giorno in cui associazioni, sigle sindacali, politici locali e persone comuni scendono in piazza al grido di “Liberiamo Napoli” dalla violenza e dalle armi, le forze dell’ordine registrano l’ennesimo omicidio. Soprattutto registrano l’ennesimo omicidio che ha per protagonisti giovanissimi. Arcangelo Correra (in foto), 18 anni compiuti lo scorso 25 ottobre, è morto in ospedale, al Vecchio Pellegrini, per un colpo di pistola che gli ha bucato la testa. Intorno alle cinque di questa mattina si trovava in via dei Tribunali, angolo piazza Sedil Capuano, quando è stato gravemente ferito. Un agguato, si è pensato a caldo. Ma con il trascorrere delle ore lo scenario tratteggiato dalla Squadra Mobile di Napoli ha assunto contorni più inquietati: Correra era con alcuni amici, il gruppo era in possesso di un’arma, illegalmente detenuta, e qualcuno la stava maneggiando quando, vuoi per errore o forse per un assurdo gioco, è partito un colpo che ha centrato il 18enne alla tempia.
Un omicidio che lascia basiti perché – fatalità o meno – racconta come sia largamente diffuso il ricorso alle armi tra la popolazione di giovanissimi provenienti da contesti e quartieri difficili; racconta come la violenza, la prepotenza, la necessità di sfoderare un “ferro” siano diventato un must. Tra i presenti al momento dello sparo, vi era anche un parente strettissimo di Luigi Caiafa, il 17enne ucciso da un poliziotto nell’ottobre del 2020 mentre cercava di mettere a segno una rapina. Anche Correra era imparentato con Caiafa: i due erano cugini. Sono morti entrambi giovanissimi. Caiafa ha pagato le fasi concitate di un’azione criminale che stava firmando insieme al complice Ciro De Tommaso, figlio del più noto – mediatamente parlando – Genny ‘a carogna, protagonista di quanto avvenne allo stadio Olimpico di Roma nel 2014 in occasione della finale di Coppia Italia Napoli-Fiorentina dopo l’omicidio del tifoso azzurro Ciro Esposito: De Tommaso puntò la pistola (che poi si rivelò essere giocattolo) contro due poliziotti che si trovano in via Marina mentre i due stavano per agganciare una Mercedes, Caiafa incitò l’amico a sparare. Uno dei due poliziotti – non potendosi accorgersi che l’arma fosse giocattolo a causa del buio – sparò tre colpi di pistola, uno dei quali colpì Caiafa al collo, uccidendolo. Giovani vite spezzate, giovani vite che hanno sempre un comune denominatore: questa esplosione di violenza che occupa con prepotenza le cronache napoletane ha giovanissimi per protagonisti, siano vittime o siano carnefici. Nel giro di poche settimane a Napoli si è registrato l’omicidio del 15enne Emanuele Tufano, ammazzato durante uno scontro tra “paranze” sul quale sono ancora in corso indagini; subito dopo le cronache hanno segnato l’omicidio del 19enne Santo Romano, portiere di una squadra di calcio dell’Eccellenza, ucciso dal colpi di pistola esploso da un 17enne durante una lite sulla quale pure sono in corso approfondimenti. Nel mezzo tante storie di ragazzini, anche di 13 anni, trovati in possesso di coltelli, armi atte ad offendere.
Storie di una gioventù sempre più affascinata dalla violenza. E storie di una città sempre più insicura, sempre più in balìa della tragedia a causa dell’incontro con la persona, con il minore, sbagliato. Il Pd – in una nota a firma dei parlamentari del Pd Sandro Ruotolo, Marco Sarracino, Valeria Valente, Arturo Scotto, Toni Ricciardi, Stefano Graziano, Susanna Camusso, Antonio Misiani – ha parlato di «emergenza nazionale» che «come tale va trattata» e ha chiesto al Governo di «venire in Parlamento perché si apra un confronto politico». La piazza napoletana, oggi, ha urlato a gran forza di liberare Napoli da questa spirale di violenza: sono scese in piazza del Gesù alcune centinaia di persone, tra associazioni anti camorra, sindacati e cooperative sociali. Trai presenti il padre comboniano Alex Zanotelli e una vasta rappresentanza della giunta comunale di Napoli. Tra gli altri l’assessore alla Legalità Antonio De Iesu e quello allo Sport Emanuela Ferrante, l’assessore alle Politiche Sociali Luca Trapanese e quello alle Politiche Giovanili Chiara Marciani. In apertura è stato letto un messaggio di vicinanza e adesione all’iniziativa del vescovo di Napoli, don Mimmo Battaglia. Presenti anche il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi, il vice presidente della Camera Sergio Costa, il deputato di Alleanza Verdi Sinistra Francesco Borrelli, il senatore di Sinistra Italiana Peppe De Cristofaro, la consigliera regionale del gruppo misto Maria Muscarà, l’ex governatore campano Antonio Bassolino, la consigliera comunale Alessandra Clemente, figlia di Silvia Ruotolo vittima innocente di camorra, Geppino Fiorenza referente regionale di Libera. Dal palco si sono alternati gli interventi di rappresentanti delle associazioni anti camorra, dei sindacati, della Caritas, di Legambiente, degli studenti, di Libera e dell’Azione Cattolica.
Sul palco anche i parenti di alcune vittime innocenti di camorra come Genny Cesarano e Francesco Pio Maimone. In piazza diversi striscioni e la manifestazione di mamme e bambini riuniti in cerchio ad esporre cartelli contro la violenza. Da Roma non si è fatta attendere una prima presa di posizione. «Dallo Stato, con il ministro Piantedosi che ho sentito immediatamente dopo l’accaduto, c’è e ci sarà una risposta a questa emergenza con azioni concrete – ha commentato in una nota il senatore napoletano della Lega Gianluca Cantalamessa, capogruppo in commissione Antimafia a Palazzo Madama e responsabile dipartimento Antimafia del partito -, ma non possiamo far finta che queste tragiche morti non siano conseguenza anche di un problema di natura comportamentale dei nostri giovani che va al di là della politica».
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sabato, 9 Novembre 2024 - 17:24
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