Prima l’esplosione, poi un boato fortissimo. E poche ore dopo, laddove la detonazione ha ridotto un piccolo manufatto di un piano appena in mucchio di polvere e macerie, le urla strazianti di due mamme che dovranno sopravvivere al dolore più grande che si possa immaginare. Questo pomeriggio a Ercolano, comune in provincia di Napoli, un’esplosione ha strappato la vita di tre persone, tre giovanissimi dei quali formalmente i carabinieri non comunicano ancora le generalità perché i cadaveri sono straziati. Ma la presenza sul posto dei genitori delle vittime restituisce i nomi e le età delle vittime di una storia che ha attivato anche la procura della Repubblica di Napoli. In questo grosso appartamento c’erano Samuel Tafciu, 18 anni, origini albanesi, del quartiere Ponticelli e una figlia di appena quattro mesi, e poi due sorelle, Aurora e Sara Esposito. Lavoravano lì, a nero. Lavoravano in quello che, secondo i carabinieri, era un deposito abusivo di fuochi d’artificio non autorizzati.
Durante la pausa pranzo, Samuele aveva parlato con la suocera. Forse è stata l’ultima telefonata fatta prima della tragedia. Intorno alle tre l’esplosione. Terribile. A pochi passi insiste la scuola la Torre di Babele: molti genitori sono corsi a prendere i figli e li hanno portati a casa. Nella vicinissima via Palmiro Togliatti, i vetri di alcune case hanno tremato: c’è chi ha pensato al terremoto. Invece sono finiti in brandelli un manufatto e tre vite. All’esterno delle macerie i genitori delle vittime non si danno pace. «Datemi una pistola, mi devo sparare», grida il padre del 18enne Samuele. Mentre la madre, capelli nero corvino raccolti in una coda, chiede di sapere dove sta suo figlio: «È lì, dove sta? Dove?».
Non si da pace la madre di Sara e Aurora, che accusa anche un malore e viene soccorsa dal 118: «Non se lo meritavano le mie figlie. Hanno fatto la fine delle mosche. Ridatemi Sara e Aurora». «Che vivo a fare ora?», piange il padre. Sul posto accorre anche il sindaco di Ercolano Ciro Buonajuto: «È una scena devastante, che ti rimane nel cuore e nella testa», dice. Quanto alla presenza di una possibile fabbrica di fuochi d’artificio nella struttura esplosa, il sindaco spiega che « nessuna autorità risultano richieste di autorizzazione». «Mi sento il cuore a pezzi, perché penso alla morte di ragazzi giovanissimi. Sono accanto alle famiglie – ha aggiunto – Questo è il momento del dolore e del rispetto, poi ci sarà anche il momento delle verifiche, perché dei ragazzi non possono morire così». I carabinieri sono a lavoro per risalire a chi materialmente aveva in gestione la struttura e l’aveva trasformata in un deposito per fuochi d’artificio. E sono anche a lavoro per capire da quanto tempo quel deposito fosse operativo. Ai giornalisti una parente del 18enne Samuele ha raccontato che il giovane fosse al suo primo giorno di lavoro, che quell’attività era stata aperta tra venerdì e sabato ma sono informazioni che i militari dell’Arma devono verificare.
Intanto scendono in campo anche i sindacati. Il segretario generale Cgil Napoli e Campania, Nicola Ricci, parla di «una strage senza fine, una tragedia quotidiana a cui aggiunge la rabbia per la giovanissima età delle vittime e per il fatto che era al primo giorno di lavoro in una struttura abusiva». «Non basta più il cordoglio e lo sdegno, ma – aggiunge – interventi concreti e urgenti in materia di sicurezza sul lavoro e anche sul fronte della legalità». «Ormai l’elenco dei morti sul lavoro nella nostra regione è in continuo aumento. Con quelle di oggi salgono a 67 le vittime dall’inizio dell’anno. Al governo Meloni, che continua con la politica dei tagli, anche sulla salute e la sicurezza di lavoratrici e lavoratori, non possiamo che rispondere con la protesta e lo sciopero generale, ormai l’unico strumento a disposizione per fare arrivare a Roma la voce di chi ogni giorno esce di casa per portare il pane a casa e, sempre più spesso, non vi fa più ritorno. Anche per queste ragioni – conclude Ricci – il 29 novembre scenderemo in piazza a Napoli».
lunedì, 18 Novembre 2024 - 21:28
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