Se il Pd in Campania ha trovato un collante in De Luca, arrivando a sollevarsi contro il proprio segretario pur di garantire al governatore la possibilità di correre per il terzo mandato, a livello regionale il centrodestra scricchiola rumorosamente. Al momento, le grane riguardano i singoli partiti, ma non sono mancati scontri tra i personaggi più rappresentativi delle forze che dovrebbero comporre la corazzata anti-De Luca. Che quello napoletano non sarebbe stato un autunno sereno per il centrodestra lo si era compreso dopo il Bocciagate che ha colpito – letteralmente – e affondato il ministro della cultura partenopeo, Gennaro Sangiuliano, sul cui nome pare ci fosse più di una convergenza per la testa della coalizione che tenterà di spodestare il centrosinistra. Dopo lo scandalo e le dimissioni il giornalista se ne starà al lavoro in Rai, fuori dalla scena politica, almeno per qualche tempo.
IL TERREMOTO
Ma andiamo con ordine e ripercorriamo le ultime drammatiche settimane di Forza Italia, vissute su un treno lanciato a folle velocità sul binario Bruxelles-Castellammare e ritorno. Ritorno relativo perché l’intero direttivo provinciale capeggiato da Annarita Patriarca si è dimesso e viene dato vicino ora a Italia Viva, ora a Fratelli d’Italia, ora a Noi moderati.
Ma serve ordine per analizzare i fatti. E quindi andiamo all’8 novembre quando, da Roma, l’Ansa batte la notizia delle dimissioni della Patriarca, coordinatrice provinciale di Fi. Con lei lasciano le cariche direttive, tra gli altri, Raffaele Barone, Francesco Pinto e Luigi Renzi, vicesegretari provinciali, e Gaetano Cimmino, responsabile Enti locali. Chi si aspetta che ai piani alti qualcuno si strappi i capelli, resta deluso. E non solo perché chi sta al di sopra di tutti loro di capelli ne ha già pochi.
L’addio agli incarichi, ma non al partito, attua quel cambio della guardia che avrebbe dovuto seguire le disastrose elezioni comunali di giugno, quando il centrodestra in provincia di Napoli è stato capace di perdere ovunque, incluse nelle roccheforti (?) della parlamentare di Gragnano, vale a dire Castellammare e Torre Annunziata. Poche ore dopo la nota, i dimissionari si ritrovano rimpiazzati senza complimenti. Il senatore Franco Silvestro che, con il magistrato Catello Maresca, pure s’era visto a Castellammare andare a benedire l’aspirante sindaco Mario D’Apuzzo (poi sconfitto), viene nominato commissario provinciale. Accanto al coordinatore regionale vicario Pasquale Perrone Filardi, arrivano Franco Cascone come vicecoordinatore regionale, e i componenti della segreteria regionale Nello Di Nardo, il senatore Raffaele De Rosa e Ermanno Russo. Da quel momento, si rincorrono numerose ipotesi sul futuro dei dimissionari. Loro giurano che non lasceranno il partito, ma c’è chi giura a sua volta che passeranno con Fdi, o con Noi moderati o, ancora, con Italia viva.
UN PATTO PER PERDERE?
Un’ipotesi, quest’ultima, che confermerebbe l’incredibile pista di un patto sottobanco col centrosinistra stipulato già in primavera. Italia viva ha corso a Castellammare col centrodestra, ma in Consiglio regionale siede insieme al centrosinistra a sostegno di De Luca e alle prossime Regionali dovrebbe supportare lo schieramento in cui si colloca naturalmente. Poche certezze, per adesso. Di certo c’è che dopo il ko alle Comunali di Castellammare c’era chi andava inquinando pozzi parlando di un accordo in base al quale a Castellammare s’era scelto di perdere per ottenere una contropartita alle Regionali. Ma cosa? E chi? Sono domande che restano, per ora, senza risposta. Il partito non ha ritenuto di fare piazza pulita all’indomani della disfatta e in vista di una tornata regionale che dovrebbe riportare gli azzurri ad avere una rappresentanza al Centro direzionale, ma sono stati i responsabili stessi ad abbandonare la torre di controllo, mesi dopo, come s’è visto.
Il motivo? Contestano una grave mancanza di confronto. Si sono quindi resi improvvisamente conto che Martusciello non ama condividere con gli altri le sue decisioni, sceglie e presenta candidati quando ancora non si conosce la data delle elezioni (vedi Elena Aceto di Capriglia) e, sempre senza consultare nessuno, tantomeno quelli gerarchicamente al di sotto di lui, si è autoproclamato candidato per la presidenza della Regione scatenando l’incidente diplomatico con Fdi ed Edmondo Cirielli. Ma ormai è acqua passata (o no?) mentre restano insistenti le voci sul passaggio di Patriarca&Co in Fratelli d’Italia, visti anche gli ottimi rapporti tra la parlamentare di Gragnano e Donzelli (lei, peraltro, fece parte della commissione che lo “assolse” per il caso Cospito). Voci. Nessuna conferma. Neanche rispetto all’appoggio che l’ormai ex direttivo azzurro potrebbe dare a Noi Moderati alle Regionali. Ma in politica quello che vale oggi può non valere domani e viceversa. Forza Italia dovrebbe convocare un congresso prima delle Regionali e il centrodestra studiare una concreta proposta di uomini e programmi che rappresenti una vera alternativa alla corazzata che guida la Campania da quasi dieci anni.
LA FOTO
Vale la pena, intanto, analizzare i profili di alcuni dei politici che hanno lasciato gli incarichi. Tra loro c’è Gaetano Cimmino, un passato remoto nel Pd, un passato recente in Fi, ex sindaco di Stabia mandato a casa da uno scioglimento per profili camorristici mai delineati se non attribuibili al discorso d’insediamento del suo presidente di Consiglio, il medico Emanuele d’Apice, che dallo scranno della pubblica assise ricordò il padre condannato per 416 bis morto qualche mese prima decretando così la fine anticipata dell’amministrazione Cimmino. Quello stesso D’Apice che però a giugno il Consiglio di Stato ha riabilitato e dichiarato candidabile. Giudice che vai, sentenza che trovi, vien da dire.
Ha lasciato il direttivo, poi, anche Francesco Pinto, avvocato, due volte sindaco di Pollena Trocchia, attualmente assessore nello stesso comune, ex consigliere provinciale, un tempo delfino di Nespoli, coordinatore provinciale ai tempi di An, poi transitato in Fi, nel 2015 approdato in Lega che lo ha candidato senza successo alle passate Regionali, di recente tornato in Fi. Amministratore stimato nell’area vesuviana potrebbe tentare la corsa alle prossime elezioni campane, con quale casacca al momento è però difficile ipotizzare. Sta di fatto che c’era anche lui, con un paio di suoi fedelissimi, a una cena tenutasi la settimana scorsa. La foto che immortala la serata circola sulle chat con l’ironica didascalia “4 amici in pizzeria”, (i commensali sono 46), l’emoji di un sorriso e la bandiera tricolore (sta per Forza Italia o per Italia viva?) e vede al centro la Patriarca e seduti intorno a un tavolo una serie di politici e amministratori della zona vesuviana, dell’area stabiese e dei Lattari.
Ci sono, tra gli altri, Angela Procida, atleta paralimpica con la passione per la politica (che si è dimessa con la sua mentore, Patriarca), il consigliere comunale di minoranza a Castellammare Antonio Federico, il consigliere comunale di opposizione a Gragnano e nipote della Patriarca, Alfonso Cesarano, oltre ad altre persone da sempre legate alla corrente Patriarca come Alfonso Elefante. Al tavolo anche l’avvocato Marcello Lala, già responsabile per la comunicazione di Italia viva e dimessosi un mese fa dall’incarico di addetto all’Ufficio di comunicazione nello staff del sindaco di Pompei a seguito del Bocciagate. Tutti sorridenti e in posa, tranne una misteriosa donna col caschetto biondo che sembra nascondersi dietro un commensale. O forse stava mettendosi a favore di obiettivo ma il maldestro fotografo (la cui identità pure resta segreta) l’ha mancata escludendola da uno scatto che sembra il prologo di una nuova (si fa per dire) avventura politica.
martedì, 19 Novembre 2024 - 19:45
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