Per più di un’ora lunedì sera si sono trovati faccia a faccia in un «colloquio cordiale», annunciato già nelle scorse settimane dopo i sit-in di protesta a pochi passi dal sagrato del Duomo di Napoli. E hanno «parlato tanto entrambi», senza però «chiarirsi del tutto». Da un lato Diego Esposito, il 40enne della periferia est di Napoli che ha denunciato i presunti abusi subiti in adolescenza dal parroco di Ponticelli, Don Silverio Mura, scoperto di recente sotto falso nome a insegnare catechismo al nord Italia. A Montù Beccaria, nel Pavese, per la precisione. Dall’altra il cardinale Crescenzio Sepe, accusato pubblicamente – assieme a tutta la Curia di Napoli – dalla presunta vittima, di aver per anni cercato di «insabbiare le molestie del sacerdote». Il cardinale Sepe, sollecitato in più occasioni da Diego Esposito e dal suo legale Carlo Grazio più volte a dimettersi. «Ieri ho lanciato una sfida alla Curia di Napoli – ha detto Diego Esposito al termine dell’incontro – Di denunciarmi per calunnie, qualora ritengano che io racconti bugie. Così sarà un processo penale a far emergere la verità».
La vittima: «Troppi i punti non chiariti»
Troppi punti non chiariti. Il 40enne non si è detto soddisfatto del colloquio. Soprattutto perché non è riuscito «a capire che fine abbia fatto» il presunto orco. «Mi hanno risposto che devo chiedere al Vaticano». Che «non è stata la Curia a dare un’identità falsa al prete presunto pedofilo», ma si è trattato di «una spontanea iniziativa di don Silverio». Circostanza oggetto della denuncia presentata ad aprile 2018 da “Rete L’Abuso” – associazione da anni in trincea contro i casi di abusi su minori in Chiesa – alla procura della Repubblica di Pavia. Una denuncia supportata dalla perizia di una criminologa, la dottoressa Luisa D’Aniello, che conosce bene don Mura e che soprattutto è consulente di parte nel processo civile di Diego Esposito, di scena a inizi 2019 al palazzo di giustizia di Napoli. Già perché se la giustizia penale sugli episodi di abusi denunciati da Diego Esposito non può intervenire, c’è quella civile che attende il suo corso.
Il nuovo appello a Papa Francesco
E ci sono altre 11 persone che – a detta dell’avvocato Carlo Grezio – sarebbero pronte a testimoniare gli abusi del parroco di Ponticelli, perché anche loro presunte vittime di violenza sessuale. «Con il Cardinale ieri – ha rivelato Diego – si è parlato di ulteriori incontri, ma non è stata fissata nessun’altra data. Io attenderò ancora qualche giorno, poi valuterò la possibilità di andare a Roma e iniziare uno sciopero della fame, fino a quando non sarò ricevuto dal Papa, l’unico che secondo me può far luce sulla questione». Ebbene sì perché il Sommo Pontefice a febbraio 2018 ha voluto fortemente che il caso di Diego Esposito fosse riaperto «dopo esser stato forse troppo velocemente archiviato dalla Curia» e in particolare dal vicario giudiziale della Diocesi di Napoli, padre Luigi Ortaglio. Nonostante Diego avesse «portato prove audio, video e fotografiche» a sostegno delle sue accuse. «Ieri ho parlato anche con il giudice Padre Ortaglio – ha continuato Diego Esposito – Mi ha detto che la Dottrina della Fede Vaticana ha bisogno di altre vittime». Uno scaricabarile insomma per la presunta vittima «perchè Papa Francesco ha detto più volte che basta una sola vittima per denunciare i casi di abuso». «Questo significa – ha concluso il 40enne – che tutto quello che ho subito e sto subendo non serve a nulla. Ripeto, il cardinale è stato molto disponibile, ma se non gli bastano queste prove che già ha in mano non so cosa altro possa servire».
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giovedì, 10 Maggio 2018 - 15:00
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