Assange libero dopo 5 anni di prigione, c’è l’accordo di patteggiamento con gli Usa

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Julian Assange

Dopo cinque anni di reclusione nel penitenziario britannico di Belmarsh, il fondatore di WikiLeaks, Julian Assange, ha lasciato la cella. Tra il giornalista australiano e il dipartimento della Giustizia degli Stati Uniti si è giunti a un patteggiamento in base al quale Assange si è dichiarato colpevole delle accuse a suo carico, ottenendo la scarcerazione. Stando agli atti giudiziari depositati presso un tribunale distrettuale delle Isole Marianne settentrionali, Assange è stato accusato di cospirazione ai fini di ottenere e distribuire illegalmente materiali classificati relativi alla difesa nazionale. In base a questo accordo, Assange è stato scarcerato ieri sera e si già imbarcato su un volo diretto in Australia, suo Paese natale. Lo riferiscono i media britannici, che citano un comunicato del sito web fondato da Assange. Le Nazioni unite hanno definito l’accordo un «passo significativo verso la risoluzione definitiva di questo caso».

«Accogliamo con favore il rilascio di Julian Assange dalla detenzione nel Regno Unito», ha dichiarato la portavoce dell’ufficio per i diritti delle Nazioni Unite Liz Throssell, aggiungendo però che il patteggiamento finale è ancora in attesa di approvazione. «Come abbiamo sottolineato più volte, questo caso ha sollevato una serie di preoccupazioni in materia di diritti umani», ha ricordato.
L’accordo pone fine ad una vicenda durata quasi 14 anni. Ciò è avvenuto mentre la giustizia britannica avrebbe dovuto esaminare, il 9 e 10 luglio, un appello di Julian Assange contro la sua estradizione negli Stati Uniti, approvato dal governo del Regno Unito nel giugno 2022. Assange si batteva per non essere consegnato alla giustizia americana, che lo perseguiva per aver reso pubblici dal 2010 più di 700.000 documenti riservati sulle attività militari e diplomatiche americane, in particolare in Iraq e Afghanistan. Tra questi documenti figura un video che mostra civili, tra cui due giornalisti dell’agenzia Reuters, uccisi dal fuoco di un elicottero da combattimento americano in Iraq nel luglio 2007. Preso di mira da 18 accuse, avrebbe teoricamente rischiato fino a 175 anni di prigione ai sensi della legge sullo spionaggio. Il fondatore di WikiLeaks è stato arrestato dalla polizia britannica nell’aprile 2019 dopo aver trascorso sette anni nell’ambasciata ecuadoriana a Londra, per evitare l’estradizione in Svezia nell’ambito di un’indagine per stupro, archiviata lo stesso anno. Da allora, sono aumentate le richieste affinché il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ritirasse le accuse contro di lui. L’Australia ha presentato una richiesta ufficiale in tal senso a febbraio, che Joe Biden ha detto di stare esaminando, suscitando speranza tra i suoi sostenitori.

«Questo è il risultato di una campagna globale che ha coinvolto organizzatori di base, attivisti per la libertà di stampa, legislatori e leader di tutto lo spettro politico, fino alle Nazioni Unite. Ciò ha creato lo spazio per un lungo periodo di negoziati con il Dipartimento di giustizia degli Stati Uniti, che ha portato a un accordo che non è stato ancora formalmente finalizzato. Forniremo maggiori informazioni il prima possibile», ha riferito Wikileaks. L’organizzazione ha poi diffuso un video di 13 secondi in cui si vede Assange salire le scale dell’aereo, atteso a Bangkok intorno alle 11:50 (le 6:50 del mattino in Italia). Dovrà poi decollare nuovamente per Saipan, nelle Isole Marianne, intorno alle 21:00 (16 italiane), ha detto all’AFP un funzionario tailandese in condizione di anonimato.

«Julian è libero!!!», ha esultato la moglie Stella, esprimendo “immensa gratitudine” a coloro che si sono mobilitati “per anni” affinché la sua liberazione diventasse “una realtà”. «Sono grato che il calvario di mio figlio stia finalmente giungendo al termine. Ciò dimostra l’importanza e il potere della diplomazia silenziosa», ha detto sua madre, Christine Assange, in una dichiarazione rilasciata ai media australiani. «Molti hanno sfruttato la situazione di mio figlio per promuovere la propria causa. Quindi sono grata alle persone invisibili e laboriose che hanno messo al primo posto il benessere di Julian», ha aggiunto. Anche il governo australiano ha commentato questo risultato, affermando che il caso Assange “si è trascinato troppo a lungo”

martedì, 25 Giugno 2024 - 10:57
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