«Ho meditato su ogni singolo respiro che ho preso, su ogni passo che ho compiuto», diceva. E si batteva il petto in segno di dolore, chiedendo «perdono alle famiglie delle mie tante vittime». Gioacchino Fontanella, storico boss e capo dell’omonimo clan attivo a Sant’Antonio Abate (comune in provincia di Napoli), parlava così nelle vesti di collaboratore di giustizia. «Oggi sono un uomo diverso», diceva appena lo scorso dicembre. Ma era tutto un bluff. Quando a fine 2023 è tornato in libertà, Gioacchino Fontanella ha smesso la recita del pentito ed è tornato alla sua (vecchia) vita, riprendendo in mano le redini del sodalizio.
È questo ciò che emerge dall’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Napoli e dei carabinieri che stamattina hanno portato all’arresto di Fontanella con l’accusa di tentata estorsione aggravata dalla matrice camorristica. Fontanella e Nicola Mendola, 52 anni, guardia giurata, sono accusati di avere ripetutamente minacciato un imprenditore di Sant’Antonio Abate, molto noto per essere un consigliere comunale nonché parente del sindaco, affinché corrispondesse un milione di euro per proseguire in tranquillità la sua attività. Sono andati in pressing agli inizi di luglio, facendo dei veri e propri appostamenti e raggiungendo la vittima anche nella sua azienda.
Pure il figlio della vittima è stato minacciato: «Per apparare (mettere a posto, ndr) questa questione ci vuole un milione di euro, già un paio di giorni fa tuo padre doveva essere ucciso, ma siamo riusciti ad apparare la questione», si è sentito dire il giovane. Ma l’imprenditore non si è piegato e li ha denunciati, mettendo in moto la macchina investigativa. E stamattina, al termine di indagini che si sono avvalse anche delle immagini di telecamere di video-sorveglianza, Fontannella e Mendola sono stati arrestati in esecuzione di una ordinanza di custodia cautelare in carcere spiccata dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Napoli.
«Ringrazio l’Arma dei carabinieri e la magistratura a nome di tutti i cittadini di Sant’Antonio Abate e di tutti gli imprenditori abatesi, che ogni giorno lavorano per migliorare la nostra comunità con sacrifici e impegno, nel rispetto di valori importanti come la Legalità», ha commentato Ilaria Abagnale, sindaca di Sant’Antonio Abate, dopo l’arresto di due persone per tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso. «Ancora una volta – ha commentato laria Abagnale – la tranquillità della comunità abatese era stata minata da chi, con minacce e soprusi, voleva imporre il terrore a Sant’Antonio Abate. Ancora una volta, il coraggio di chi vive nella Legalità ha avuto la meglio sulle pressanti richieste della camorra. E, ancora una volta, la mia famiglia è stata in prima linea, con l’arma più potente che gli imprenditori e le persone oneste hanno: la denuncia». «Oggi – ha proseguito la sindaca abatese – per Sant’Antonio Abate è un’altra giornata importante che segna un altro punto decisivo nella lotta contro le illegalità di ogni genere». «A chi, invece, in queste settimane ha vissuto i nostri stessi sentimenti di paura – ha concluso Ilaria Abagnale – chiedo di fare un passo avanti, di non indietreggiare, di denunciare, di avere fiducia nelle Forze dell’Ordine e nella Magistratura: lo Stato c’è ed è sempre accanto a chi denuncia. E la risposta è decisa, severa e immediata».
martedì, 30 Luglio 2024 - 10:01
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