Bronchiolite, pasticcio del Governo: nega al Sud il vaccino gratis, poi fa dietrofront. Le proteste: «È antipasto di Autonomia»


Uno scivolone. Pericoloso. Che agita il Sud e fa accendere le sirene sull’autonomia differenziata anche nei comuni, nelle città dove il voto ha premiato il centrodestra autore di questa legge. Con una nota inviata giovedì pomeriggio, 18 settembre, il direttore generale del dipartimento del farmaco Americo Cicchetti ha imposto lo stop della campagna vaccinale di Nirsevimab (un nuovo anticorpo monoclonale, che ha dimostrato di prevenire il 90% delle ospedalizzazioni) nelle regioni in piano di rientro o sottoposte al controllo della spesa. Risultato: con questa direttiva si rischiava di impedire che tutti i bambini di Campania, Lazio, Puglia, Calabria, Molise, Sicilia e Abruzzo riuscissero ad avere accesso gratuito ad un farmaco necessario in caso di bronchioliti e polmoniti, per combattere le malattie da Virus respiratorio sinciziale (VRS). Malattie che, per inciso, provocano ogni anno 33 milioni di infezioni a livello mondiale, 3.6 milioni di ospedalizzazioni e 100.000 morti tra i bambini.

Non appena il dato è divenuto pubblico, è scoppiato il putiferio. Non solo politico. Hanno iniziato a ribellarsi i medici e sarebbe stata solo questione di giorni prima che le famiglie facessero sentire la loro voce. Nel Governo devono essersi resi conto di averla fatta grossa e così sono corsi ai ripari. Con una nuova circolare alle Regioni si è fatta una precisione: «È nostra intenzione – assicura Maria Rosaria Campitiello, capo dipartimento della Prevenzione del ministero della Salute – rafforzare le strategie di prevenzione e immunizzazione universale a tutela dei bambini su tutto il territorio nazionale, garantendo a tutte le Regioni la somministrazione dell’anticorpo monoclonale senza oneri per i pazienti». Il dietrofront però non ha spento le polemiche. «Non è plausibile che ancora dividiamo la possibilità di cura tra regioni ricche e regioni povere. È una cosa incredibile», ha osservato De Luca. Quel che è certo è che il caso vaccino per prevenire bronchioliti sta fornendo nuove argomentazioni, e una presa decisamente più forte sui cittadini, per contestare l’autonomia differenziata, che, una volta in vigore, farà sentire il suo peso soprattutto nel campo della sanità. «La vicenda del vaccino contro la bronchiolite, al netto della precipitosa retromarcia del ministero, non è solo un gravissimo esempio dell’inadeguatezza del governo nell’affrontare i problemi della sanità: prefigura il funzionamento concreto dell’autonomia differenziata – ha detto Davide Faraone, capogruppo di Italia viva alla Camera – Il virus sinciziale rappresenta una seria minaccia per i circa 400mila bambini nati in Italia: in media causa ogni anno 16 decessi, 15mila ricoveri e 216.000 casi. Davanti a questi numeri, che cosa ha fatto il ministero? Si è limitato ad applicare una brutale e irresponsabile logica contabile e ha deciso di bloccare la distribuzione dei vaccini nelle regioni in piano di rientro, che sono quasi tutte del Sud. Questo, proprio alla soglia dell’autunno, periodo in cui i casi di bronchiolite fanno registrare un’impennata. In altre parole, per il governo i bilanci sono più importanti della salute dei bambini meridionali. Se ci pensiamo bene, non si tratta che dei principi attorno a cui è stata costruita l’autonomia differenziata. Questa volta il governo e’ tornato indietro. Ma senza l’abolizione della riforma casi come quelli del vaccino sinciziale diventeranno la norma».

Su questa linea anche Azione, che presenterà un’interrogazione parlamentare «per chiedere giustizia e uguali diritti per tutti i neonati. La salute è un diritto fondamentale, non una questione di bilancio regionale». «Siamo davanti a un tragico antipasto di autonomia differenziata – scrivono in una nota i parlamentari del Movimento cinque stelle delle commissioni Affari sociali di Camera e Senato -. Uno scorcio su un drammatico futuro nel quale solo chi vivrà in una regione ricca potrà curarsi, nel quale il Paese sarà spaccato tra chi ha i soldi per accedere a visite ed esami e chi dovrà rinunciarvi, nel quale il diritto alla Salute dei cittadini sarà sacrificato sull’altare delle bandierine ideologiche di questo governo di finti patrioti. Sappiamo che su questo argomento, purtroppo, non vedremo retromarce, ma contro questa follia ci siamo già battuti e continueremo a farlo in ogni sede possibile».

Protesta anche il segretario generale Cgil Napoli e Campania, Nicola Ricci: «Come volevasi dimostrare: secondo il Governo il diritto alla salute e alle cure per i cittadini italiani avverrà in base alla residenza e alle risorse che la Regione di riferimento potrà permettersi. È scandalosa la presa di posizione del ministero della Salute sul vaccino negato in pediatria alle regioni del Sud, al pari del dietrofront dopo le proteste». «Non c’è solo – sostiene il segretario generale – la rappresentazione realistica di cosa potrebbe accadere con l’autonomia Differenziata, ma l’altro vero tema è che il Governo non vuole fare chiarezza né sui Lea né sui Lep. La dimensione pubblica della Sanità nel nostro Paese deve essere difesa e sorretta da risorse dirette dal Pil e interventi che non abbiamo nella spesa storica, e in altri indicatori, i vincoli che spingono i diritti sociali e di salute sulla strada delle diseguaglianze. Così come non osiamo immaginare che anche le campagne vaccinali eccezionali possano essere affidate a una sanità privata. Giorno dopo giorno, – conclude Ricci – il Governo registra sempre di più segnali di arretramento politici e democratici che contrasteremo in ogni forma e azione».

sabato, 21 Settembre 2024 - 08:01
© RIPRODUZIONE RISERVATA