Appalti truccati, arrestati il sindaco di Capaccio Alfieri (Pd) e altri 5. Il “re delle fritture” è fedelissimo di De Luca

Alfieri franco pd
Franco Alfieri
di Laura Nazzari

L’attuale sindaco di Capaccio Paestum e presidente della Provincia di Salerno, Franco Alfieri, è stato arrestato e trasferito in carcere in esecuzione di una ordinanza di custodia cautelare su presunte irregolarità nell’affidamento di alcune gare d’appalto bandite dall’ente municipale.

Oltre ad Alfieri sono state arrestate altre cinque persone, nei confronti delle quali è scattata la misura custodiale degli arresti domiciliari: si tratta di Vittorio De Rosa ed Alfonso D’Auria, rispettivamente legale rappresentante e procuratore speciale della Dervit spa; la sorella del sindaco, Elvira Alfieri, legale rappresentante della Alfieri impianti srl; Andrea Campanile, dipendente del comune di Capaccio e facente parte dello staff del sindaco; Carmine Greco, responsabile tecnico del comune di Capaccio nonché Rup dei procedimenti oggetto di contestazione da parte della procura. A vario titolo sono contestati i reati di turbata libertà degli incanti e corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio. Le misure, richieste dalla procura di Salerno (guidata dal procuratore Giuseppe Borrelli), sono state eseguite dai militari del Comando provinciale della Guardia di finanza di Salerno che, contestualmente, hanno proceduto al sequestro, nella forma diretta e per equivalente, di un ammontare superiore ai 543 mila euro.

Al centro delle indagini ci sono due procedure di affidamento di lavori: quella relativa all’“intervento di adeguamento, ampliamento e efficientemente energetico dell’impianto di pubblica illuminazione comunale e quella relativa ai lavori di adeguamento e riqualificazione energetica della pubblica illuminazione stradale del comune, con corpi illuminanti a led e sistemi automatici di regolazione, telecontrollo e telegestione del flusso luminoso. Entrambe le gare erano state bandite dal Comune di Capaccio Paestum e aggiudicate alla Dervit spa. A sostegno dell’impostazione accusatoria vi sono intercettazioni e gli esiti della documentazione, anche informatica, acquisita nel corso di perquisizioni svoltesi il 30 gennaio 2024, molto tempo prima dell’ufficiale indizione delle gare d’appalto incriminate.

CHI È ALFIERI
Politico locale di lungo corso, esponente del Partito democratico ma soprattutto fedelissimo del presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca: Franco Alfieri, avvocato 59enne, è stato sindaco di tre comuni diversi nel Salernitano: Torchiara, Agropoli e Capaccio Paestum. In quest’ultimo comune è stato eletto sindaco nella tornata elettorale di giugno 2019, e la sua elezione è stata festeggiata con una corteo di ben cinque ambulanze che, a sirene spiegate, hanno attraversato alcune strade della cittadina per poi sostare per qualche minuto davanti al comitato elettorale di Alfieri. Quelle ambulanze appartenevano ad una società di Roberto Squecco, un imprenditore della zona che la Cassazione giudicò come organico al clan camorristico Marandino, condannandolo con sentenza definitiva per tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso. Sull’episodio la procura di Salerno aprì una inchiesta. Ma Alfieri è divenuto “famoso” per le frasi che il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca pronunciò il 15 novembre 2016 in occasione di un incontro con alcune centinaia di amministratori locali in un hotel di Napoli, per raccomandare loro l’impegno nella campagna referendaria sulla riforma costituzionale voluta dall’allora premier Matteo Renzi. De Luca elogiò la capacità di Alfieri di raccogliere consensi sul territorio: «Ecco, l’impegno di Alfieri sarà di portare a votare la metà dei suoi concittadini, 4mila persone su 8mila. Li voglio vedere in blocco, armati, con le bandiere andare alle urne a votare il ‘Sì’. Franco, vedi tu come devi fare, offri una frittura di pesce, portali sulle barche, sugli yacht, fai come vuoi tu, ma non venire qui con un voto in meno di quelli che hai promesso». Inevitabile lo scalpore suscitato dalla frase, che portò all’apertura di una inchiesta per istigazione al voto di scambio, poi archiviata. Il tutto un anno dopo fu così commentato dallo stesso governatore: «L’anno scorso feci una battutaccia che ha riempito le pagine dei giornali. Non c’era entusiasmo quella sera nella campagna referendaria e vidi seduto in prima fila il mio amico sindaco di Agropoli: tra amici ci sfottevamo, gli dissi vecchio marpione clientelare portali al ristorante, offri una frittura. Scatta l’indagine per voto di scambio, questo è un Paese in cui dobbiamo riaprire i manicom». Da quel giorno Alfieri è stato ribattezzato “il re delle fritture”.

LE SINGOLE POSIZIONI

Secondo l’accusa, gli indagati avrebbero – a vario titolo – «turbato con collusioni ed altri mezzi fraudolenti le procedure negoziate volte ad affidare le commesse pubbliche, al fine di garantire alla Dervit l’aggiudicazione dei lavori». La procura sospetta che Campanile e D’Auria, «operando il primo in nome e per conto di Franco Alfieri e il secondo in nome e per conto di Vittorio De Rosa, legale rappresentante della Dervit, avevano concordato le strade da inserire nel progetto esecutivo concernente le future gare, i tempi e i costi dei singoli interventi, nonché ogni altro dettaglio tecnico concernente i futuri lavori, dando per certo che sarebbe stata la Dervit ad aggiudicarsi gli appalti». Inoltre la Dervit, dopo il perfezionamento degli accordi, avrebbe provveduto, attraverso sue propaggini organizzative, alla materiale redazione degli atti delle due procedure.

La procura contesta anche “manovre” per far apparire lecite le gare in questione. Carmine Greco, operando sempre su mandato del sindaco a parere dei magistrati, «si era adoperato per invitare a partecipare alle procedure negoziate ditte compiacenti o non aventi i requisiti per aggiudicarsi le gare, in modo tale da rendere blindata l’aggiudicazione alla Dervit». Ma non è tutto. Sempre Greco – è la tesi degli inquirenti – avrebbe conferito un incarico, in una delle due procedure, a un professionista esterno affinché questi firmasse gli atti materialmente redatti dalla Dervit. Inoltre Greco si sarebbe assunto la paternità di un elaborato al quale il formale autore era rimasto estraneo: in cambio avrebbe chiesto il pagamento di 70mila euro, somma poi non corrisposta. In altra procedura Greco si sarebbe personalmente assunto la paternità di atti predisposti dalla società che si sarebbe aggiudicata l’appalto.

Ulteriore profilo di illegittimità della aggiudicazione è stato individuato nel ricorso ad una procedura di gara aggiudicata con un ribasso rispetto al prezzo a base d’asta di circa il 17% nella prima gara e di circa il 5% nella seconda gara, benché la Dervit, peraltro in Ati con altra impresa, fosse già stata incaricata della manutenzione ordinaria e straordinaria dell’impianto di illuminazione del comune di Capaccio con contratto di cessione che prevedeva che qualsiasi intervento, anche innovativo, sull’impianto di illuminazione stesso, dovesse essere svolto dall’Ati, con un ribasso pari al 33%.
Con riferimento al secondo appalto, inoltre, l’aggiudicazione alla Dervit «è stata effettuata – si legge in una nota stampa a firma del procuratore Giuseppe Borrelli – in violazione del principio di rotazione nell’affidamento delle commesse pubbliche previsto dal nuovo codice degli appalti». Inoltre al fine di ottenere dalla Regione Campania il finanziamento dell’intervento della seconda gara, il comune di Capaccio – con dichiarazione a firma del sindaco Alfieri – «aveva falsamente dichiarato che il locale impianto di illuminazione era gestito da una società in house laddove, viceversa, la gestione dello stesso era stata attribuita in concessione all’Ati». Tuttavia l’erogazione del finanziamento fu sospeso, e il Comune di Capaccio – su indicazione del sindaco – approvò una perizia di variante, per un valore netto di 160.692,26 euro, per garantire alla Dervit i pagamenti.

Per sdebitarsi degli appalti ricevuti la Dervit avrebbe concesso alla Alfieri impianti, società legalmente rappresentata dalla sorella del sindaco, parte dei lavori (in subappalto e sub-affidamento), svolti a Battipaglia. La Dervit si era aggiudicata questi lavori con una terza gara bandita dal Comune di Capaccio che non è oggetto di contestazioni: valore dei lavori oltre un milione di euro.

giovedì, 3 Ottobre 2024 - 10:24
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