Ercolano, inchiesta sull’immobile-fabbrica di fuochi: si indaga per caporalato. La sorella delle gemelle accusa titolare casa

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Da sinistra le gemelle Aurora e Sara Esposito, e Samuel Tofciu
di Manuela Galletta

Si indaga anche per caporalato rispetto alla tragica morte del 18enne Samuel Tafciu e delle gemelle 26enni Aurora e Sara Esposito avvenuta sabato scorso a Ercolano nell’esplosione di un immobile adibito a fabbrica-deposito abusiva di fuochi d’artificio. Si indaga per caporalato e si stringe l’obiettivo sul 38enne P.P., cui è riconducibile l’immobile saltato in aria che è formalmente intestato alla figlia 13enne. Contro di lui ha puntato l’indice la sorella maggiore di Aurora e Sara Esposito, disintegrando il muro di paura e di silenzio che nelle prime ore del dramma sembrava si fosse eretto a difesa dell’uomo. In un’intervista rilasciata a Francesca Mari de “Il Mattino”, Giusy Esposito ha sottolineato due passaggi vitali per le indagini: è stato P.P. a reclutare Aurora e Sara Esposito, ed è stato P.P. a coinvolgere già mesi fa nel confezionamento di fuochi d’artificio. Parole pesanti come macigno che legano il 38enne all’esplosione dell’immobile in via Contrada Patacca, e vanno subito a vanificare eventuali tentativi dell’uomo di assumere di non sapere cosa accadesse nell’appartamento per averlo affittato, magari a nero, a terze persone.

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Con coraggio, Giusy Esposito ha spiegato a “Il Mattino” che il 38enne P.P. era entrato in contatto con la madre delle due gemelle, prospettando la possibilità di guadagno con il confezionamento di botti. Un’attività che inizialmente le due sorelle hanno svolto in casa, a Marigliano, dove abitavano con la madre. E, a sentire Giusy, questo “lavoro”, a nero, senza competenze e senza adeguate protezioni, è cominciato mesi fa. Poi la cosa si sarebbe fatta più seria, e le due ragazze sarebbero state chiamate a spostarsi nell’immobile in Contrada Patacca. Quindi, non è vero che il giorno della tragedia sarebbe stato il primo giorno di lavoro delle tre giovani vittime. Ma vi è di più: grazie ad alcuni elementi acquisiti dagli inquirenti, sono emersi anche particolari sulle somme di denaro promesse ai giovani. A Samuel Tafciu, che lascia una compagna di 17 anni e una bimba di 4 mesi, erano stati promessi 250 euro a settimana; mentre a ciascuna delle due gemelle erano stati promessi 150 euro. Una “paga” da fame, che i tre giovani hanno accettato trovandosi in difficoltà economiche.

In tutti i casi P.P. sarebbe stato il “reclutatore”, ma gli inquirenti sospettano che non abbiano fatto tutto da solo. La pista è quella di un business di fuochi d’artificio con più ramificazioni del quale, in questo caso P.P. sarebbe stato il “perno” centrale avendo messo a disposizione l’immobile ed essendosi preoccupato di trovare la manodopera. Ma poi c’è il filone della provenienza del materiale pirotecnico da confezionare e il filone relativo ai canali della vendita. Le indagini sull’esplosione a Ercolano sono dunque destinate ad aprirsi a ventaglio. Per ora P.P. è indagato a piede libero per disastro colposo e omicidio colposo plurimo, ma gli inquirenti stanno vagliando anche la detenzione di materiale esplodente nonché la morte in conseguenza di altro reato riferita proprio alla polvera pirica, nonché il caporalato.

venerdì, 22 Novembre 2024 - 14:23
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