Il caso Bari e i Tribunali che fanno paura, Minisci: «La strage di Milano non ha insegnato nulla. Ora basta»

Francesco Minisci, presidente dell'Associazione nazionale magistrati
di Manuela Galletta

«Quanto sta accadendo a Bari è surreale. E non è pensabile andare avanti così. Basta annunci, promesse, tentennamenti. Occorre un intervento risolutivo, perché a Bari i cittadini che chiedono Giustizia, che aspettano Giustizia stanno subendo un danno altissimo».
Francesco Minisci, presidente dell’Associazione nazionale magistrati, è arrabbiato. Da venti giorni (con oggi) a Bari la Giustizia (penale) viene amministrata, alla meno peggio, nelle tende. Le udienze non urgenti vengono rinviate a novembre, con la prescrizione che corre veloce e minaccia di divorare anni di indagini e di lavoro di magistrati e forze dell’ordine. Ieri, poi, la vergognosa pagina di un’emergenza annunciata ha toccato il suo apice, con le tende allagate dal temporale e la pioggia che si è infiltrata sin dentro il Palagiustizia dichiarato inagibile arrivando a bagnare pc, server e fascicoli.

Dottor Minisci, a Bari si sta consumando una pagina indecorosa che è diventata il termometro della disattenzione che negli anni la politica, senza distinzioni di schieramento, ha riservato ai grandi temi della Giustizia.
«Come dimostra il caso di Bari c’è stato un tema su tutti che è stato sottovalutato: quello della sicurezza dei Palazzi di Giustizia. A Bari si è rischiata una strage. Il Palagiustizia è stato dichiarato inagibile poche settimane fa, ma è da diversi anni che vengono inoltrate segnalazioni sull’insicurezza della struttura. Lì ci lavorano 600 persone tutti i giorni, alle quali si aggiunge un bacino di utenza di circa 400 persone. Sarebbero potute morire mille persone».

Questione sicurezza degli edifici. Anche da Messina, nelle scorse settimane, si è levato un grido di allarme.
«I casi di strutture inadeguate sono numerosi. E ci sono in tutta Italia. Negli ultimi 3-4 mesi solo a Roma si sono verificati tre incidenti ai danni di due colleghe e di un operatore all’interno di altrettanti ascensori, in procura, in Tribunale e in Cassazione. E in tutti e tre i casi le persone coinvolte hanno riportato delle lesioni. Questi episodi non possono più essere sottovalutati. Occorre un adeguamento delle strutture perché non sono sicure»

Il tema della sicurezza negli edifici giudiziari non riguarda solo la tenuta strutturale degli edifici, ma anche quello di tutela di chi lavora. Pensiamo a quanto accaduto nel 2015 con la strage in Tribunale a Milano. Chi lavora oggi nei Palazzi di Giustizia è tutelato? «Assolutamente no. Circa il 40% dei nostri uffici giudiziari non ha sistemi di vigilanza. E ne sono carenti soprattutto gli edifici del settore civile. Questo significa che può entrare chiunque. Purtroppo la strage di Milano non ha insegnato nulla. Di recente sono stati aggrediti magistrati a Bari, a Palermo, a Perugia».

Come si affrontano questi problemi?
«Prendendoli a cuore. Il che significa facendoli diventare delle priorità sulle quali intervenire. E per risolverli c’è bisogno di destinare risorse. Non è ammissibile questa costante sottovalutazione del problema. Perché poi si arriva ai casi di Milano e di Bari. E in un Paese civile è inconcepibile quello a cui stiamo assistendo»

Se da un lato è evidente la necessità di intervenire sul fronte della sicurezza, dall’altro lato è però vero che la politica, negli anni, ha sempre scelto di intervenire su altri temi di Giustizia, anche sulla scia dell’indignazione della popolazione dopo particolari fatti di cronaca. Gli interventi sul codice di procedura penale, ad esempio, sono stati numerosi. Anche il nuovo Governo sembra andare in questa direzione. Perché si predilige questa strategia?
«Il Legislatore ha sempre avuto un limite: una scarsa lungimiranza, una scarsa visione di insieme. Invece occorrerebbe affrontare la Giustizia non con slogan dettati da fatti di cronaca, da una contingenza. Questo tipo di interventi risolve l’emozione del momento, ma non risolve il tema. Oggi c’è bisogno di interventi che abbiano le gambe lunghe. C’è bisogno di lungimiranza»

Per il caso Bari, invece, di cosa c’è bisogno?
«Per Bari occorre un provvedimento di urgenza. Magistrati, avvocati e personale amministrativo non possono più stare nelle tende. Soprattutto c’è del personale amministrativo che sta ancora nel Palagiustizia. Devono andare via. E’ inammissibile. Sabato a Bari si terrà la riunione del Comitato direttivo centrale dell’Anm (36 magistrati, ndr). Questo per testimoniare tutta la nostra vicinanza a persone mortificate nelle loro funzioni. Non dobbiamo più recedere di un passo. Ripeto, quello che sta accadendo a Bari non è da Paese civile».

 

sabato, 16 Giugno 2018 - 13:10
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