Alla riunione tecnica convocata a Bruxelles su richiesta dell’Italia per fare il punto sulla questione immigrazione e per provare a venire incontro alle esigenze dello ‘Stivale’ si sono presentati solo 12 Stati su 28. Segno che più della metà dell’Europa non è interessata al tema migranti. O meglio, non vuole saperne di doversi dividere gli ‘ingressi’ nei propri territori dei disperati in fuga dall’orrore e diretti verso la terraferma più vicina, quella italiana appunto. E la riottosità a tendere una mano all’Italia arriva anche da quegli Stati che, almeno per formalità, si sono seduti al tavolo delle discussioni: gli sherpa hanno rifiutato di sottoscrivere una bozza di dichiarazione che era stata preparata dalla Commissione per una gestione comune degli sbarchi e della ripartizione dei 150 migranti della Diciotti e dare così seguito alle conclusioni del Consiglio europeo di giugno. Non meglio specificate ‘fonti’ citate da un’agenzia di stampa avrebbero affermato che «L’Italia è isolata» sottolineando che «i ricatti del governo hanno peggiorato il clima». Sembra più una suggestione che la verità. Ché la verità la racconta quanto sta accadendo in Spagna, la caritatevole Spagna che a seguito del braccio di ferro dell’Aquarius si decise ad accogliere i migranti a bordo della Ong cui Salvini dichiarò guerra. E’ notizia di ieri che la Spagna ha rimandato in Marocco i 116 migranti sub-sahariani che mercoledì sono riusciti a sfondare le barriere di separazione per fare il loro ingresso nell’enclave di Ceuta. Per i respingimenti applicati dopo solo 24 ore, e ribattezzati ‘express’ dai media spagnoli, il governo di Sanchez ha fatto ricorso a un accordo firmato nel 1992 con il Marocco. L’intesa prevede l’espulsione in meno di 10 giorni dei cittadini di Paesi terzi entrati illegalmente nel territorio spagnolo dal Paese magrebino, fino ad oggi però applicata in rarissime occasioni per la resistenza di Rabat a riaccoglierli.
La chiusura ai migranti, dunque, non è solo una linea politica italiana, benché ad ascoltare la voce delle opposizioni del Governo Salvini sembri esattamente il contrario. E il ministro dell’Interno, ieri, non ha perso occasione per sottolineare le critiche a senso unico che lo investono: «Se lo fa la Spagna va bene, ma se lo propongo io allora sono razzista, fascista e disumano», ha scritto su Facebook. Critiche a parte, il problema resta. E la Diciotti resta bloccata nel porto di Catania col suo carico di 150 disperati a bordo. Uscire dall’impasse è cosa complicata, in Europa si sta giocando una guerra di nervi e di resistenza. Salvini, dal canto suo, non è intenzionato a mollare. Né tantomeno è uno di quelli che si lascia impietosire: i migranti avevano dapprima annunciato lo sciopero della fame, salvo poi – dopo diverse ore – revocarlo. Ebbene in quel delicato lasso di tempo che sembrava annunciare catastrofiche rivolte a bordo della Diciotti, Salvini ha twittato: «In sciopero della fame? Facciano come credono, io non cambio idea», sciorinando poi un pensiero populista assai sulla sua assenza di pietas e dalla sicura ‘presa’. «In Italia (dati Istat 2017), vivono 5 milioni di persone in povertà assoluta, fra cui 1,2 milioni di bambini che lo sciopero della fame lo fanno tutti i giorni, nel silenzio di buonisti, giornalisti e compagni vari. Per me vengono prima gli italiani, poi gli altri. Qualche giudice vuole arrestarmi per questo? Nessun problema, lo aspetto». Dunque, Salvini tira dritto per la sua strada. «Io vado avanti, alla faccia dei buonisti e radical chic di sinistra. #stopinvasione», scrive coi suoi soli toni intransigenti. Luigi Di Maio, con una dichiarazione di una durezza a lui poco consona, gli ha già prestato il fianco nella giornata di giovedì, finendo con l’aprire una ‘guerra’ interna al Movimento Cinque Stelle. E ieri sono arrivate anche le dichiarazioni del premier Giuseppe Conte, sempre a mezzo Facebook, che il ‘Governo del cambiamento’ ha istituzionalizzo la comunicazione via social snobbando i tradizionali canali di informazione costretti a ‘copiare’ i post. «L’Italia ne trarrà le conseguenze – avverte – e, d’ora in poi, si farà carico di eliminare questa discrasia» che c’è «tra parole e fatti, che trascolora in ipocrisia – accusa Conte – perseguendo un quadro coerente e determinato d’azione per tutte le questioni che sarà chiamata ad affrontare in Europa». Quale sarà la contromossa dell’Italia non è dato saperlo. Di sicuro non ci sarà una fuga dell’Italia dall’Europa come è avvenuto in Inghilterra. Nella mattina di ieri, quando lo strappo con gli altri Stati non s’era ancora formalmente consumato, Luigi Di Maio ha escluso in modo categorico una ‘Italexit’ ribandendo invece la posizione di fermezza sui migranti. «L’Italia non sta dicendo che non vuole fare la sua parte, ma non vogliamo essere presi in giro – ha detto Di Maio – Che segnale diamo abbassando la testa? Significa farsi mettere i piedi in testa. I cittadini ci chiedono di far rispettare l’Italia». E sulla Diciotti ci sono ancora 150 migranti bloccati. (Questo è uno degli l’approfondimenti sul caso della ‘Diciotti’ tratto dall’edizione odierna del quotidiano digitale di Giustizia News24, il nuovo quotidiano indipendente – non finanziato da terzi – che si legge da cellulare, tablet e pc e che mette al centro dell’informazione del quotidiano gli approfondimenti e le storie sui fatti più importanti di politica ma soprattutto sulla Giustizia. Per leggere tutti i servizi di approfondimento basta accedere alla sezione ‘Sfoglia il Quotidiano’)
sabato, 25 Agosto 2018 - 08:00
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