«Sono nero e devo morire?». Ossuele Gnegne, 28enne originario della Costa d’Avorio e da 10 anni in Italia, mostra in foto il braccio destro appena ingessato all’ospedale ‘San Giovanni di Dio’: ha riportato la frattura dell’ulna. Alle prime luci dell’alba di ieri, nel comune di Arzano (in provincia di Napoli), è stato vittima di una brutale aggressione mentre passeggiava per strada: quattro ragazzi (2 hanno 18 anni, gli altri sono un 21enne e un 24enne) l’hanno investito con l’auto e poi, una volta scesi dalla macchina, l’hanno aggredito a schiaffi e usando il perno di un cric.
E’ fortunato ad essere vivo. E’ fortunato ad essersela cavata con un braccio rotto. «Ero in bici, mi stavo recando alla palestra dove lavoro, quando una macchina mi ha investito. Poi sono scesi dalla vettura, credevo volessero aiutarmi», dice. Invece il seguito di questa storia che Ossuele Gnegne racconta col terrore negli occhi sa di violenza e razzismo. «Erano armati di bastoni, spranghe, sassi – prosegue il 28enne, perfettamente inserito nella comunità e con un contratto di lavoro in regola – Io gli ho chiesto: ‘Cosa ho fatto?’. E lo mi hanno detto: ‘Vogliamo ucciderti’. Ho pensato che sarei morto». Ossuele Gnegne viene così colpito. Ripetutamente. Fino a quando riesce a scappare, si infila nel cortile di una scuola e scivola sotto una macchina per trovare riparo e da lì chiama i carabinieri col cellulare.
«Mentre mi colpivano hai pensato a mia moglie, lei mi ha dato la forza di scappare», ricorda il 28enne. Gli aggressori sono stati tutti identificati. I militari dell’Arma della tenenza di Arzano sono intervenuti immediatamente e sono riusciti a bloccare i quattro aggressori: hanno perquisito la macchina e hanno ritrovato anche il perno del cric usato per l’aggressione. Indagini sono ancora in corso da parte dei carabinieri per capire cosa ha spinto i quattro ad aggredire il 28enne. Ma Ossuele Gnegne è certo di essere stato vittima del ‘branco’ solo per il colore della sua pelle. «Non pensavo di poter incontrare ancora persone così, a lavoro, nel mio quartiere svolgo una vita “normale” e tutti mi rispettano e mi vogliono bene – conclude Ossuele Gnegne – Sono stato fortunato; ho lividi, contusioni, un braccio spezzato, ma tutto questo passerà. Ciò che non passerà è il colore della mia pelle, che in questo mondo crea problemi. Solo perché sono nero devo morire?».
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venerdì, 1 Febbraio 2019 - 13:52
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