Da omicidio colposo a omicidio volontario: è il cambio di imputazione che sta valutando la procura di Vercelli nel procedimento a carico dell’imprenditore svizzero Stephan Schmidheiny per i circa trecento casi di morte riconducibili all’amianto lavorato nello stabilimento di Casale Monferrato (Alessandria) dell’Eternit. La pratica era stata trasferita a Vercelli, su iniziativa di un giudice del tribunale di Torino, per ragioni di competenza territoriale.
Il procuratore generale, Francesco Saluzzo, ha deciso di affiancare un pm torinese ai colleghi vercellesi. Il procedimento è il prodotto di indagini svolte alcuni fa nel capoluogo piemontese. All’udienza preliminare il fascicolo venne diviso in tronconi diversi. A Napoli – città competente per la sede Eternit di Bagnoli – Schmidheiny è imputato di omicidio volontario per otto decessi: il processo è cominciato il 12 aprile. A Torino l’imprenditore risponde di due casi di omicidio colposo: per lui oggi il pm Gianfranco Colace, in sede di replica, ha ribadito la richiesta di condanna a 7 anni.
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martedì, 16 Aprile 2019 - 08:40
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